THE WAY I DANCED WITH YOU
Quando Louis spense il motore nel vialetto di fronte alla villa, lo stomaco di Harry aveva preso la forma di uno stretto gomitolo impicciato, e i muscoli della mandibola avevano cominciato a tremare impercettibilmente.
Il cielo era azzurro ma intervallato comunque da nuvole grigie, confuso, come Harry in quel momento.
Stava per calare il sole, il cielo, stava solamente imbrunendo.
Lì c'era ancora sapore di casa.
Scesi dall'auto, cercò istintivamente la mano del liscio, quella libera dai bagagli. Stringendola gli sembrò di aver stretto per un momento, richiuso con deboli punti di sutura, il buco che sentiva allo stomaco.
Poteva bastare, doveva reggere.
Lo condusse, un passo dietro l'altro, sulle mattonelle di pietra calcarea, attraverso il vialetto incorniciato dall'arrampicarsi dei gelsomini intrecciati ai glicini che si chiudevano a volta sopra di loro, fino a varcare la porta azzurra dell'ingresso, appena scrostata dalla salsedine.
Le pareti erano chiare e grezze, d' intonaco granulato, e le tende color salvia erano tirate e annodate, a scoprire le ampie vetrate incastonate nel ferro.
Si nascondeva sempre dietro a quelle ampie porzioni di stoffa quando era più piccolo e non voleva farsi trovare dalla sorella, se si fosse concentrato bene, chiudendo gli occhi, avrebbe potuto giurare di sentire ancora l'eco della voce di Gemma chiamarlo, e il suo stesso ridacchiare attutito dalla stoffa pesante.
Era rimasto tutto come lo ricordava: i cappelli di paglia attaccati alla parete sulla destra, le lanterne che scendevano dal soffitto, le travi chiare e i tavolini da caffè in legno d'ulivo.
Un'istantanea scattata tre anni prima.
I divani foderati con il tipico tessuto fresco dalla fantasia kitch, Harry ne ricordava ancora la trama che gli rimaneva stampata sulla guancia quando vi si addormentava sopra.
Louis la sentiva sotto i polpastrelli per la prima volta.
L'aria era densa, odorava di chiuso e nafta.
Il riccio si avvicinò alla grande vetrata principale, quella che dava direttamente sulla veranda e la spalancò per togliere l'odore e far arieggiare la casa.
Louis continuava a seguirlo e a guardarsi intorno in quell'ambiente a lui sconosciuto, con la mano ancora stretta in quella di Harry.
-''Ti piace?''- disse rompendo quello strano silenzio.
-''Mi hai portato al mare Styles?''-
-''Non ti piace?''- rispose incerto,
-''Lo amo''- gli sorrise posandogli un leggero bacio sulla mano ancora nella sua.
-'' Ti faccio vedere il resto ''-
Quella che per Louis era già immensa per essere una semplice casa al mare, non era finita lì.
Lo seguì nel corridoio decorato dalle foto di famiglia, riconosceva Harry in qualcuna di quelle e quello che pensò essere Niall. Alle foto si alternavano decorazioni marine in ceramica.
Oltre una delle porte c'era la stanza di Harry, illuminata dall'indaco dal cielo della prima sera.
Semplice. La tipica camera da letto di una casa al mare, anche troppo arredata.
Il letto a muro con la testiera in legno d'ulivo, come i tavoli della sala principale, il muro tappezzato di poster di gruppi musicali e una pila di libri e cd abbandonata sotto la finestra.
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Watching through the fingers
FanfictionLe estati a Roma per Louis non passano mai. Il lavoro sembra moltiplicarsi e consuma le settimane una dopo l'altra in attesa che qualcosa cambi. In estate c'è l'Esposizione alla quale ogni anno si convince di partecipare per poi lasciar perdere all'...