Le luci di numerose candele illuminavano quella che doveva essere una camera da letto, le lenzuola bianche in cui era avvolto il corpo di Rosè erano ben diverse da quelle della sua camera.Così come l'ambiente circostante.
Le candele, un pubblico silenzioso, pronto ad osservare ogni sua singola mossa.
Fu il suo sguardo bruciare sulla sua pelle che sentì per primo, poi il suo respiro, caldo.
A destra giaceva la sua figura, in grado di ingannare qualsiasi mortale a scambiarlo per una divinità greca, il pallido chiarore della sua carnagione venne accentuato dalla luce fioca delle candele.
La mano di Rosè fremeva al suo fianco, voleva toccarlo, tracciare le linee perfette del suo volto.
Nessuno osò parlare, ma gli occhi di Lucifero godevano di vita propria, la sua caduta veniva ripetuta nei suoi occhi.
Quando la mano di Rosè toccò il suo volto, si aspettò di sentire la sua pelle, fredda come il marmo, eppure era calda come se stata a contatto col sole per molte ore.
Il suo viso pareva non aver conosciuto nessun tipo di dolore, nessuna traccia di ciò che aveva consumato la ragazza per anni.
L'angelo non si ritrasse al suo tocco, bensì la studiò.
''Perchè non hai paura di me?'' Chiese
La sua domanda rimase nell'aria per un po' prima che la ragazza ritrasse il suo tocco e parlasse.
''Perchè prima di essere il diavolo eri un angelo, il preferito di Dio''
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Il Diavolo che guardava le stelle; P.JM
Fiksi PenggemarLe lacrime tradiscono l'angelo, incapace di trattenerle, e scendono senza freno facendo da contrasto al rosso iracondo degli occhi. Uno sguardo umano, non più angelico, si staglia sul viso perfetto dell'angelo caduto.