Daniele era sdraiato sul suo letto, attento a contare i soldi e lei fumava la sigaretta in silenzio, osservandolo. Cercava di non fare neanche il minimo rumore anche se respirava ad malapena. Il corpo ancora una volta era coperto di lividi pero questa volta si sentiva colpevole. Questa volta voleva essere lei la colpevole. Dopo che Falco se ne era andato lei aveva passato tutto il pomeriggio cercando di rendersi carina e di coprire quei segni terribili che lei stessa si era causata. Non sapeva il perche pero se la sentiva che doveva essere cosi. Aveva aspettato Daniele paziente, seduta in una poltrona comprata qualche anno fa ad basso prezzo e appena lui era entrato in quella porta aveva fatto di tutto per farlo arrabbiare. Daniele era un ragazzo abbastanza silenzioso pero quando le cose si mettevano male allora si trasformava facendo vedere la vera natura. E lei lo aveva visto quella natura giorni prima e allora appena lui era entrato si era alzata in piedi e aveva cercato di rifiutarsi. No, non solo cercato. Aveva combattuto con tutte le forze contro di lui senza pero riuscire nel suo intento. La forza di Daniele aveva vinto ancora una volta e cosi si era trovata ancora con il corpo pieno di lividi, costretta a sorridere davanti a lui.
-E meglio che tu torna ad lavorare prima che iniziano a preoccuparsi di più - disse in un attimo lui -e forse e anche meglio che tu impara ad obbedire se non vuoi finire buttata in qualche cassonetto della spazzatura.
Elettra la osservo terrorizzata. Qualcosa in quel sguardo di ghiaccio gli diceva che quelle parole non erano solo per spaventarla. Lui gli pensava realmente e lei aveva paura. In ogni caso di omicidio il carnefice si trova più di una volta ad avvertire la vittima sulle proprie intenzioni anche se purtroppo la vittima non e in grado di scappare. E lei una vittima non voleva essere. Non di nuovo! Un sorriso illumino il volto di Daniele che sembrava cibarsi di ogni sua espressione facciale. Godeva con la sua sofferenza e anche se sembrava strano odiava il fatto che lei non urlasse, che non piangesse quando usava tuta la forza che aveva per riuscire ad dominarla. Pero Elettra non riusciva quasi mai ad esprimere il dolore e cosi si trovava a dover fare i conti con la rabbia folle di Daniele che adesso la considerava un suo oggetto.
-Mi piace farti del male! Svegli in me una parte che vuole costantemente infliggerti il dolore, che pensa che tu lo merita. Vieni qua! - ordino
Elettra si alzo lentamente. Le gambe gli tremavano pero doveva riuscire ad camminare verso di lui prima che lui decidesse di fargli ancora più male. Anche se voleva liberarsi completamente di lui. Voleva avere fra le mani un coltello per riuscire ad vederlo morto al interno della sua casa, forse solo ferito cosi potesse pregarlo per pietà. E lei non si sarebbe fermata. Lei avrebbe continuato ad accoltellarlo fino a sporcarsi completamente dal suo sangue. Forse era così che era composta la follia. Forse in quel istante capiva di volere essere libera per sempre da quel brutto sentimento che la affogava senza lasciare tracce. Doveva liberarsi da lui e da tutto quel schifo che la circondava in quei ultimi giorni. Si avvicino a Daniele afferrando il primo oggetto che aveva al fianco. La sua casa, fortunatamente, era habitat di una persona come lei che conviveva per tutto il tempo con la sua parte più animalesca. Ecco perche riusciva sempre ad sopravvivere. Elettra che conosceva doveva iniziare a reagire e mostrare che lei era qualcuno, che lei sapeva come farsi valere e che era forte, estremamente forte. Il metallo che aveva per le mani era abbastanza da far stordire un essere umano. Camino verso di lui e senza lasciargli il tempo di capire la colpi violentemente per svariate volte.
Era come se per l'ennesima volta Elettra stava guardando tutto al di fuori dal suo corpo. Daniele completamente senza sensi, nel suo letto coperto di sangue. I suoi occhi completamente al in fuori, i capelli disordinati e lei nuda che tremava da tutta quella carica di adrenalina. Voleva riuscire a fermare quella parte di se, fermare Elettra che non riusciva a definirsi una persona normale. La porta busso facendola sobbalzare dalla paura. Non aspettava nessuno o almeno era cosi che sapeva. La voce di Falco pero la fece rendere conto che tutto quello che era successo non era normale. Nel suo letto si trovava una persona sanguinante, lei era nuda e piena di ferite e di fuori c'era l'uomo che non aveva permesso che lei si suicidasse. Cosa doveva fare? Una idea era non aprire la porta e sperare che lui molto presto se ne sarebbe andato. E l'altra opzione era aprire la porta e lasciare che Falco vedesse tutto con il rischio di essere per sempre lasciata al interno di quel loop.
-Elettra se non apri giuro che chiamo la polizia!
La voce era reale e per niente frutto della sua malata immaginazione. Corse verso la porta e apri senza pensarci due volte. Non fregava niente se era nuda di fronte a lui, se i segni erano cosi visibili da poter far vedere tutte le sue debolezze. Importante era che tutto ciò che succedeva rimaneva al interno di quella casa, lontano da occhi indiscreti. Falco entro della la casa facendola indietreggiare e chiudendo la porta alla sue spalle. Perché era la? Solo in quel istante riusciva a vedere in lui qualcosa di nuovo, una parte che non pensava di aver mai visto in un altro uomo. Forse era veramente tanto folle da poter confessare tutto a quest'uomo. No, non forse, lo era realmente. Prima di parlare riuscì soltanto a fare un respiro profondo e sapere che in quel momento poteva succedere di tutto.
-Non volevo fargli del male! - comincio a dire - Solo che non volevo più fare quello che lui desiderava.
Falco aggrottò la fronte osservandola in cerca di risposte. Elettra si avvicino cosi tanto da poter sentire il suo profumo e solo allora prese la sua mano. Non sapeva niente di quello che stava per dire, non sapeva cosa la aspettava tra qualche minuto pero voleva dire tutto, svuotare il sacco e essere finalmente libera.
-Cosa e successo Elettra? - chiese senza neanche guardarla nei occhi - I segni che hai sul corpo sono fatti da lui?
-Si - affermo abbassando la testa - qualcosa dentro di me diceva che era giusto colpirlo, che dovevo liberarmi e allora lo ho fatto.
Falco si avvicino al letto senza dire niente. Osservo il corpo di Daniele come se fosse solo un uomo in più, una vittima crudele del destino senza pero mostrare nessun tipo di sentimento. Anche lui sembrava una persona vuota, folle e con una visione del mondo che poteva considerare perfetta. Solo dopo svariati secondi gli occhi di Falco si illuminarono.
-E ancora vivo! - disse
Ecco che Elettra senti il cuore battere forte da quelle parole. Non era una sua intenzione lasciarlo vivo. Non aveva mai provato a uccidere un altro essere umano eppure di fronte a Daniele aveva continuamente l'istinto di farlo di continuo, colpire e colpire senza farsi fermare da niente e nessuno. Falco non gli toglieva gli occhi di dosso. Conosceva bene quel tipo di sguardo. Era un sguardo tipico delle persone che in quel istante si trovano in bilico fra due scelte e adesso cercava solo una complice o meglio dire una alleata. E lei non si sarebbe di certo tirata indietro.
-Chiama l'ambulanza! - ordino a voce alta - Non ho intenzione di combattere contro un uomo mezzo morto. E vestiti! Non voglio che ti vedono cosi.
Elettra era disposto a fare tutto ciò che lui gli ordinava. Era completamente ammaliata dal tono di voce di quel uomo che si trovava a voler combattere contro un uomo che gli aveva fatto del male. Poteva mai esistere qualcosa di più romantico? Sicuramente si, pero per lei tutto ciò sembrava qualcosa di molto più grande di ciò che era. Esegui il suo ordino senza esitare. Chiamo l'ambulanza con voce sicura, dicendo il suo indirizzo e poi si vesti come Falco la ordino. Addosso aveva una tuta grigia comoda, una maglione un po scollato, delle scarpe di ginnastica e un cerchio sui capelli che lui aveva cercato di sistemarli come meglio poteva. E poi gli aveva dato un abbraccio. Un abbraccio cosi caldo che lei per la prima volta nella propria vita si senti apprezzata, valida negli occhi di qualcuno.
-Per chiunque ti chiede io e te siamo tornati dalla passeggiata e abbiamo trovato lui in questo stato. Dirai che hai toccato l'arma del delitto in cerca di salvarlo e hai chiamato subito l'ambulanza appena hai capito che era ancora vivo.
-Funzionerà? - chiese con la voce bassa
-Non ne ho la minima idea - confesso - so solo che quando uscirà dal ospedale sto tizio non avrà più il fegato di fare a qualcun altro quello che ha fatto a te. Gli faro pagare tutto!
Era la prima volta dopo tutti i mesi che avevano lavorato insieme che capitava di vederlo cosi incazzato. No, incazzato era dir poco. La parola giusta era: pieno di ira. Sembrava che tutto ormai girava intorno a Daniele sdraiato su quel letto, sanguinante come un maiale, e loro due che aspettavano Dio sapeva cosa. L'ambulanza doveva arrivare tra pochi minuti e allora loro due si sedettero vicino alla porta accanto a l'un-altro. Falco lo accolse fra le proprie braccia e lei si senti come una bambina piccola che riceve le caramelle da un adulto. Perche per lei erano cosi gli abbracci. Quando qualcuno gli donava amore allora lei diventava una bambina in cerca continua di persone che gli donassero di più, di ancora di più abbracci e baci. Una ragazza per la quale l'amore era un colpo di fortuna, un spettacolo raro che lei viveva poche volte. Ecco perche capitava di cadere nelle trappole che le persone come Daniele organizzavano per lei. Ed ecco perche lei ci cascava sempre senza mai ricordare il passato!
STAI LEGGENDO
Il Peccato Che Ci Unisce...
Mystery / Thriller"E arrivato il momento che tu diventi una moglie Elettra!" E lei, che aveva sempre immaginato la vita senza catene, trovava quelle parole fuori contesto, inutili e piene di veleno. La madre voleva per lei lo stesso identico futuro che caratterizzav...