Wakanda.

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Quinjet, in viaggio verso il Wakanda.

"Non dimenticarti di me."
Quella voce. La sua voce, in testa.
"Non dimenticarti di me."
Non mi ha mai abbandonato.
"Non dimenticarti di me."
Come avrei potuto farlo? Come avrei anche solo potuto pensare di dimenticare?
"Non dimenticarti di me."
L'eco della sua voce continua a risuonarmi in testa.
"Non dimenticarti di me. Non dimenticarti di me. Non dimenticarti di me. Non dimenticarti di me."
Mai. Mai. Mai. Mai.
Avevo paura che si fosse dimenticato lui di me. Avevo paura che tutto quello che eravamo, tutto quello che abbiamo condiviso, tutto quello che ci ha uniti... avevo paura che io per lui fossi diventata il Nulla. Se ne era andato, non mi aveva lasciato niente, nemmeno un addio. Avevo trovato quel nostro rifugio a Bucharest completamente deserto e distrutto. Esattamente come il mio petto si era sentito nel ritrovarmi lì, nel nostro luogo, dove eravamo il Tutto, senza di lui. Mi era stato strappato via il cuore contro la sua volontà. E io, sola, ero il Vuoto. Credo che tutto quel dolore non sia possibile da descrivere. Al solo pensiero, mi viene voglia di vomitare.
Ma ora c'è una speranza. Ora sto per rivederlo. Ora sentirò di nuovo il suo calore su di me, ora le mie mani potranno toccarlo, le mie labbra sfiorarlo e le mie orecchie sentire di nuovo il suo cuore battere all'unisono con il mio.
Sono passati anni.
Anni.
E ora questi anni di dolore sembrano stare per diventare un brutto ricordo.
Ora tutto mi sembra possibile.

Campagna sperduta austriaca, catacomba sotto la sacrestia, estate 2014.

-E perché non sei semplicemente scappata?
-Ho scelto di fidarmi.
...
-Non sei il Nulla. Io lo so chi sei. Sei la persona più pura che abbia mai incontrato. Quello che facevi lo facevi per amore, non perché erano ordini da eseguire. Tu ami, disinteressatamente e incondizionatamente. E penso che sia il motivo per cui tu sei qui con me ora.
-Cosa vuoi dire?
-Tu mi ami.
-Non è vero.
-Sì invece. Non intendo un amore carnale, fisico, di attrazione. Ma un amore... puro, appunto.
...
Il getto dell'acqua si ferma non appena apro la porta. Bucky apre la tendina della doccia, facendo uscire solo la testa e il braccio di carne. Mi guarda. Non è confuso, non si sta chiedendo il perché io sia lì. Lo sa perfettamente perché.
-Sei sicura?- mi chiede, quasi spaventato.
-Sì. Mi fido di te. E tu?
Scosta la tendina della doccia ed eccolo, nudo, bagnato, bellissimo, davanti a me. Mi porge la mano metallica, invitandomi ad unirmi a lui. La prendo ed entro.
...
-Ho provato una sensazione nuova. Calda, bella. Non l'avevo mai provata prima.
-Sei felice?
-Sì. Lo sono. In questo momento mi sembra di vivere. In questo istante mi sembra di essere felice. Ed è strano, perché sono felice di essere felice. E se lo sei anche tu, questo accrescerebbe la mia felicità.
-Lo sono anch'io. Quello che c'è la fuori non esiste più. Conta solo lo stare qui con te.
-Perché ridi?
-Perché non mi era mai capitato. Per una volta non ho paura di morire. È assurdo come comincia la vita. La mia è iniziata ora, che sta per finire.
...
Posto sicuro, Austria, 2014.

-E lei Signorina Bar... scusi... Maria. Non le consiglio di tornare a Vienna o in Italia. Meglio se cambia nazione anche lei.
-Lei verrà con me. Abbiamo una vita da scrivere insieme. Questo è solo il capitolo 1.
-Sei sicuro di volermi con te?
-Sì.
...
Rifugio, Bucharest, Romania, 2016.

-Vorrei portarmi con me questo momento per sempre.
-Abbiamo tutta una vita davanti. Io non ho intenzione di andare da nessuna parte... e tu?
-No, neanch'io.
...
"Visto, Buck?" penso, "Non ho dimenticato nulla."
Sorrido.

Wakanda.

-Come ti senti? - mi chiede Shuri, facendo un passo indietro, una volta finito di avermi istallato il braccio.
-Bene.
-Prova a muoverlo, vediamo cosa succede.
Così, faccio qualche passo indietro, allontanandomi un po' dalle persone. Roteo il nuovo braccio di vibranio facendogli fare il giro completo della spalla in velocità. Tutto regolare. Anzi, ho come l'impressione che sia più leggero e che quindi riesca a fare il mio solito movimento più velocemente.
-Bene. Anzi, ottimo! Non si è staccato, direi che è un buon punto di partenza. Ora prova a toccarti tutte le dita con il pollice.
Così faccio.
-Bene. Non si sono staccate nemmeno queste.
-Shuri, sai benissimo che non si sarebbe staccato nulla.
-Sì, infatti scherzavo - dice, ridendo. Io le sorrido.
-Mi spiace che non hai avuto occasione di fare pratica.
-Sì, beh... non sono proprio un novellino.
-Già, ma questo è completamente diverso rispetto a quello che avevi prima.
-E cioè?
-L'ho fatto io.
Le sorrido di nuovo.
-Shuri, Lupo Bianco - ci chiama T'Challa, entrando nel laboratorio - Sono arrivati.
-Andiamo - dice Shuri, mettendomi una mano sulla spalla metallica.
-Come ti trovi col nuovo braccio, Lupo Bianco? - mi chiede T'Challa.
-Benissimo, l'ho fatto io - dice Shuri.
-Puoi anche dire di no, se vuoi - dice T'Challa.
-A tuo rischio e pericolo, sappilo. Conosco il modo di rigirare il tuo braccio contro di te - commenta Shuri.
Rido.
-Va benissimo. L'ideale per combattere.
-Non te l'avrei mai chiesto se non fosse importante - dice T'Challa.
-Beh, non ho mai combattuto contro gli alieni. Dovevo spuntarli dalla lista, prima o poi.
Sorride.
-Bene, ora andiamo. Ci stanno aspettando.
Steve.

Quinjet.

Il portellone del Quinjet si apre piano piano, facendo entrare la luce all'interno. Anna, in braccio a me, chiude gli occhi all'improvviso cambio di illuminazione. Ha gli occhi azzurri di suo padre, la luce le dà più fastidio del normale. Steve, Sam e Nat escono per primi e li vedo avvicinarsi a un gruppo di Dora Milaje che circondano quello che mi sembra il Re di Wakanda. Escono anche Bruce, Rhodey seguiti da Wanda che sostiene Visione, ferito dalla battaglia in Scozia. Io, con la bimba per mano, rimango dentro il Quinjet ancora per un po'. La tensione mi sta mangiando dentro.

Wakanda.

-Pare che io debba sempre ringraziarti per qualcosa - dice Steve, stringendo la mano a T'Challa.
Quello che credo sia il dottor Banner si schiarisce la gola e si inchina.
-Noi non facciamo così qui - gli dice T'Challa, pregando a Banner di non farlo. Sorrido. -Secondo voi di quale portata sarà l'attacco? - continua T'Challa.
-Signore! - dice Banner - Credo che dovreste aspettarvi un grosso attacco.
-Come siamo messi? - chiede Natasha.
-Avrete le guardie reali, la tribù del confine, le Dora Milaje e...
-Un uomo centenario semi-stabile - dico, andando verso di loro, sorridendo. Vado verso Steve e lo abbraccio.
-Come stai, Buck? - chiede, ricambiando l'abbraccio.
-Ah, niente male... per la fine del mondo - dico sorridendo. Ci sono così tante cose che vorrei di cui vorrei parlargli, tantissime che vorrei chiedergli... in realtà solo una. Lui, quasi leggendomi nel pensiero, annuisce e sorride.
E dietro tutti loro, lì sul portellone del Quinjet, vedo una figura che non avrei pensato avrei visto oggi. Una persona che avrei quasi sperato di non rivedere più, perché avrebbe significato una nuova vita per lei, una sicura, lontana da me e da tutto il dolore che avrei potuto infliggerle. Una persona che però, con tutto il mio cuore, sognavo di rivedere e che incontravo ogni notte nei miei sogni.
Lei.
Maria.
Perdo ogni controllo di me stesso e mi ritrovo a correrle incontro, a raggiungerla lì dov'è, ferma sul portellone del Quinjet, con le lacrime agli occhi. Mi fermo non appena sono a un metro da lei, quasi spaventato che un passo in più avrebbe potuto soffiare via quella magnifica apparizione.
-Bucky - dice lei, con una voce tremante, ma con la sua voce.
-Sei proprio tu? - le chiedo.
Lei annusce, scoppia a piangere e mi viene incontro, stringendomi a sé con forza, quasi stritolandomi le costole e impedendomi di respirare, ma non le dico che mi sta facendo male per paura che tutto questo possa scomparire. Lei è qui, che mi stringe a sé con tutta la forza che ha, quasi per non farmi scappare via... di nuovo. Ricambio la stretta e poi con le mie mani le prendo il viso e poggio le mie labbra sulle sue. Un bacio lungo, caldo, pieno di amore, di segreti che solo noi condividiamo, che non appartengono a nessun altro. Noi e nient'altro.
-Mi sei mancato così tanto - mi sussurra lei all'orecchio.
-Anche tu. Non riesco a credere di starti toccando in questo momento. Sei davvero tu, qui con me.
-Sì - dice, ridendo. La bacio di nuovo e ancora e ancora e ancora, sperando che questo momento non finisca più. Ma poi la sento. Una piccola manina sulla gamba? E' possibile? Abbasso lo sguardo e la vedo. Quegli occhi azzurri, così simili... ai miei? Mi chino verso quella bimba e lei mi viene incontro, abbracciandomi. Io alzo lo sguardo verso Maria. Lei sorride.
-Si chiama Anna. E' tua figlia, Bucky.
Scoppio a piangere, stringendo quel corpicino così piccolo tra le mie braccia. La prendo in collo, mi alzo e metto la mia mano di carne sulla guancia di Maria.
-Mi dispiace - dico, tra le lacrime.
-Lo so - risponde lei.
-Se lo avessi saputo...
-Ma non potevi saperlo, Bucky. Ora siamo qui, insieme.
-Pensavo di proteggerti. Invece avevi bisogno di me.
-Ho ancora bisogno di te.
-Non ti lascerò più. Te lo prometto. Ora sono qui, con te.
-Ti avevo promesso che non ti avrei dimenticato. E anche se questa volta volevi che lo facessi, non ti ho dimenticato- dice lei.
-Sono felice che tu non l'abbia fatto. Ho sbagliato a pensare che senza di me saresti stata meglio.
-La mia vita senza di te è vuota.
-Mi sei mancata da morire.
-Anche tu.
Ci baciamo.

-
Ciao! Ecco il nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! :)
EggWoman1

La Pienezza del Tutto. || Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora