The Heir - The Hunger Games

7

Tra poco inizierà la sfilata dei tributi ed io, Peeta ed Haymitch ci stiamo diringendo verso il salone adibito a noi mentori per trovare sponsor e seguire i Giochi.
Il salone che ci ospiterà per tutta la durata dei Giochi è enorme, con dei divanetti in pelle rossa al centro e dei tavoli da buffet lungo tutte le pareti, tranne contro una, dove c'è un gigantesco televisore a schermo piatto.
Appena entrata su uno dei divanetti vedo Annie e Johanna e decido di andare a salutarle.
-Vado a parlare con Johanna ed Annie. Ci vediamo dopo- informo Peeta prima di andarmene, lasciandogli un bacio sulla guancia.

-Katniss! Quando tempo!- mi dice abbracciandomi Annie, appena mi vede.
-Ciao, come stai?- le chiedo e lei mi risponde che sta bene, che vive ancora nel 4 con suo figlio Sam.
-È bello rivederti, Katniss- mi dice Johanna, e io mi siedo di fianco a lei.
-Anche per me. Ah, mi dispiace, ho visto che hanno estratto due tuoi figli- le rispondo dispiaciuta.
-Già. Anche tuo figlio è stato estratto, giusto?- mi domanda, rabbuiandosi un pochino.
-Sì, Mason. E la ragazza è la figlia di Haymitch- le rispondo.
-Bhè, Gale è stato proprio uno stronzo. Li ha fatti estrarre apposta sicuramente. Annie è stata fortunata, Sam ha già 19 anni, non poteva essere mietuto.- esclama Johanna. Anche dopo tutti questi anni insulta ancora il presidente a Capitol City. Non ci credo.

Chiacchieriamo ancora una decina minuti, prima che Ceasar Flickerman non compaia sullo schermo annunciando l'inizio della parata.
Sento una mano appoggiarsi sulla mia spalla e mi giro per vedere chi è. Ovviamente è Peeta.
-Spero che non saranno in fiamme anche loro- mi sussurra mio marito all'orecchio per non farsi sentire, visto che nel salone è calato il silenzio.
Ovviamente i tributi dell'1 e del 2 hanno dei vestiti meravigliosi, come al solito. Quando finalmente inquadrano Venere e Mason, vediamo come li hanno vestiti. Mason ha una maglia senza maniche e un paio di pantaloni, neri come il carbone che estraggono nel 12, e i capelli al vento. Venere, invece, ha un vestito dello stesso colore di quello di Mason, con lo scollo a bardot e il corpino stretto che si apre in una gonna voluminosa poco sotto la vita. Anche se non li posso vedere sicuramente le hanno messo un paio di tacchi, perché è quasi più alta di mio figlio, quando solitamente gli arriva poco sotto le spalle.
La parata finisce e Gale, o meglio dire il presidente, spende due parole per dire tutto il dolore che prova per il fatto che siano stati estratti i figli dei vincitori ancora vivi. Il discorso più falso che abbia mai sentito in vita mia.

-Il vestito di Mason sembrava quello di Peeta della parata dell'edizione della memoria- dice Haymitch quando saliamo in ascensore. I ragazzi ci raggiungeranno nel nostro appartamente fra poco.
-Già, forse era addirittura il mio, dopo glie lo chiedo- gli risponde Peeta. Alzo lo sguardo e vedo il mio riflesso nello specchio e mi viene da piangere, ma ricaccio indietro le lacrime. Mi sono messa l'abito di Cinna, quello che mi ha dato Effie al mio compleanno, lo stesso della Mietitura. Quanto vorrei che Snow non l'avesse ucciso. Ma ormai non possiamo più tornare indietro.
-A me è piaciuto l'abito che hanno messo a Venere. Era bellissimo, no?- esclamo io, cercando di distrarmi dall'immagine ancora viva nella mia mente del mio stilista pestato a morte dai Pacificatori.
-Sì, le stava bene. Ma che scarpe le hanno messo? Era più alta di quindici centimetri come minimo- mi risponde Haymitch.
L'ascensore arriva al dodicesimo piano e noi scendiamo.

Mi butto sul divanetto, seguita da mio marito, mentre Haymitch va a versarsi un bicchiere di whisky.
-Ho trovato qualche sponsor.- esclama Peeta di punto in bianco.
-Quanti?- gli chiedo io curiosa.
-Una sessantina- mi risponde lui con nonchalance.
-Una sessantina?! Cioè, abbiamo quasi tutto gli sponsor noi?- gli domando incredula ed emozionata.
-Sì, non è fantastico? Su ottanta sponsor disponibili sessantatré sono per Mason e Venere- mi risponde Peeta anche lui emozionato. Ci scambiamo un rapido bacio perché qualcuno ci interrompe.
-Cosa sono per noi?- ci domanda nostro figlio.
-Sessantatré sponsor su ottanta disponibili- gli rispondo io orgogliosa. Mason e Venere ci guardano increduli per poi abbracciarsi.
-Ce la faremo, vedrai- dice Venere a Mason, mettendole una mano sulla spalla.
-Ah, Mason, ma il vestito che ti hanno dato era il mio dell'Edizione della Memoria?- domanda mio marito a Mason.
-Sì, era il tuo papà. Quando l'ho visto lo riconosciuto subito e quindi l'ho chiesto al mio stilista- gli risponde lui, e vedo Peeta orgoglioso di ciò.

-Katniss, Peeta, c'è Effie al telefono. Vi vuole- ci chiama Haymitch dal corridoio, dove c'è l'unico telefono dell'appartamento.
Io e mio marito ci scambiamo una rapida occhiata, per poi alzarci e fiondarci al telefono.
-Pronto Effie?- le dico appena appoggio la cornetta all'orecchio.
-Ciao Katniss. Non voglio farvi preoccupare, ma ho trovato giusto mettervi al corrente. Dafne si è rotta una caviglia mentre stava cacciando. È scivolata su un tronco.- mi informa Effie.
-Bhe, grazie di avermi chiamata. Dille di stare a riposo e di non muoverla per nessun motivo al mondo, se no ci metterà più tempo a guarire. Ciao, ci vediamo presto- dico prima di riattaccare.
-Cos'è successo?- mi chiede Peeta preoccupato.
-Dafne è andata a cacciare, è scivolata su un tronco e si è rotta la caviglia.- gli rispondo. L'unica cosa che vorrei fare in questo momento è andare a casa e abbracciare la mia bambina, ma non posso. Sono bloccata in questa città infernale.
-Ah, mi ero spaventato quando hai detto che era andata a cacciare. Pensavo che l'avesse attaccata qualche animale- mi risponde Peeta, tirando un sospiro di sollievo.
Ci dirigiamo in sala da pranzo dove stanno servendo la cena. Coniglio con le patate.
-È buono, però il tuo è migliore papà- dice Mason a suo padre dopo aver ingoiato il primo boccone, ed io concordo con lui. Il coniglio di Peeta è il più buono.
In un'ora finiamo di cenare, e tutti ci ritiriamo nelle nostre stanze.
Tra cinque giorni inizieranno i Giochi, e la tensione cresce ogni giorno di più.