Bigliettini

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Avevo passato tutto il pomeriggio a fare quei biglietti. Speravo che avrebbe funzionato. Mi sarebbe davvero piaciuto avere qualche amico maschio invece che avere solo delle oche per amiche.
Cerco di arrivare a scuola prima, e quando arrivo mi fiondo in classe e ripongo i bigliettini sotto il banco delle persone prescelte. Ero molto emozionata, speravo che avrebbe funzionato. Già immaginavo come sarebbe stato, i pomeriggi insieme e le risate. Purtroppo, pare che le mie richieste fossero troppo complicate. Dopo poco, mi ritrovai in bagno a strappare un foglio e a buttarlo nel cesso.
'No no no no no no no no' era l'unica parola scritta ripetutamente su un foglio come risposta al mio caro biglietto per cui avevo sprecato il pomeriggio.
Io volevo essere loro amica. Gli avevo chiesto indirettamente di diventare loro amica, ma loro erano stati chiari: 'No'
Oh, non erano Carlo e Marco, no. Erano altri compagni, che io credevo simpatici. Quanto mi sbagliavo. Loro ridevano. Io mi ero chiusa in bagno, quello intasato. Intasato da pezzi di carta e sangue. Mi ero tagliata con la carta. Mi ero tagliata il cuore. Si, mi avevano fatto male. Tutti i miei tentativi erano vani, stavo sul cazzo a tutti e non c'era modo di avere altri amici. Non c'era modo di avere amici veri.
D'altronde, esistono degli amici veri in questo mondo?
Se così è, non li avevo ancora trovati. E mi servivano, tanto. Però a quel tempo non me ne rendevo conto, non capivo quanto mi servisse una persona importante.

Qualunque tentativo io facessi di trovare una persona che mi stesse accanto finiva in un nulla di fatto, o peggio: finiva per rendermi la vita ancora più difficile.
Non potevo raccontare a nessuno della mia terribile e speravo momentanea esperienza, perché nessuno mi avrebbe capito, nessuno avrebbe sistemato le cose; dirlo non sarebbe servito.
E allora io mi tenevo tutto dentro, pensando che sarebbe andata bene, pensando che non ci sarebbero stati problemi. E invece segregare quell'oscurità dentro di me fu lo sbaglio più terribile di tutti. Non era giusto nascondere quello che sentivo, mi faceva soffrire ancora di più; ma non riuscivo a esprimere quello che provavo, non avevo nessuno a cui raccontarlo. Non avevo veri amici, ma me ne sarei resa conto solo qualche tempo dopo. Purtroppo. Per adesso avevo solo le facce dei miei compagni nella mia testa che ridevano, che mi prendevano in giro.

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