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Siria si svegliò il mattino seguente con una leggera sensazione di confusione. Il sole filtrava dalla finestra della sua stanza, illuminando le lenzuola e il soffitto. Aveva sognato qualcosa di strano, qualcosa che non riusciva a ricordare chiaramente. Era tutto legato alla conversazione avuta con Ivan la sera precedente, ma i dettagli si erano dissolti come nebbia al mattino. Eppure, quella sensazione di energia nuova e sconosciuta non la abbandonava. Aveva la sensazione che qualcosa stesse cambiando, anche se non sapeva esattamente cosa.

Si tirò su nel letto e afferrò il telefono sul comodino. Il messaggio di Ivan era ancora lì, e Siria lo rilesse per l'ennesima volta, sorridendo leggermente tra sé. Le parole erano semplici, ma il tono e il tempismo, a quell'ora tarda della notte, l'avevano fatta riflettere. Ivan era sempre stato una persona riservata, eppure quella notte si era aperto con lei, in modo inaspettato. Era strano come le sue parole le fossero rimaste impresse nella mente per tutto il tempo. Cosa significava tutto questo? Perché aveva sentito il bisogno di confidarsi proprio con lei?

"Buongiorno, signorina Siria," disse una voce calma dalla porta. La governante, Cristina, stava già sistemando alcune cose nella stanza. Come al solito, era sveglia prima di tutti, con il suo modo di fare preciso e silenzioso.

Siria le rivolse un sorriso stanco. "Buongiorno, Cristina. Ho dormito, sì... più o meno."

"Qualcosa non va, signorina?" chiese Cristina, alzando lo sguardo dalla pila di vestiti che stava sistemando.

Siria scosse la testa, ma la sua mente era altrove. Pensava ancora a Ivan. "No, niente di che. Solo... pensieri sparsi." Si alzò dal letto e, scendendo le scale verso la cucina, il messaggio di Ivan continuava a riaffiorare nella sua mente.

In cucina, Cristina era già impegnata nelle faccende di casa, come ogni mattina. Siria si avvicinò alla macchina del caffè, ma i suoi pensieri erano troppo lontani per concentrarsi su qualcosa di così banale. Le parole di Ivan la tormentavano. Doveva assolutamente parlare con lui, capire meglio cosa stava succedendo. Forse il suo comportamento strano nascondeva qualcosa di più profondo, qualcosa di cui non aveva voluto parlare apertamente via messaggio.

Il caffè era pronto, ma Siria si rese conto di non averlo nemmeno assaggiato. I suoi pensieri erano già proiettati alla giornata scolastica che l'aspettava. Aveva la speranza, forse un po' infantile, che avrebbe incontrato Ivan a scuola e che avrebbe avuto l'opportunità di chiarire tutto.

***

Giada, la sua migliore amica, non era ancora tornata a scuola. Era stata assente per alcuni giorni a causa di una brutta febbre, e Siria sentiva la sua mancanza. Giada era sempre stata la persona su cui poteva contare per parlare di tutto, e in un momento come questo, in cui i suoi pensieri erano confusi, ne avrebbe avuto davvero bisogno. Mentre si avvicinava al cancello della scuola, con il sole ormai alto nel cielo del mattino, si sentì più sola del solito.

L'ingresso della scuola era affollato come ogni giorno. Gruppi di studenti si muovevano in tutte le direzioni, chiacchierando e ridendo. Siria si diresse verso il suo armadietto, sperando di sistemare le sue cose e poi trovare un momento per mettere ordine nei suoi pensieri. Ma appena aprì l'armadietto, sentì una voce familiare alle sue spalle.

"Ehi, Siria."

Si voltò e si trovò faccia a faccia con Ivan. Il cuore le fece un piccolo balzo nel petto. Era così strano, dopo quella conversazione notturna, trovarlo lì davanti a lei come se niente fosse. Eppure, c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi. Sembrava più rilassato, forse addirittura più aperto.

"Ciao, Ivan," rispose Siria, cercando di mantenere un tono casuale, anche se il suo cuore batteva più forte del solito.

Ivan si passò una mano tra i capelli, un gesto che faceva spesso quando era nervoso. "Ti va di pranzare insieme oggi? Ci sarà anche Valerio. Ci troviamo alla solita panchina, quella vicino ai campi da tennis."

Everything can change in a secondDove le storie prendono vita. Scoprilo ora