Tutto lavoro e niente sesso

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Capitolo 9

Tutto lavoro e niente sesso


Wade Winston Wilson era molte cose ma di certo non un uomo paziente.

Se ne stava inchiodato da circa un'ora e mezza su quella sedia, cui ormai si sentiva costretto. Non sopportava quella stanza, né la gente attorno a lui, né tanto meno la pagliacciata cui stava partecipando.

Lanciava sguardi omicidi verso la persona seduta di fronte che, a differenza sua, sembrava ben ostinata ad ignorarlo. Questo dettaglio non faceva altro che innervosirlo ulteriormente giacché si trovava incastrato lì, proprio a causa di quell'individuo che ostentava indifferenza nei suoi riguardi.  Si sentiva come un grazioso topolino attratto dal dolce aroma di un formaggio pregiato che si trovava improvvisamente in trappola e con un'asta di ferro sul muso.

Il problema è che quel formaggio pregiato per lui aveva un nome e un cognome, o quanto meno, un'identità segreta, Spiderman.

Inizialmente si stava quasi divertendo vagando per quell'enorme stanza piena di giocattolini che avrebbe potuto rivendere su Ebay. Inoltre non poteva certo negare che il padrone di casa avesse ottimi gusti in fatto di alcolici (e di donne) e aveva approfittato del bancone bar per versarsi di sua iniziativa una generosa dose di brandy in un bicchiere. Poi, era stato richiamato all'ordine da diversi sguardi assassini e fu costretto a sedersi in quell'enorme poltrona.

Non stava ascoltando. Ovviamente.

Avrebbe potuto andarsene quando voleva. Ovviamente.

Ma qualcosa, anzi, qualcuno, gli impediva di farlo.

C'erano mille e più ragioni sul perché non dovesse (e volesse) trovarsi ad una riunione dei Vendicatori all'interno della loro roccaforte, l'Avengers Tower, tuttavia un paio di occhi sfuggenti gli impedivano di andarsene.

Spiderman se ne stava seduto esattamente di fronte a lui fingendo di non conoscerlo.

Il mercenario non capiva perché Spiderman non volesse far sapere al mondo della loro collaborazione, ma sapeva che la cosa lo infastidiva parecchio.

Quel fastidioso ragnetto lo aveva trascinato lì ingigantendo quegli occhi da cerbiatto per poi comportarsi come se fossero due estranei una volta arrivati dinanzi a quel gruppo da circo.

Una volta scemato l'entusiasmo iniziale, smorzato da quel branco di idioti intorno a lui, si era limitato a sprofondare nella sua poltrona e a girare su di essa come se fosse una trottola.

D'un tratto però, qualcosa attirò la sua attenzione.

- La vera domanda che mi pongo è perché lui sia qui?! È un criminale e un assassino. Ed è palese che non gli freghi nulla della questione. - Commentò retorico un dubbioso Tony Stark.

Improvvisamente Steve Rogers si avvicinò a Iron Man afferrandolo per un polso: - Tony, calma, potrebbe sapere qualcosa sulla rivendita della sostanza, nessuno più di lui si aggira per i bassifondi di questa città. -

- Non ci aiuterà Capsicle, è qui solo per uno stupido capriccio infantile! -

Il mercenario si rese improvvisamente conto di essere al centro dell'attenzione e si mise ritto e attento sulla sedia con aria solenne.

- Sì, Capitan Fantastico, io sono solo un delinquente, a cosa potrò mai essere utile? - Disse Deadpool provocatorio guardando i due.

- Esattamente. La porta è quella e puoi andare. - Rispose di rimando Tony, facendo cenno con la mano indicando l'uscita.

- Ti rosica, eh Stark? - Chiese provocatorio Deadpool.

Wade detestava Tony. O meglio, detestava tutto ciò che egli rappresentava. Faceva tanto il fenomeno spacciandosi ad eroe del mondo ma la verità è che non combinava una in più del diavolo in base al suo interesse del momento, per poi vanificare il disastro combinato puntando il dito contro gli altri. Spesso contro i suoi stessi compagni.

Un sonno senza incubiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora