Sogno proibito; Steve

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Mi rintanai in bagno appena il film finì, cercando di placare quelli che erano gli ormoni potenziati di un supersoldato.
"Cazzo." Sibilai poggiando le mani ai lati del lavandino e mandando indietro la testa.

Aver avuto Isabella così vicino mi aveva completamente mandato in palla il cervello, rendendomi al pari di un adolescente in termini di autocontrollo. 

Il suo corpo, leggermente meno minuto di com'era prima che venisse catturata dall'Hydra, così vicino al mio mi aveva fatto perdere quel briciolo di autocontrollo che ero riuscito a tenere per tutta la serata. 

Già quando l'avevo vista in camera sua avrei solo voluto chiudere la porta e farla mia seduta stante ma mi ero autoimposto di non affrettare i suoi tempi e di non farla mai sentire obbligata  a fare qualcosa che non avrebbe voluto.

Sentire la sua schiena premuta contro il mio petto e le sue mani così vicine alla mia intimità mi aveva portato ad avere un'erezione coi fiocchi.

Con l'immagine delle sue labbra attaccate alle mie e delle sue mani che mi davano piacere incominciai a masturbarmi, immaginando le sue mani invece della mia.
Immaginai come la sua piccola stimolarmi e i suoi gemiti strozzati mentre mi portava all'apice del piacere. 
Immaginai di tenere in un pugno i suoi capelli mentre la sua testa faceva avanti e indietro lungo la mia erezione, il suo sguardo tanto furbo quanto innocente osservarmi dall'alto e i complimenti che le avrei fatto.

E venni così, come un quindicenne arrapato che pensa alla propria cotta.

Una volta sistemato il mio aspetto, pulito le macchie e dopo essermi sciacquato velocemente uscii dal bagno, aspettandomi di trovare dove l'avevo lasciata.

Con mia grande sorpresa non fu così.
Passato un attimo di preoccupazione mi precipitai prima in camera e poi in cucina, dove sentivo la sua voce e un'altra in sottofondo.

"Sì... Va bene... Certo." La sentii mormorare scocciata prima che riattaccasse in faccia a chiunque fosse dall'altro lato del telefono.
"Fanculo." Sospirò passandosi una mano nei capelli e appoggiandosi al davanzale della finestra.

Silenziosamente mi avvicinai a lei, afferrandola per i fianchi.
La sentii sobbalzare sotto il mio tocco "Sono io." Sussurrai vicino al suo orecchio, sentendola rilassarsi di poco. 
"Scusa." Mormorò lei poggiando la testa sul mio petto, guardandomi dal basso e forzando un sorriso.

"C'è qualcosa che non va? Ti ho sentito prima e mi sei sembrata strana." Le chiesi io.
"Mi ha chiamato Fury. Avrei dovuto chiamarlo oggi ma non l'ho fatto."
"Sei una delle poche persone che ha ignorato Nick Fury ed è ancora viva." Ridacchiai cercando di buttarla sul ridere. 

"Ha detto che finché non rientrerò in azione dovrò stare in una cella dello S.H.I.E.L.D." Disse con voce tremante "Avevo appena ritrovato un barlume di normalità e l'ho perso." 
"No, no, no." Mormorai stringendola in un abbraccio "Non lo permetterò, nessuno ti metterà in una cella, dovranno passare sul mio cadavere prima di farlo." 

"Gli agenti di Fury stanno venendo qui." Mi confessò lei.
"E noi  ci faremo trovare pronti." Asserii io, con il classico tono da Capitano.

Dopo venti minuti una squadra di tre agenti dello S.H.I.E.L.D. fece irruzione nel mio appartamento, trovandoci tranquillamente seduti sul divano.

Quando gli agenti mascherati ci fecero uscire dall'appartamento potevo percepire l'ansia di Isabella e per tranquillizzarla le strinsi la mano. 
Eravamo appena entrati in un vicolo quando l'agente che stava davanti a tutti si girò, colpendo allo stomaco un agente e facendogli sbattere la testa contro il muro mentre l'altro venne steso da Isabella, che lo colpì prima alle ginocchia e poi allo sterno, mandandolo KO.

"Dilettanti." Borbottò l'agente ribelle togliendosi la maschera "Chi lascerebbe due prigionieri senza manette?" 
"Sharon!" Esclamai io.
"Agente 13." La saluto più formalmente Isabella.
"Credo che tu ci debba delle spiegazioni." Aggiunsi io.

"Lo S.H.I.E.L.D. è stato compromesso una seconda volta, Nick è stato costretto a fare quella chiamata prima, l'alternativa sarebbe stata far saltare in aria l'intero condominio. Lo tengono prigioniero e alla base di Washington sono arrivati decine di agenti dell'Hydra che verranno poi smistati. Dobbiamo muoverci."  Ci spiegò Sharon avvicinandosi ad un furgoncino "Salite dietro, sarà un lungo viaggio."

"Come facciamo a sapere che non sei dalla loro parte?" Chiese Isabella sospettosa.
"Potete decidere di fidarvi di me e raggiungere un posto sicuro o restare qua a saltare in aria." 
"Non fa una piega." Commentò lei inclinando la testa.
"Eh va bene." Acconsentii alla fine io seguendo Sharon verso il furgoncino.

Mentre la bionda guidava io e Isabella stavamo seduti dietro, in completo silenzio. 

"Tutto bene?" Sussurrai io, poggiando la mia mano sulla sua.
La tensione che sentivo provenire da lei sparì col mio tocco "Sì." Mentì lei.
"Isabella..." La ammonii io. 
"Sono stata meglio." Riformulò. 

"Dove stiamo andando?" Chiese Isabella dopo qualche minuto.
"Alla fattoria dai Barton, non è schedata nei fascicoli dello S.H.I.E.L.D. ed è il posto più sicuro per voi."
"E tu?" Chiesi leggermente preoccupato.

Nonostante io e Sharon fossimo stati insieme per poche settimane e ci fossimo lasciati in da quasi due anni ci tenevo ancora a lei, come tenevo a tutti i miei amici.

"A supervisionare quei pochi fedeli allo S.H.I.E.L.D. che sono rimasti a New York, hanno bisogno di un capo ora che Nick e fuori uso." 
"E Maria Hill?" Chiese Isabella.
"Maria è isolata nello stesso reparto in cui sono isolati alcuni degli Avengers."

"Chi hanno catturato?" Chiesi preoccupato.
Molti di noi erano andati incontro a varie difficoltà, meritavano di poter tirare un sospiro di sollievo.

"Wanda, Sam, Natasha, Bucky e Tony. Bruce era in missione a Tokyo, gli ho detto di non tornare se ci tiene a restare fuori da una cella." Spiegò Sharon imboccando una stradina sterrata. 

La casa dei Barton era una villetta a due piani immersa nella campagna. Accerchiata da un bosco passava inosservata agli occhi dei malintenzionati garantendo sicurezza a Clint e alla sua famiglia.
Io ci ero già stato una volta, durante la guerra contro Ultron e il suo esercito, ma Isabella no e scrutava ogni dettaglio dal vetro oscurato del furgoncino.

Isabella fu la prima a scendere, io mi rivolsi a Sharon prima di uscire.
"Sharon." La richiamai attirando la sua attenzione "Grazie."
La bionda mi fece l'occhiolino "Siate prudenti." Aggiunse prima di ripartire.

Isabella si era avvicinata alla porta d'ingresso, aspettando me prima di bussare.
La raggiunsi e bussai io, aspettando che uno dei Barton venisse ad aprirci.

Vi dirò, lo scorso capitolo e questo sono stati scritti a quasi un mese di differenza e quando mi sono seduta per scrivere questo mi ero dimenticata del colpo di scena che avevo ideato nello scorso capitolo, così ho stravolto completamente la trama che avevo ideato. Brava Sara, così si fa! 

[sospesa] Ti Fidi Di Me?; Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora