strike team

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Riemersi dal fiume scuro con un respiro profondo, spostandomi i capelli zuppi dal viso e disattivando la maschera. Tossii, sputando acqua dolce e ringraziando Dio per non essere annegata, con quella roba di Vibranio che si era riempita d'acqua attraverso i buchi dai quali respiravo. L'esplosione era stata attutita appena dalla pioggia, ma continuava comunque a divampare sulla carcassa della jeep blindata, irradiando di una luce fioca anche il fiume.

Mi voltai, muovendo le braccia per tenermi a galla. Cristo, dovevo trovare il ragazzino. "Peter? Peter!" chiamai il ragazzo, preoccupata.

Di fianco a me, Parker riemerse senza la maschera dell'Iron Spider sul viso. "Zelda, stai bene?" annaspò, sistemandosi i ricci bagnati.

Annuii, continuando a guardarmi attorno. "Dov'è Clint?" chiesi quando notai l'assenza dell'arciere. Peter rimase pericolosamente in silenzio, e fu allora che capii che qualcosa non andava. Doveva aver lasciato la presa troppo presto, forse era caduto più lontano rispetto a noi. "Raggiungi la sponda, io devo trovare Barton."

E senza aspettare una risposta, mi diedi una spinta con le gambe e tornai sott'acqua.

Una vaga ombra arancione aleggiava sull'Han per via del fuoco sul ponte, ma non era abbastanza luminosa per fare luce a due metri di profondità. Imprecai in silenzio e continuai a nuotare, cercando Clint alla cieca. Non potevo contare sulla vista, o sull'udito per quanto mi riguardava. E a questo punto nemmeno sulla voce, perché non potevo gridare sott'acqua e aspettarmi che Occhio di Falco mi sentisse. Dopo quelle che mi parvero ore nell'acqua congelata, scorsi una macchia più scura dell'acqua adagiata sul fondale. Presunsi che non dovevano esserci molti corpi caduti nel fiume, quindi doveva per forza trattarsi di Barton.

Feci del mio meglio per raggiungerlo nel minor tempo possibile, ma la sua posizione non diceva nulla di buono; doveva essere svenuto con i fumi dell'esplosione e non era riuscito a tornare in superficie. Quando fui abbastanza vicina, gli controllai il battito: debole ma, per fortuna, c'era ancora. Liberai Clint dalla faretra che portava sulla schiena, cercando di renderlo il più leggero possibile. Poi, avvolsi il suo braccio intorno al mio collo e lo sorressi per la vita. Considerai l'opzione di concentrare il Vibranio in quei punti dove stavo tenendo l'uomo, ma poi mi ricordai che così ci avrei fatti sprofondare. Era un metallo leggero, ma fino a un certo punto.

Scalciai lentamente mentre spostavo l'acqua con una mano sola, cercando di stabilire un equilibrio - volevo spingerci su, ma Clint ci tirava verso il basso. Mi sembrava di combattere contro un mulino a vento. I polmoni si stavano svuotando e, ben presto, sarei rimasta anche io senza ossigeno. Ignorando ogni monito e ogni avvertenza, feci quello che non avrei dovuto fare se volevo proteggerci tutti: evocai l'energia della Gemma dello Spazio. Fili azzurri avvolsero Barton, facendolo levitare finché non fu completamente in superficie.

Due bracciate dopo, annaspai in cerca d'aria, con la testa fuori e il corpo ancora completamente sommerso. Assicurandomi di essere ancora abbastanza forte per gestire due persone in contemporanea, mi sollevai anch'io, levitando a pochi centimetri dall'acqua. Seguii Clint con lo sguardo per continuare a tenere il controllo dei miei poteri, accompagnando le direzione dettate dalla mia mente anche con qualche rigido movimento delle dita.

Quando fummo prossimi alla sponda, adagiai Barton su uno dei gradini con estrema delicatezza. Peter doveva essere arrivato da un po' perché quando ci vide scattò in piedi sullo scoglio sul quale si era seduto e sgranò gli occhi. "È ferito?" proruppe il ragazzino, saltando letteralmente sul gradino dove avevo lasciato cadere Clint.

"Non credo, ma un minuto di più e sarebbe morto." risposi greve, tornando con i piedi per terra. Li avevo migliorati, i miei atterraggi. Perlomeno non inciampavo più, ma c'era sempre qualcosa di complicato nel dover destreggiare il proprio peso corporeo.

𝖋𝖆𝖑𝖑𝖊𝖓 𝖈𝖔𝖒𝖗𝖆𝖉𝖊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora