Dopo quell'episodio Nishinoya e Jiyu erano diventati praticamente inseparabili: quando non erano a lezione o in campo, era quasi certo fossero insieme.
Il libero aveva trascorso i giorni seguenti all'aggressione a casa di Tanaka, dove la sorella aveva coperto magistralmente i lividi con del make up. Solo loro quattro conoscevano la verità.
Un tardo pomeriggio Azumane era a casa di Jiyu per studiare: anche se non ne sentiva davvero più il bisogno, ci si trovava bene. Quel giorno doveva svolgere degli esercizi abbastanza semplici, ma l'amica aveva deciso di complicare la cosa e farlo lavorare sulla concentrazione: mentre il ragazzo era seduto a terra, appoggiato al tavolino basso del salotto, lei era stesa sul divano dietro di lui e palleggiava.
Jiyu- Non sei autorizzato a girarti o parlarmi finché non hai finito. Se riesci a concentrarti nonostante il "richiamo della pallavolo", allora potrai farlo in qualunque situazione!-
Non era affatto semplice, ma Azumane sapeva di potercela fare: entrambi credevano in lui.
Aveva finito e stava per rileggere tutto, quando la palla rotolò accanto a lui.
Jiyu- Sai, Atsumane san, in verità... Questa non è veramente la mia prima volta con la pallavolo...-
Lui rimase immobile e in silenzio, in ascolto. Sapeva che stava per confidargli qualcosa di importante.
Jiyu- Ci provai la prima volta con un club che non aveva nulla a che fare con la scuola. Ero in prima elementare, ma non andò bene. Erano tutti più grandi di me, sia in età che in altezza, e mi prendevano in giro, anche perché ero l'unica a voler rispettare quello che diceva il coach. Pensavo: per giocare, devo rispettare le regole, altrimenti non funziona. A quanto pare, però, avevo torto. Alle medie si ripeté qualcosa di simile: non si giocava davvero a pallavolo né si faceva sul serio educazione fisica. Ma i miei compagni si divertivano a far scontrare i palloni contro di me, soprattutto contro la mia testa.-
Azumane era inorridito.
Jiyu- Atsumane san, non volevo rattristarti. Solo che con te mi ci trovo bene, come se ansia e paure sparissero in tua presenza. Ecco perché te l'ho raccontato.-
Azumane- E sono felice tu lo abbia fatto: tenersi certe cose dentro non è una buona idea... E anche io sono a mio agio con te: l'ansia c'è sempre, ma scende a livelli minimi.-
Si girò a guardarla e rimase a bocca aperta. La luce del sole al tramonto la illuminava in modo diverso dal solito: gli occhi, da neri, erano diventati di un marrone caldo e intenso, mentre i capelli avevano assunto abbondanti riflessi color rame.
Azumane- Wow.-
Lei rise.
Azumane- Senti... Ehm... Non è che...-
Jiyu- Coraggio, Atsumane san, non mordo!-
Azumane- Ehm... Non è che potrei scattarti una foto? Solo per un fatto di luce... Tipo una questione artistica... Ma se non vuoi o è troppo strano...-
Lei rise ancora.
Jiyu- Certo che puoi. In fretta, però, i minuti corrono quando si tratta di luce al tramonto.
Azumane- Vero.-
Prese la sua borsa dalla quale estrasse una macchina fotografica dall'aria vintage.
Jiyu- Quella è una vera Kodak Instant?- chiese con una luce negli occhi.
Azumane- Esatto! Ferma così!-
Scattò.
Azumane- Bene, c'è esattamente tutto quello di cui parlavo in quanto a luce ma anche a colori... Oggettivamente parlando, dal punto di vista estetico, il tuo viso si presta molto...-
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