Parte 13

2 0 0
                                    

Era vestita tutta di nero anche se non c'era nessun funerale in lista. Falco mancava per via del lavoro anche se la realtà era che lei non aveva detto niente sulle sue intenzioni e si sentiva pronta per affrontare a testa alta Daniele. Sapeva che lui si era svegliato e adesso lei non poteva essere gradita pero non se ne fregava minimamente. Aveva bisogno di vederlo negli occhi per riuscire a capire, a chiedergli il perche lo aveva violentata e trattata come se fosse una nullità. Veramente lei meritava di essere trattata in quella maniera? Per tutto quel tempo aveva cercato di comportarsi bene con tutti, a rispettare tutti e anche se sembrava strano per via del suo carattere chiuso, aveva cercato di essere amorevole con chiunque la circondava. Eppure vedendo i risultati di tutto capiva che non ci era riuscita. Daniele lo aveva distrutta definitivamente e anche se cercava di andare avanti sapeva che quella era una macchia che non poteva eliminare cosi facilmente. 

L'ospedale era come sempre pieno di persone, di dottori che correvano da destra e sinistra e lei si sentiva una completa estranea in tutto quel colore bianco e azzurro e nei sorrisi delle infermiere che la facevano sentire umana. Sapeva a memoria la stanza, conosceva perfettamente il viso del medico che entrava e usciva e entro dentro senza chiedere permesso. Non ne aveva bisogno e non se ne fregava per niente per le regole assurde che avevano messo per tutelare i loro pazienti. Daniele era da solo, leggeva un giornale con in sfondo la tv che trasmetteva i soliti film noiosi. Non se ne era accorto della sua presenza oppure fingeva per non cadere troppo nel occhio. Elettra cammino fino ad averlo di fronte e con una forza che non pensava di avere gli levo il giornale dalle mani costringendolo cosi a guardarla. Daniele fece una smorfia appena la vide. Non era per niente sorpreso e al contrario sembrava intenzionato a sfidarla, ancora una volta in una guerra silenziosa che lei non desiderava. Per la prima volta aveva bisogno di esprimere tutto il suo malumore, la sua delusione e la rabbia, quella rabbia che gli donava la forza di poter vivere ancora per un po. 

-Sono qua per dirti che morirai! - disse calma gustandosi ogni secondo

Voleva che lui sapesse ogni dettaglio sulla vita che gli rimaneva, sugli giorni che gli erano concessi per combinare qualcosa di utile. E voleva guardarlo disperato, senza più voglia di vivere e sopratutto completamente arreso al proprio destino che per la prima volta si mostrava giusta. 

-Uscirai da questo ospedale e sarà come se tutta la tua vita continuasse normalmente. Potrai lavorare, uscire con i tuoi amici, giocare con Playstation. Penserai che forse tutto quello che sono venuta a dirti era solo una minaccia senza valore e ti tranquillizzerai, non ti preoccuperai più a pensare due volte prima di ferire qualcuno nuovamente e allora tutto ti sembrerà il paradiso. Pero in quel momento io sarò fuori la tua casa. Forse ti aspetterò e ti colpiro con la macchina e faro credere a tutti che era un incidente fatale. Forse entrerò dentro casa tua e ti legherò a letto e ti torturerò fino a farti perdere la vita oppure ti obbligherò a suicidarti, a morire da solo come un cane e solo allora, un secondo prima di morire penserai che la tua vita faceva schifo e che meritavi quella fine. 

Smise di parlare e senza neanche guardarlo nei occhi lascio la stanza. Aveva cambiato idea sul chiedere il perche di quei azioni perche semplicemente non esisteva un motivo. Lei poteva essere stronza, difficile da tenere vicino pero non meritava tutta quella violenza e solo adesso se ne rendeva conto. 

Daniele P.O.V

L'immagine di Elettra che entrava dentro la sua stanza, completamente vestita di nero e vendicativa non poteva essere la realtà. Segnava l'ora 11 e 37 quando aveva sentito la porta della stanza aprirsi e lui, non aveva alzato gli occhi dal giornale con l'idea che era una infermiera. Poi lo aveva vista quando lei con violenza gli aveva strappato dalle mani il giornale e senza lasciarli il tempo di parlare aveva cominciato lei. Lo aveva minacciato, elencato i possibili modi per morire e poi se ne era andata come se niente fosse. Non aveva chiesto niente, non sapeva neanche se poteva sopravvivere o meno eppure lei era venuta per dirgli che non importava niente della vendetta che aveva avuto. Perché cercava molto di più. Perché Elettra ormai era affamata di sangue e lui non poteva sottrarsi e cercare una soluzione se pensava che morire dalle mani di lei era legittimo. Non perche lo avesse violentata e picchiata bensì per averla trattata con cosi tanta superficialità, per aver pensato che lei non avesse fegato per riuscire a sottrarsi al proprio destino pero eccolo che si trovava in quel ospedale, aspettando un altra operazione che poteva dire molto di più sulla vita che la aspettava. Pero quella immagine di Elettra doveva essere per forza un gioco che il cervello gli stava facendo. 

Lei non aveva quel tipo di coraggio, non ne era capace di entrare in ospedale e rompere le regole. Lei era la ragazza tranquilla che non importava quanto male gli facessero, era sempre buona e gentile con tutti. La ragazza che lui aveva violentato per il proprio ego maschile senza mai pentirsi. Perché in fondo e ciò che gli uomini fanno, che gli uomini desiderano e vogliono conquistare anche quando il rifiuto e forte. E lui non se ne fregava del rifiuto, non gli importava se lei era ferita e delusa perché finalmente poteva dire che anche lui, Daniele, era uguale a tutti i altri. E poi non era lui l'unico responsabile. 

Ricordava bene il giorno che Falco si era presentato davanti a lui offrendogli del denaro se solo convinceva Elettra a fare la escort per una notte. Ricordava l'entusiasmo nel avere anche lui una parte di lei solo per se, nel sapere di poterla ricattare per fargli fare tutto ciò che lui desiderava. E lui aveva accettato l'offerta di Falco per poterla avere anche lui, per poter fare di lei tutto ciò che desiderava nascondendosi nel ruolo del tutore o del uomo padrone che doveva controllare ogni cosa e renderla perfetta nei occhi dei clienti. Perche anche se il patto era solo per un notte lui sapeva che non poteva accontentarsi con cosi poco. Che il suo desiderio e la fame per i soldi si potevano spingere fino al punto di volerla vedere con vari clienti, sempre diversi e con fantasie sessuali delle più strane fino a che non si stancava anche di quella nuova avventura. Perche Elettra era il suo gioco, la sua bambola vivente che dopo il primo "si" non aveva più il diritto di cambiare idea e cosi tutto diventava più facile e bello per lui che voleva essere l'unico padrone. E adesso non importava se lei lo avesse accoltellato, se aveva cercato di vederlo morto. Adesso lui era ancora più affamato di lei per vendetta, molto più deciso nel distruggere la sua vita. Non sapeva se Elettra era solo una sua immaginazione o meno pero sapeva che da ora in poi non gli importava più di niente. Aveva le sue foto erotiche, sapeva delle sue notate da prostituta e allora niente importava. Lei avrebbe pagato per ogni accoltellata che aveva osato dargli e lui sarebbe stato fiero nel renderla definitivamente una sua vittima. 

Le regole del gioco gli decideva lui e non aveva intenzione di fermarsi solo perche una bambina capricciosa voleva minacciarlo quando lui non era in grado di muoversi.

Il Peccato Che Ci Unisce...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora