È meglio così.

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Base sotterranea Hydra, Austria, non troppo tempo fa.

La guardo oltre gli occhiali frantumati. La mano in cui tiene la siringa trema. Avverto la sua paura.
-Guardati. Calva, sporca di sangue, piena di cicatrici e di lividi. Zoppa. E con un fidanzato con la testa più frullata della tua. Non eri pronta per fare la madre.
-Cosa?- chiede Bucky, dietro di me. - La madre?
-E tu non eri pronto per fare il padre, se proprio lo vuoi sapere.
-Era incinta?
Sento i passi di lui avvicinarsi sempre di più a noi.
-Era un maschietto. Ti abbiamo sterilizzato più di una volta, ESF173, ma ogni volta che ti congelavamo tutto tornava al suo posto e pienamente funzionante. Ma dubitavamo che per te sarebbe stato possibile concepire. Sei un esperimento scientifico... che a quanto pare è compatibile con un potenziato. Ma come potevamo lavorare su di te incinta? Liberarcene è stata la scelta migliore. E tu, Soldat, non sei neanche in grado di prenderti cura di te stesso. Figuriamoci di un figlio. Lo avresti strangolato sotto ipnosi senza neanche pensarci due volte o chiederti chi fosse quel piccolo bambino che ti somigliava. E per quanto riguarda ESF173, è questione di tempo prima che faccia questa fine.
Dopo un attimo di silenzio, Bucky le lancia un coltello sulla fronte, che si conficca proprio tra le due sopracciglia perfette. Una goccia di sangue le scende dal taglio. Ecco che cade in terra, morta. Ma prima di ricevere il colpo, è riuscita a conficcare la siringa col liquido nero nel mio petto e a iniettarlo direttamente al mio cuore. Cado in terra, priva di sensi.

-

Quinjet, oggi, 2018.

È così che mi risveglio, completamente sudata, tremante dall'agitazione e con un'angoscia lancinante che mi stritola il cuore nel petto, facendomi respirare a fatica. Con la mano sinistra mi sposto quelle ciocche di capelli appiccicate alla fronte dal sudore, forse eccessivo, ma d'altronde, sudo tanto quando faccio gli incubi. Il silenzio, l'oscurità e la presenza di Nastasha accanto a me, mi tranquillizzano quel poco che basta a farmi riprendere a respirare regolarmente.
È stato solo un sogno. Ma fa male, incredibilmente male. Tutto questo è successo veramente. Mi ricordo ogni singolo momento. E lui era lì con me.
Mi scendono alcune lacrime dagli occhi sia al suo pensiero, sia a quello che la mia piccola Anna avrebbe potuto non esserci oggi e non dormire in questo momento tra me e Nat. È buffo, è nella mia vita da due anni eppure è come se ne facesse parte da sempre. Mi asciugo le guance rigate dalle lacrime col dorso di una mano e le dò un soave bacio sulla testolina, leggera abbastanza da non farla svegliare. Tremo quando si muove, ma lo fa pochissimo e leggermente, tornando poi a ronfare, angelica, indisturbata. La mia attenzione cade ora alla sua piccola bocca, scoperta dato che Anna ha sempre rifiutato il ciuccio. Ne avevamo comprato uno, in una stazione di servizio (ora, Steve lo tiene appeso alla sua cintura della divisa)
Quella boccuccia inerme assomiglia terribilmente a quella di Bucky e quando dorme questa somiglianza è ancora più palese. La conosco fin troppo bene, quella bocca. O meglio, la conoscevo.
Non ho più sonno ormai, non riuscirei a riaddormentarmi neanche se ci provassi con i sonniferi più pesanti, che su di me non avrebbero comunque effetto. Così, facendo piano e con attenzione a dove metta i piedi, scendo dalla branda dove dormiamo io, Nat e Anna per andare a fare una corsetta. Qui vicino a dove ci siamo accampati c'è un lago, magari potrei anche fare un bagno. Appena esco dal Quinjet, ecco che una leggera brezza ghiacciata mi accarezza la pelle quasi scoperta. Fa freddo, siamo in montagna e c'è uno strato di neve attecchito al terreno. Il tempo perfetto per chi è nato e ha vissuto tutta la vita nel ghiaccio.
Siamo in un bosco in Cina, non so bene in quale parte precisa. È l'alba. Sono sollevata al pensiero di non essermi persa troppe ore di sonno. Comunque tra qualche ora ripartiremo alla ricerca di un altro posto dove accamparci, in un altra nazione e forse un altro continente.
Questa è la nostra vita già da un po'. 48 ore in un posto sperduto per poi cercarne un altro.
Comincio a correre addentrandomi nel bosco fitto. Corro, corro e corro, più veloce che posso. Dopo il parto, il vibranio all'interno del mio corpo sembra non darmi più fastidio con mal di testa, nausea o cose del genere. Anzi, ora è come se si fosse fuso per bene, combinandosi con ogni cellula del mio corpo in maniera tale da rendermi quasi invincibile, infaticabile, insuperabile. Sono piena di energie sempre, i miei sensi super sono diventati ancora più sofisticati, i capelli biondo cenere, che sono riapparsi qualche mese prima del parto e ora lunghi fino al collo, hanno dei riflessi metallici. Infine, I miei muscoli si sono potenziati, ma allo stesso tempo solo agile e leggera come una piuma. Sono diventata un'altra cosa. Forse, il mio organismo già super al concepimento, aveva bisogno del tempo per assorbire, assimilare e sviluppare il vibranio.
Dopo un quarto d'ora (se non avessi avuto i miei muscoli probabilmente la corsetta sarebbe durata un'ora), ecco che arrivo al lago. Il sole è nel cielo e i suoi riflessi luminosi bagnano l'acqua congelata. Mi vado a sedere sulla poca neve in riva al lago, prendendomi le ginocchia con le braccia, chiudendo gli occhi e ascoltando i rumori di un bosco che si risveglia dal sonno notturno con l'arrivo dell'alba. C'è tanta pace, qui. Apro gli occhi e mi avvicino alla superficie del lago, rompendo il piccolo strato di ghiaccio per poter toccare l'acqua con una mano e sentirne così la temperatura. È perfettamente ghiaccia. Rompo ancora di più il ghiaccio per lasciare lo spazio necessario affinché io mi immerga. Mi tolgo tutti i vestiti e sprofondo nell'acqua fredda. Ed ecco che piano piano tutto mi sembra tornare al proprio posto, sia meccanicamente, che fisicamente e infine mentalmente. Ogni piccolo fastidio, dolore o disagio è come se non sia mai esistito. Rimango sott'acqua con gli occhi chiusi per un po', forse una mezz'oretta, forse un'ora, non tanto, fino a che non decido che possa bastare. Anzi, fino a che non percepisco la presenza qualcuno fuori, sulla riva del lago ad aspettarmi. Riemergono alla superficie ed ecco che vedo Steve, con le braccia sui fianchi, vestito da corsa, ma nel suo respiro non si riesce a percepire neanche un leggero segno di affaticamento. Se non sapessi che anche lui la mattina ha l'abitudine di andare a correre e non fosse vestito per l'occasione, non l'avrei mai indovinato.
Appena la mia testa esce dall'acqua percepisco l'acqua sulle mie sopracciglia e sui miei capelli piano piano ghiacciarsi. Sento il rumore del solidificarsi dell'acqua.
-Corsetta? - mi chiede, abbozzando un sorriso bianchissimo attraverso una barba folta.
-Incubo - rispondo. Annuisce e si siede accanto ai miei vestiti appallottolati, sulla neve in riva al lago.
-Lo hai sognato ancora? - mi chiede.
-Sì.
Silenzio. Lo guardo e lui mi restituisce lo sguardo. Steve è al corrente dei miei incubi. Spesso quando mi sveglio io, lui è già in piedi pronto per partire per una corsa. È stato lui infatti a consigliarmi questo metodo per schiarirmi le idee dopo un brutto sogno. Devo dire che funziona. Quindi alcune mattine partiamo insieme, altre, come questa, mi sveglio che lui è già partito, altre ancora, raramente, lui dorme quando esco.
-Manca poco, Maria. Tra poco potrai rivederlo.
-Lo so. È solo che ogni notte è più pesante dell'altra. Sapere dov'è e non poterlo raggiungere...
-È per il suo bene. E anche per il tuo e per quello di Anna.
-Sì, dovrei pensarla così.
-Maria, credimi. Sono sicuro che sia un bene per tutti, in questo momento. Lui ha bisogno di lavorare molto, concentrarsi su se stesso e vedere di trovare un po' di pace. Vedrai che gli farà bene.
-Non ha certo bisogno di preoccuparsi di me, ho capito.
-Non è quello che intendevo e lo sai.
-Ho capito cosa intendevi, Steve, davvero.
Detto questo, esco dall'acqua e Steve per prima cosa distoglie lo sguardo, poi si alza e mi dà le spalle. In un primo momento non capisco questa sua reazione. Poi mi rendo conto di essere completamente nuda e di aver lasciato i vestiti lì sulla riva, proprio accanto a dov'è lui.
-Scusa... - sussurro, piegandomi a raccogliere i vestiti -... non ci penso mai - dico e mi affretto a vestirmi.
Per me questa non è una nudità che ha bisogno di essere coperta, quindi non penso mai che altre persone possano reagire così, sentendosi a disagio. Il mio corpo è già stato profanato in tutti i modi possibili, un paio di occhi di certo non aggiungono niente a quello che è stato.
-Eddai, Steve, mi hai vista partorire. Sicuramente è stata una visione peggiore, no?
Steve fa spallucce e abbassa lo sguardo verso i suoi piedi. Una volta rivestita, gli vado davanti in modo da incrociare il suo sguardo. Gli sorrido e lui ricambia il sorriso.
-Andiamo - dice, mettendomi una mano sulla spalla. Ci incamminiamo tra la foresta.
-Tra quanto ripartiremo? - chiedo, cercando di togliermi il ghiaccio dai capelli, con le dita.
-Tra un paio d'ore. Dobbiamo accompagnare Wanda in Scozia dove l'aspetta Visione. E noi ci accamperemo non troppo lontano, sebbene Wanda non sia d'accordo. Vorrebbe più privacy, ma è meglio così.
-Meglio così.
-Sì, infatti. Ma tu non ne sei convinta. Vero?
-No, non lo sono. Wanda è più forte di tutti noi messi insieme, non ha bisogno di qualcuno che le stia alle calcagna soltanto perché potrebbe succedere qualcosa. E poi non è da sola.
-È una ragazzina. Non si sa mai cosa potrebbe succedere.
-Anche io sono una ragazzina e me la sono cavata anni da sola.
-Per te è diverso. Lei non ha la tua esperienza.
Silenzio.
-Si, beh, effettivamente il mio esempio non è un granché, te lo concedo... anche perché in realtà ho 73 anni, nonostante il mio aspetto da ventitreenne. Sono più grande di Wanda. Anzi, potrei essere la nonna di tutti qui.
-Io invece ne ho un centinaio, quindi potrei essere il bisnonno di tutti. Direi che ti batto ad occhi chiusi.
-Sai, a volte li dimostri proprio tutti i tuoi cento anni. Mi chiedo spesso se non sia meglio rinchiuderti in una casa di riposo.
Mi guarda storto per qualche secondo, poi scoppia a ridere.
-Anche Bucky ogni tanto aveva dei momenti da vecchietto. Quando guardavamo la televisione, ad esempio. Se non c'era il telegiornale, preferiva tenerla spenta perché diceva che trovava tutti gli altri programmi stupidi e senza senso. "Perché dovrei guardare un uomo in sovrappeso cercare di mangiarsi quattro chili di alette piccanti in mezz'ora?". Diceva sempre cose così quando facevo zapping per cercare un film. Da vero vecchietto - dissi, sorridendo al ricordo.
-Sì, sembra proprio il genere di cose che potrei dire io - dice, ridendo anche lui.

Wakanda.

-Sembra proprio una bella serata, non ti pare? Un modo perfetto per incorniciare l'inizio di una nuova vita.
-Sì, è vero. 
-Ma tu sei pensieroso.
-Sì, è ciò che sono in questo momento. 
Silenzio. 
-Dovresti considerare tutto quello che hai ottenuto questa sera come una grande vittoria. Un nuovo inizio.
-Infatti è proprio così che la vedo. E sono veramente grato a tutti voi per avermi dato la possibilità di essere finalmente una persona e non più un'arma al servizio di qualcuno. Niente più battaglie, niente più fughe. Solo il presente ed un presente tranquillo, normale direi quasi. Per me è veramente una vittoria. Non puoi capire la sensazione di libertà, di gioia nel vedere che nessuna di quelle parole aveva più un effetto. 
-Ma non è il vero motivo per cui lo stai facendo.
-Credo di aver dimostrato che il motivo per cui lo sto facendo è l'interesse comune.
-Sì, ma hai anche i tuoi motivi personali. 
-Certo, non essere più...
-Un pericolo per lei.
Silenzio.
-Si riesce a vederla nella tua anima, Bucky. E' così chiaro.
Silenzio.
-Ho giurato a me stesso di scomparire e non tornare mai più. Per il suo bene. 
-Ma non è ciò che vuoi veramente. Ti manca e la rivorresti al tuo fianco.
-Ormai è tardi, sono passati anni. Avrà voltato pagina. Ed è quello che devo fare anch'io, se voglio veramente proteggerla. 
Silenzio. 
-Non punirti per una cosa della quale non hai colpa. Dai alla tua anima una possibilità. Permettile di essere completa. Non dimenticarla. Ora hai bisogno di riposo e tranquillità. Ma poi, combatti per ciò che vuoi veramente. 

La Pienezza del Tutto. || Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora