Sono tornata" annunciò la ragazza dopo aver chiuso la sua porta.
In quella casa lei centrava ben poco, lo sapeva bene.
Ogni giorno era sempre lo stesso, scuola, casa. Basta tutto qui. Era una vita stanca e monotona. Sapeva bene che dopo quelle ore pesanti in una stanza circondata da altri coetanei ce ne sarebbero state altre dove la sua esistenza non contava nulla.
In ogni posto si trovasse si sentiva fuori luogo, aveva questa "capacità"di capire subito cosa la gente pensava ma avrebbe tanto voluto non poterlo fare.
L'unica cosa che le dava gioia era una piccola palla di pelo. Con lei si sentiva bene.
La gente quando le parlava dava sempre consigli, cose che lei non voleva sentire. Ma nessuno lì aveva capito che lei stava bene, e che l'unica cosa che voleva era essere accettata e non aiutata a migliorare qualcosa che a lei andava bene.
Perche quel suo lato silenzioso e calmo agli occhi degli altri era una sfida di una persona prepotente?
Perche non poteva essere come lei voleva?
Perche doveva essere costretta ad uscire per provare ad essere "normale" quando nella tua stanzetta lei aveva tutto ciò che voleva.
Nessuno che la prendesse in giro, nessuno che dettasse legge, in camera sua c'era silenzio, il suo telefono lo odiava ma le donava la musica di cui tanto aveva bisogno.
Il suo piccolo amico le donava quel poco per riempire la giusta dose di amore giornaliera.
Lei provava a farsi vedere, voleva farsi capire ma finiva sempre a fraintendimenti. Una sgridata e tutto il suo ardore scompariva, parole dette a caso e quel piccolo sorriso spariva di nuovo all'interno di sé.
Tornava in camera e basta, non uscivano lacrime perché la musica raccontato tutto quello che avrebbe voluto urlare.
E così si mise nel letto, ore ed ore in bianco con la sua battaglia. Il suo io interiore, quello vero emergeva e combatteva per proteggere.
Come un cavaliere lei voleva solo far capire quando valesse. Voleva sorprendere le persone attorno. Voleva aprire gli occhi a tutti quelli che volevano cambiarla. L'indomani non avrebbe ricordato nulla, avrebbe cancellato la sua devozione e tutta la sua autostima sarebbe scomparsa come se non fosse mai esistita.
A scuola avrebbe avuto quel sorriso per confondere e pochi forse avrebbero percepito la sua aura. La ragazza aveva sempre paura, l'ansia che provava poteva muovere il mondo così quanto la sua ira. Lei lo sentiva ma non voleva ritenersi un mostro. Se ne stava in disparte, non parlava, respirava e basta, pensava questo le era sufficiente. La parte più difficile sarebbe arrivata a momenti. Un colpo di campana ed iniziava la ricreazione. Il Chiasso lo odiava, le sembrava troppo per lei. Le ricordavano le urla dei suoi genitori quando litigavano. Cosi la ragazza si chiudeva in bagno, sperando che anche questa volta l'unica prof che si prendesse cura di lei non venisse ma era già lì, a bussare a quella maledetta porta. Fuori lei non voleva andare, troppe facce e troppi occhi la mettevano a disagio. O era in contrario...chissà. La sua mente continuava a pensare sempre che lei forse era davvero inadeguata a quel posto. Un altra giornata stava andando avrebbe solo dovuto aspettare un po, ma piu cercava di non pensarci, più contava i secondi e cosi il tempo si fermava e sembravano passare delle ore prima che venisse annunciata la fine di quel inferno.
Saliva sul autobus e cercava un posto vuoto il più avanti possibile, non voleva dare nell'occhio ma c'era sempre quel ragazzo che le dava fastidio. Se solo avesse avuto il coraggio di farlo. Quel ragazzo per lei era come un bicchiere di vetro, avrebbe potuto farlo cadere a pezzi ma sapeva bene che lei stessa si sentiva a pezzi. Ed un pezzo di vetro non è paragonabile a niente. È solo un rottame, qualcosa di inutile. Per cui avrebbe aspettato quei minuti per tornare a casa e ripetere esattamente tutto il giorno dopo.
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Poesie e pensieri
PoetryIl titolo dice tutto. Attenzione: un profilo che ho perso, citato nella mia bio, ha un sacco di mie poesie che metterò anche qui.