Sono seduta vicino al finestrino di un tour bus fermo, tiro i fili delle mie calze rotte e sospiro, guardando il libro che ho tra le gambe.
-Venne l'alba a Baltimora, faceva freddo e....ogni cosa era g-gelata.- inizio a leggere ad alta voce e balbetto. Odio i miei mille problemi.
-È una p o una b?- domando a me stessa, grattandomi il capo.
È da tanto che voglio leggere questo libro, ma nessuno trovava mai il tempo di starmi dietro.
Sospiro.
-È una p.- mi interrompe una voce.
Luke è seduto dietro di me, inespressivo come sempre. Lo sguardo perso nel vuoto.
-Venne l'alba a Baltimora, faceva freddo e ogni cosa era gelata. Coperta da un manto candido che pareva zucchero filato. Quello che si da ai pargoli alle giostre, in autunno. Ma cosa sono i pargoli senza il divertimento? Sono ciò che i galantuomini sono senza le gentil dame, delicate e pallide come fiori primaverili appena sbocciati.- cita tutta la prima pagina e annuisco.
-Grazie.- sussurro, lui alza le spalle e non dice niente, come sempre.
-Che hai? Sei stupida? Non sei andata a scuola?- mi chiede e scatto in piedi.
-Non sono stupida. Stupido sei tu e si, ci sono andata a scuola! Coglione.- chiudo il libro e alzo le braccia al cielo.
-Allora hai la lingua.- ride e si accende una sigaretta. Rimango stupita.
-Dislessica, eh? Figo.- aspira e scuoto la testa, aggrottando la fronte.
Figo?
-No, non lo è.- sputo e annuisce, continuando a fumare e a guardare il vuoto.
-Che inferno.- mi passo le mani tra i capelli e sbuffo.
-Già, inferno.- concorda con me e mi risiedo, guardandolo.
-Puoi mordere il mio labbro tutti i giorni. Ripeti.- mi fa un cenno con la testa.
-Che?- aggrotto la fronte e sospira.
-Ripeti quello che ho detto.- ordina.
-Puoi mordere il mio labbro tutti i giorni.- faccio quello che mi chiede e sorride maliziosamente.
-Lo so.-