❤️Milano❤️

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Ed eccomi di nuovo a Milano, la mia città natale e quella dove vivo attualmente; finalmente a casa! Dopo i tre mesi, quasi quattro, lontana da casa per via dei miei studi e i vari viaggi per i concerti della band di Ashton, avevo proprio bisogno di tornare alla mia vita regolare.

* * *

Sto per suonare il campanello della porta dell' entrata dell' appartamento della mia famiglia: sono emozionata, chissà come reagiranno al mio ritorno e se mi avranno preparato qualche sorpresa. Tre... Due.... Uno.... DRINNN! Aspetto con ansia che qualcuno mi venga ad aprire, ma niente, non riesco a sentire nemmeno il rumore dei passi che si avvicinano alla porta. Riprovo. DRIIIIIN! Finalmente sento il rumore dei piedi di qualcuno che si fanno sempre più vicini; improvvisamente la porta si apre e mia sorella mi salta addosso:

"Finalmente sei qui: mi sei mancata tantissimo, ho tante di quelle cose da raccontarti...." mi dice dandomi un bacio sulla guancia e poi staccandosi da me,

"Anche tu mi sei mancata molto" le rispondo, ricambiando l'abbraccio. Aspetto che arrivino anche i miei genitori e finalmente ecco la voce di mia madre che dice:

"Ciao! Ben tornata, come è andata, tesoro?"

"Alla grande" ribatto avvicinandomi a lei e abbracciandola.

Dopo aver salutato anche mio padre e aspettato che tutti mi dicessero quello che dovevano dirmi, mi fiondo in camera mia e finalmente, dopo tanto tempo, mi sento VERAMENTE a casa: ritrovo tutte le cose che mi appartengono e sfoglio le foto che avevo lasciato sulla scrivania e sul comodino prima della partenza: mi vengono le lacrime agli occhi, rivivo tutti quei momenti perfetti passati in compagnia di Ashton; decido di chiamarlo.

Riconosco subito la sua voce e iniziamo a parlare del più e del meno, di tutte le cose che sono successe da quando non ci siamo più visti.

Lui, ormai, è tornato a casa, non è più in tour, anche se sta lavorando insieme a Luke, Michael e Calum a un altro progetto di cui, mi ha promesso, mi parlerà appena ci vediamo.

Decidiamo di programmare una videochiamata. Ashton è cambiato molto: gli sono cresciuti i capelli e si è abbronzato; ma è bellissimo comunque.

* * *

"Forza, svegliati: è ora di alzarsi!" grida la voce di mi sorella lanciandomi un cuscino in faccia. Sposto il cuscino e tiro su la testa. "Sei la solita dormigliona! Se non ci fossi io come faresti ad arrivare in tempo per la prima ora?" Non rispondo, prendo i miei vestiti e, ancora assonnata, vado in bagno.

Appena esco, già lavata e vestita, avviso la mia famiglia che sto per uscire, prendo le chiavi della bicicletta e, una volta superata la soglia della porta d'ingresso, stringo la maniglia e mi chiudo la porta alle spalle.

Percorro circa dieci minuti di strada sulla bicicletta che mi è stata regalata da una delle mie più care amiche per i miei diciott'anni e improvvisamente mi ritrovo davanti al cancello che non vedevo più da più di tre mesi. Entro nel cortile dell'università, scendo dalla bicicletta, la lego al palo più vicino all' entrata e, sistemando le chiavi nella borsa, varco la soglia.

"Ciao!" mi dice una voce familiare, mi volto e vedo che Emma, la mia migliore amica da una vita, mi sta correndo incontro sorridendo; la raggiungo e mi abbraccia talmente forte da non farmi quasi respirare. "Ciao" le rispondo e, avvicinandoci all'aula 107, le racconto del viaggio, di Ashton, del ritorno a casa e di tutto quello che è successo in tutto il tempo in cui non ci siamo viste. Entriamo nella nostra classe, ci sono già alcuni studenti che mi salutano festosamente e che mi raggiungono impazienti di avere notizie sul viaggio e tutto il resto.

Mi siedo al mio banco, tiro fuori gli appunti dell'ultima lezione alla quale ho assistito e mi giro verso Emma: il suo banco è quello dietro il mio. L'entrata del professore ci interrompe e io mi volto dall'altra parte.

"Buongiorno signorina" dice rivolgendosi a me "spero che lei sappia che da oggi in poi le cose cambiano rispetto a come è stata abituata lei per tre mesi, da oggi le cose tornano a essere come prima", annuisco e rispondo "Si, lo so benissimo. Da oggi torno ad essere una studentessa della Melsher University" lui mi guarda e ribatte "Vedo che ci capiamo, mi piace il suo atteggiamento, credo che noi due andremo molto d'accordo". Annuisco sorridendo, come se approvassi, come se pensassimo la stessa cosa anche se questa idea dell'andare così d'accordo non mi entusiasma particolarmente: da un lato è una bella cosa, significa che non avrò nessun tipo di problema con lui; dall'altra volevo mantenere le distanze, come ultimamente si usa dire. Al termine dell'ora, quando la campanella suona, raccolgo i libri e l'astuccio dal banco e mi alzo. Sono sul punto di rivolgermi ad Emma, quando sento una mano appoggiarmisi sulla spalla, costringendomi a voltarmi: è il professore con in mano un foglio con una valutazione in alto a destra non riesco a distinguere la forma di quei numeri, ma prima che io possa aprire bocca per chiedere spiegazioni, la voce del professore risuona nell'aula: siamo rimasti solo noi due.
"Questa è la valutazione dell'ultimo esame prima della partenza".
Me la porge e, finalmente, riesco a vedere il voto: 30. Non so esattamente l'espressione che ho in volto in questo momento, ma sono molto contenta ho mantenuto la mia media solita.
"Spero che questa 'vacanza-studio', per così dire, le sia servita per migliorare o comunque per mantenere la sua valutazione media e non per peggiorarla"
"No, prof. Ho imparato molte cose. Le prometto che scolasticamente non cambierà niente. E, comunque, in caso di dovessero verificare peggioramenti cercherò subito di rimettermi in pari"
"Mi fido di lei, signorina. Ora vada o arriverà in ritardo per la prossima lezione"
"Oh, certo. La ringrazio"
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[Author Space]

🔺Scusate se il capitolo è un po' corto, il prossimo cercherò di farlo più lungo. Spero che vi piaccia🔻

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 08, 2015 ⏰

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