two impostors

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"Siete in ritardo." borbottò Tony che, seduto al tavolo del rifugio, stava armeggiando con un aggeggio.

"Lo so." ripresi fiato, chiudendomi la porta alle spalle con un sospiro.

Clint e Peter si tolsero le scarpe e mi superarono, attraversando il corridoio dell'ingresso.

"Dove sono gli altri?" chiese l'arciere, sparendo dietro una porta e seguito a ruota da Peter.

Anche io mi tolsi le scarpe, per poi sfiorare il braccialetto d'argento che portavo al polso. L'Iron Soldier si ritrasse e, finalmente, mi potei godere la sensazione di vestiti asciutti sulla pelle. Avrei asciugato dopo l'armatura.

"A fare il lavoro che avreste dovuto fare voi tre," replicò Stark, alzandosi dal tavolo. "Prendi." mi disse soltanto, per poi lanciarmi l'aggeggio con cui stava trafficando fino a dieci secondi prima.

Lo presi al volo e me lo rigirai fra le mani. Aveva la forma di una granata, ma era del colore dell'acciaio ed era piuttosto piccola; stava tranquillamente nel palmo di una mano. "Abbiamo avuto dei problemi, Tony," mormorai, non curandomi dei capelli che stavano sgocciolando sul parquet. "Che cos'è questo?" chiesi poi, decidendo di raggiungere l'uomo nella sala da pranzo.

"Te lo dico dopo," sbuffò Tony, facendo il giro del tavolo fin quando non mi fu di fronte. Bene, ora doveva anche tenermi sulle spine. "Piuttosto, volete dirmi che cosa avete combinato?"

"Non è stata colpa nostra, signor Stark." intervenne Peter, che stava tranquillamente bevendo un succo di frutta. I succhi di frutta che io avevo comprato.

"Ci saremmo liberati molto prima, se soltanto qualcuno non avesse deciso di far affondare la mia faretra dopo aver lasciato abbrustolire l'arco su un ponte in fiamme." aggiunse Clint, sgranocchiando quelli che sembravano essere cracker. I miei cracker.

Mi voltai, allargando le braccia. "Saresti morto, Barton." gli ricordai, leggermente irritata. Preferiva salvare le sue armi piuttosto che la sua vita?

"Ho capito bene? Avete fatto esplodere un ponte?!" esclamò Stark, incarnando pienamente il modo di dire 'rimanere bocca aperta'. "Santo Dio, ma perché lascio decidere a Rogers le squadre?" proseguì poi a borbottare, massaggiandosi la base del naso mentre camminava avanti e indietro per la stanza.

Feci per aprire bocca, ma Clint mi afferrò per la spalla e mi lanciò un'occhiataccia: dovevamo stare zitti almeno finché non eravamo fuori da Seoul. Il problema era che quella faccenda del Soldato d'Inverno era troppo bizzarra ed enigmatica per non essere discussa subito. E io mi conoscevo fin troppo bene. Prima o poi avrei confessato. O qualcuno mi avrebbe fatto confessare.

"Ascoltate," riprese Tony, fermandosi bruscamente davanti a me, Clint e Parker. "Non voglio sapere come è successo, ma guai a voi se dite qualcosa al Capitano. Intesi?"

Perfetto, il segreto nel segreto. Sarei esplosa prima del previsto, me lo sentivo.

"Okay, signor Stark."

"E sia. Ma sappi che odio nascondere le cose a Stevie."

"Non mi meraviglio."

Tony sospirò, per poi inforcare quel paio di occhiali che si portava sempre dietro. "Jarvis, contatta la Stark Relief Foundation e la Stark Remedy Corporation. Non m'importa dell'orario. Avevo giurato di aver chiuso con i governi Coreani, quindi muoviamoci a sistemare quel ponte prima che qualcuno dei poteri forti se ne accorga."

𝖋𝖆𝖑𝖑𝖊𝖓 𝖈𝖔𝖒𝖗𝖆𝖉𝖊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora