🍜 𝗍𝖺𝖾𝗄𝗈𝗈𝗄 ، 純度
Jeongguk, un giovane e inesperto studente universitario, è convinto di essere dominante a letto. Taehyung, il suo compagno di stanza, invece di esperienza ne ha tanta ed è determinato a tirar fuori il lato più sottomesso d...
Quando riprese conoscenza, tutto intorno a lui era avvolto in un biancore asettico. Se fosse stato totalmente fuori di sé, avrebbe potuto pensare di essere morto e di trovarsi in paradiso, ma era abbastanza lucido da sapere che quella era un'ipotesi impossibile, considerando che razza di peccatore era. La parte razionale di lui sapeva di trovarsi in ospedale: l'odore del disinfettante per le mani ad uso clinico e il battito ritmico del cardiofrequenzimetro gli parevano due indizi sufficienti.
Imparò in fretta che l'ospedale era quel tipo di posto in cui o scopri di essere solo come un cane, o scopri di essere amato molto più di quanto tu possa immaginare. Fortunatamente, nel suo caso era la seconda opzione. Lo visitò un dottore; gli disse che avrebbe potuto lasciare l'ospedale non appena avesse finito il ciclo di flebo. Quando andò via, arrivarono i suoi genitori... in lacrime. Non gli tolsero gli occhi di dosso neppure per un attimo, prendendosi cura di lui, baciandolo e chiedendogli scusa più volte, ma Jeongguk non riusciva proprio a capire che cosa avrebbe dovuto perdonargli. Pianse forte aggrappato ai vestiti di sua madre, perché gli era mancata tanto e vederla soffrire in quel modo aveva risvegliato il suo lato più infantile.
Subito dopo arrivarono un paio di poliziotti e gli fecero alcune domande, ma Jeongguk sentiva la testa scoppiare ogni volta che tentava di ricordare l'accaduto. Gli dissero che qualcuno aveva versato degli stupefacenti nel suo drink e che poi era stato violentato. Quando sentì quelle parole, si ritrasse e si raggomitolò su se stesso. Non poteva crederci. Ricordava qualcosa, certo, ma erano ricordi confusi, di Yujin, della festa. Ma una violenza sessuale? Non poteva crederci e basta, e non ci credette fino a quando non gli dissero che il suo amico aveva testimoniato per lui.
Gli chiesero il nome della persona che l'aveva stuprato; era scappata il giorno stesso in cui era avvenuta l'aggressione. Quando gli riferì il nome di una donna, Jeongguk poté giurare che quei poliziotti lo guardarono disorientati, quasi disgustati: come aveva fatto a farsi sopraffare da una donna? Come aveva potuto essere tanto debole, un ragazzo di ventidue anni come lui, tutto muscoli e forza fisica? Ovviamente erano questi i loro pensieri, Jeongguk ne era certo.