Fallimenti
Sono una persona che di base si protegge molto, cerco di evitare le situazioni dove vengo messa alla prova in cose per cui so che non è scontato che io sia brillante, cerco di farlo soprattutto se sto con degli sconosciuti e se sto con i miei amici stretti tutto dipende da come mi sento quel giorno e quanto mi voglio bene.
Per me fallire è sempre stato inaccettabile e la cosa più brutta è che da bambina consideravo fallimenti quasi tutto quello che facevo, non sono mai stata la prima della classe, ma non c'era nemmeno nient'altro in cui io davvero spiccassi anzi i giochi e gli sport di squadra mano a mano sono sempre più diventati miei nemici. Non sono portata per tutto ciò che è manuale e pratico e nonostante io ne sia pienamente consapevole e non mi ci ponga più il problema, farlo vedere anche agli altri mi pesa, probabilmente perché se lo tengo solo per me è un problema che posso nascondere. Negli anni ho sempre cercato di sfuggire a qualsiasi tipo di situazione che poi avrei potuto ritenere fallimentare, pensavo di averla quasi scampata in fondo alla fine del quinto liceo la pallavolo non si gioca. Non avevo considerato la patente, questione che mi sta veramente facendo crollare in maniera esorbitante rispetto a quello che è realmente il problema. Vi spiego. Partiamo dal presupposto che da bambina pur di non dover farmi insegnare da mio padre ad andare in bici e quindi cadere quasi sicuramente di fronte a lui, mi rifiutavo di volerci andare e imparai da sola qualche anno più tardi. La situazione adesso è analoga, solo che imparare a guidare da sola? Non credo sia una grande idea. So che nessuno nasce imparato e che la scuola guida esiste per questo, ma il mio subconscio proprio non fa altro che ricordarmi che il fatto che io non sia la persona più svelta del mondo a guidare, è solo un altro innumerevole esempio del mio essere un fallimento in questo ambito di cose. Eppure fallire in altri ambiti non mi spaventa più di tanto, riconosco di essere un umana con pregi e difetti, che la vita è come un fiume in piena che corre, è più bello se non fila dritto, ma lo è se nel suo corso ha delle deviature. La perfezione non mi piace e non la voglio e il mondo che mi circonda sembra volermi mandare con la sua positivity dei messaggi coerenti con ciò che sento di provare. La realtà delle cose è che chi ti dice che sbagliare serve per elevarsi poi a uno step successivo, mette comunque la condizione di perfetto che non sbaglia come all'apice della piramide che dovrebbe essere il nostro percorso evolutivo come persone. Il fallimento mi piace, perché mi piace imparare da esso, ma la brutta sensazione che provo quando fallisco quella non me la toglie nessuno, non importa quanti discorsi belli e articolati io possa costruirmi al riguardo e soprattutto è una sensazione che non svanirà mai. La cosa che sto cercando di fare è cercare di avere un ordine anche nel modo di affrontare il fallimento, per avere dei punti di appoggio che non mi lascino sprofondare ancora di più l'autostima, ma che mi consentano di rimanere comunque un po' salda.