3

133 5 0
                                    

### Siria – POV

La campanella risuona nelle orecchie, segnando la fine delle lezioni. Normalmente non vedo l'ora di uscire da scuola, tornare a casa e buttarmi sul letto, ma oggi no. Oggi ogni passo sembra più pesante, come se il mondo si fosse improvvisamente riempito di sabbie mobili. Quel maledetto cinque in inglese non riesco a togliermelo dalla testa, e so già come andrà a finire con mio padre. Un uomo duro, intransigente, per cui non esiste spazio per errori o debolezze. Mi sembra di sentirlo già: "Che figura mi fai fare? Non ti vergogni?". Sono parole che bruciano come il fuoco, e l'idea di sentirle di nuovo mi fa sentire ancora più piccola.

Il telefono vibra improvvisamente nella tasca della giacca, riscuotendomi dai miei pensieri cupi. "Giada❤️‍🩹 ti sta chiamando", leggo sullo schermo. Almeno una buona notizia. Rispondo subito, anche se la mia voce è più debole del solito.

"Buongiorno, amore miooo! Sei già arrivata a casa?" mi chiede Giada, con la sua voce allegra e leggera, anche se leggermente soffocata dal raffreddore. Lei è sempre così: un vulcano di energia, anche quando è malata.

"Ciao splendore... non ancora, sto per uscire da scuola," rispondo mentre stringo il telefono tra le mani. Provo a mascherare la preoccupazione nella mia voce, ma so che Giada mi conosce troppo bene per non accorgersene. "Tu come stai? L'influenza ti sta ancora tormentando?"

"Mhmm, va meglio. Credo che domani tornerò a scuola, se mi sveglio in forze," risponde tra un colpo di tosse e l'altro. Poi cambia subito tono, più maliziosa, più curiosa. "E tu? Hai quella voce che non mi convince... Dai, cosa c'è che non mi hai ancora raccontato? Non è che c'entra qualche ragazzo?" Ride, con quell'accento acuto e divertito che usa sempre quando intuisce qualcosa di interessante.

Sorrido, anche se il nodo alla gola non se ne va. "Forse... ma non è niente di che, sul serio," le dico, cercando di sdrammatizzare, anche se il pensiero di Ivàn mi fa girare la testa.

"Ahhh, Siria, non farmi stare sulle spine! Devi raccontarmi tutto, lo sai che non resisto!" insiste lei, sempre più elettrizzata.

"Tranquilla, te lo racconterò domani, ok? Adesso devo andare... non sono esattamente in vena di chiacchiere, devo affrontare mio padre..." dico con una voce un po' più bassa, sperando che non mi chieda altro.

"Ok, ok, ma prometti di scrivermi dopo, capito? Ti voglio bene!" mi risponde con il suo solito entusiasmo, e riattacco con un sospiro profondo. Giada è il mio rifugio, ma ci sono cose che nemmeno lei può capire fino in fondo.

Rimetto il telefono in tasca e cerco di concentrarmi su dove sto andando, anche se la testa è un casino. Proprio mentre faccio un passo, sento una mano posarsi delicatamente sulla mia spalla. Sobbalzo, girandomi di scatto.

---

### Ivàn – POV

Finalmente la scuola è finita. Un altro giorno trascorso a far finta di interessarmi a ciò che succede in classe. Mentre cammino verso l'uscita, noto Valerio che mi lancia uno sguardo e mi tira uno schiaffetto sulla nuca, una delle sue solite prese in giro.

"Ciao fra, ci vediamo più tardi," dice ridendo, mentre già si allontana senza aspettare risposta.

"A dopo, coglione," gli rispondo con un sorriso di sfida. Ma appena giro lo sguardo, la vedo. Siria. È lì, sola, ferma vicino all'uscita, mentre parla al telefono. C'è qualcosa di diverso in lei oggi. Non saprei dire cosa, ma sembra più fragile, come se portasse un peso troppo grande sulle spalle.

Le parole di Valerio mi tornano in mente: "Portatela a letto, e la scommessa sarà tua". Di solito queste sfide non mi creano problemi. Gioco, vinco e me ne frego. Ma con lei... qualcosa è diverso. Non sono mai stato bravo con i sentimenti, ma quando la vedo così persa, come ora, mi sembra di toccare una corda che non voglio far vibrare.

Mi avvicino a lei senza pensarci troppo. "Ei," dico, posandole una mano sulla spalla. Lei si volta di scatto, sorpresa.

