Non mi sono mai legata a qualcuno a lungo. E se l'ho fatto, ho scelto le persone sbagliate.
Insomma, prendiamo la mia migliore amica, Claudia. Pensavo che fosse fantastica, la seguivo ovunque. Era come il mio esempio, la ragazza che volevo essere, non capivo quanto ero meglio di lei. Io pensavo che lei fosse perfetta, lei pensava di essere il capo. Io ero il cagnolino, lei la padrona col guinzaglio corto
Un giorno le ho detto:
"Claudia. La mia vita fa schifo" lei mi ha ignorato. Io seguendola ho continuato a ripetere quell'orribilmente vera frase:
"La mia vita fa schifo" ma lei faceva finta di non sentire. Continuava a camminare verso le popolari della classe.
'A cosa ti serve far parte di quel gruppo? Dici che ti basto io, ma quando ho bisogno non ci sei!'
Pensavo
Ripeto un'altra volta
"Claudia. La mia vita fa schifo"
-Già- risponde, svogliatamente
Già
La sua risposta
Già
Una parola così breve ma con un potere così grande da trafiggermi il cuore. La mia migliore amica era pensava che la mia vita facesse schifo. E non solo, sembrava che le andasse bene così, era indifferente alla mia tristezza. Forse dicendolo cercavo di essere consolata solo perché avevo bisogno di essere notata, ma lo pensavo davvero. Eppure non le interessava. Ma non mi sono staccata da lei. Ho continuato a seguirla e siamo rimaste migliori amiche. Ma è la scelta più sbagliata che io abbia mai fatto. Continuavo a essere il suo cagnolino
Ero come legata a lei con pesanti catene che non mi permettevano di fuggire e trovare la libertà che cercavo. Lei mi trattava come un'idiota; quando scherzavo e le dicevo che era stupida lei sospirava, come se io fossi un mostro, come se io fossi una stronza senza sentimenti. Faceva la parte della vittima, le piaceva sentirsi dire "mi dispiace", la faceva sentire potente in qualche modo, dato che stava antipatica alla maggior parte della classe. Ma io non mi liberavo da lei. Forse perché avevo paura di restare sola. Si, era probabilmente quello. Anche se aveva detto a tutta la scuola la mia cotta restavo con lei. Anche se con lei facevo la figura dell'idiota non m'importava. Anche se non le importava niente di me, ma faceva finta che la mia vita fosse importante, io le rimanevo accanto. Perché non volevo soffrire. Sapevo che se le avessi detto che non volevo più essere la sua cazzo di migliore amica avrei sofferto di più. Quindi non spezzai le catene; le strinsi fino a sanguinare.
STAI LEGGENDO
Non dimentico
Short Story"Risate. Risuonano nella mia testa ancora e ancora. Non riesco a liberarmene. Il volto pulsa ancora dopo l'incidente di ieri, pulsa in viso e pulsa dentro. Non voglio che accada ancora. Devo essere forte, la prossima volta. Eppure Non riesco a senti...