Buio. Paura. Sofferenza, li mangiamo come fossero nutrimento essenziale. Ingoiamo bocconi amari, cercando di illuminare il più possibile il nostro cammino, cerchiamo di crearci una barricata insuperabile per non permettere a nessuno di farci del male che sia fisico o mentale. Ahimè per quanto ci proviamo molto spesso finisce per accadere il contrario, illuminiamo la nostra strada fuori ma siamo ciechi dentro, alziamo muri che con uno sguardo si sbriciolano in mille pezzi facendoci versare lacrime dense che picchiando forte creano irruenti terremoti, innalzano montagne ospitanti alberi giovani che man mano si espandono e intrecciano i propri rami creando una catena di forza che si indurisce ogni volta ma basta un po’ di calore per buttar giù di nuovo.
Tutto questo per cosa? alla fine della fiera il dado è tratto. Scegli in fretta: il cuore dice sì, la mente no, un po’ come l’angelo ed il diavolo che ti si presentano dinnanzi e ti mostrano due vie da seguire, una che sale ed una che scende.
Vincent Van Gogh mangiava il colore a tempera giallo perchè pensava che lo avrebbe riempito di felicità dall’interno, oggi pensiamo che per sapere com’è la felicità bisogna conoscere l’infelicità e che tutti abbiamo un’ancora a cui appigliarsi e fare affidamento ma sappiamo anche che ci sono due possibilità: che ci salvi da questa tristezza o che ci trascini a fondo nonostante tutto il giallo che ci si inietta.
Toccare il fondo...ma quand'è che capiamo di aver raggiunto la fine della strada? come si fa a riemergere? Il bagnato circostante diventa il tuo pianto, guardi il mondo al contrario, non senti più il peso premere sul terreno, ti senti meno solo in mezzo ai tuoi sbalzi d’umore, osservi te stesso in ogni suo particolare.
E così ti accorgi pian piano di come sei fatta, ti rendi conto di cose che prima non sapevi nemmeno, iniziano così le maledette domande, quelle che continui a porgerti senza sosta: chi sono veramente? Cosa voglio fare? Sto bene?. A volte una risposta l'abbiamo ma fa più male che bene, ti mette in condizione di scegliere e la paura di pentirsi prende il sopravvento risultando anche fatale per la propria felicità. Eppure va bene così. Giustifichiamo utilizzando frasi come: non volevo deludere nessuno; l'ho fatto per il vostro bene; è stato meglio così.
Iniziamo quindi a vivere male andando avanti dando per scontato chi siamo veramente. Tutto quello che vorremmo passa in secondo piano, avviene una metamorfosi che porta il soggetto in uno stato di ebbrezza mentale.
Poche persone riescono a svegliarsi e ad alzarsi per porre fine a tutto mentre altre continuano a guardarsi attorno vedendo tutto in bianco nero. Nei peggiori dei casi la frustrazione è così tanta da non riuscire nemmeno più a sopravvivere.
Se una persona ha toccato il fondo in qualche modo né consapevole, è come se si fosse persa, percorre la strada girando intorno, vive le giornate come vengono ma è una continua monotonia e quando quest'ultimo è dato da un giorno particolare è ancora peggio perchè ripercorri quel momento scatto dopo scatto, analizzando il tutto e captando qualsiasi cosa pensando ad ogni minimo particolare.
Sinceramente non so come si faccia a tornare a galla, credo basti capire cosa si sta perdendo ma è proprio quella la parte più complicata perché bisogna accettare le conseguenze e non si può nemmeno sperare, se si vuol cambiare bisogna iniziare da se stessi ma finchè in testa non si avrà questo pensiero non avverrà mai nulla, bisogna andare avanti ricordando che il cambiamento è una porta che si apre solo dall’interno.
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Poesie e pensieri
PoetryIl titolo dice tutto. Attenzione: un profilo che ho perso, citato nella mia bio, ha un sacco di mie poesie che metterò anche qui.