"Ah... ciao," mi dice, e c'è un mezzo sorriso che si fa largo sulle sue labbra, anche se sembra forzato. C'è qualcosa di incredibilmente vulnerabile nel modo in cui mi guarda.

"Vuoi un passaggio a casa?" chiedo, rompendo il silenzio che si era creato.

"No, tranquillo... non vorrei disturbarti," risponde subito, con una timidezza che non avevo mai notato prima.

"Disturbare? Macché. Dimmi solo dove abiti, e ti accompagno. Non capita spesso di poter essere un cavaliere," le dico, cercando di strapparle un sorriso vero.

Lei esita un attimo, ma poi cede. "Ok, grazie. Sei gentile," dice piano, e si infila in macchina.

---

### Siria – POV

Il tragitto in macchina con Ivàn è più silenzioso di quanto mi aspettassi. Mi sento stranamente a disagio, forse perché non so cosa aspettarmi da lui. Con tutte le voci che girano, so di non potermi fidare al cento per cento, ma c'è qualcosa nel suo modo di comportarsi oggi che mi confonde.

Mentre guida, rompe il silenzio. "Per caso conosci qualcuno della 5C? Una certa Siria Romano?"

Annuisco piano, cercando di mascherare la sorpresa. "Sì... direi che la conosco bene. Sono io," rispondo, lanciandogli uno sguardo curioso.

Lui sorride, ma è un sorriso che sembra nascondere qualcosa. "Ah, quindi sei tu la mia tutor di matematica. Beh, sarà un'esperienza interessante," dice ridendo, come se non prendesse nulla troppo sul serio.

"Tu sei quello che va male a matematica, vero?" lo prendo in giro. "Dovremo lavorare parecchio, allora."

Lui fa una smorfia e si difende subito: "Non è che vado male... è il prof che ce l'ha con me. Giuro."

Scoppio a ridere, e per un attimo l'aria si fa meno pesante. "Oh, certo... è sempre colpa del prof," dico scherzando.

Finalmente arriviamo davanti a casa mia. "Ecco, siamo arrivati," dico, tirando un sospiro di sollievo. Almeno, così sembra.

Ivàn si gira verso di me, ma non mi lascia scendere subito. "Aspetta... non dimentichi qualcosa?" dice con quel sorriso che ora riconosco come un suo marchio di fabbrica, indicandosi la guancia.

Lo guardo perplessa. "Mh... davvero?" dico, facendo finta di essere indecisa.

Lui ride. "Beh, ci ho provato."

Prima di scendere, mi avvicino e gli do un bacio leggero sulla guancia. "A domani," gli dico prima di uscire dalla macchina.

"Ci conto," risponde, mentre lo saluto con un sorriso incerto. Poi chiudo la portiera e mi dirigo verso casa.

---

### Siria – POV

Appena metto piede in casa, sento subito la tensione nell'aria. Mio padre è già lì, e lo sento urlare dalla cucina: "Vieni subito qui!".

Il cuore mi batte forte, lo stomaco si contorce. Sapevo che sarebbe successo. Faccio un respiro profondo e mi avvicino lentamente.

"Papà, posso spiegare—" ma non finisco la frase. Uno schiaffo violento mi colpisce la guancia. Il viso mi brucia, e la sua rabbia esplode senza controllo.

"Cinque? Ti sembra un voto da portare a casa? Che figure mi fai fare, Siria? Non hai rispetto per nulla!" urla, tirandomi un altro schiaffo. La sua collera mi sovrasta. Non riesco neanche a reagire. Il mio corpo è fermo, congelato.

Lui mi guarda con disprezzo. "Spero per te che recupererai questo voto. Altrimenti, sai cosa ti aspetta," dice prima di sbattere la porta e uscire di casa.

Mi accascio sul pavimento, sentendo la guancia che pulsa, e gli occhi pieni di lacrime che cerco di trattenere. L'ha fatto di nuovo. Non mi fa più male solo fisicamente, ma anche psicologicamente.

Il telefono vibra nella tasca, ma questa volta non ho voglia di rispondere. Ignoro il primo squillo, ma il telefono continua a vibrare insistentemente. Infine, decido di rispondere, anche se con riluttanza. "Numero sconosciuto," leggo sullo schermo.

---

Chi sarà al telefono? E come reagirà Siria dopo l'ennesima crisi familiare? La giornata di Ivàn e Siria è appena iniziata, e le loro vite potrebbero incrociarsi in modi inaspettati.

Everything can change in a secondDove le storie prendono vita. Scoprilo ora