Capitolo 1.

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Capitolo 1.

New York ore 10:00

Intanto Caliel aveva raggiunto un bel parco innevato.

Si guardò attorno non sapendo perchè fosse lì, ma si mise seduto su una panchina posando la valigia vicino a sé.

Prese il ciondolo che aveva la collo e l'immagine del volto di un ragazzo fece la sua comparsa, ma non ebbe il tempo di vederlo meglio perchè una palla di neve gli colpì il volto.

Uno dei bambini si avvicinò a lui borbottando: «Mi dispiace. Non volevo colpirti»

Caliel si lasciò andare a una piccola risata: «Certo che è fredda la neve» s'interruppe un attimo chiedendogli: «Posso giocare un po' con voi? Sto aspettando una persona, ma non è ancora arrivata»

«Sì!» esclamò il bambino prendendolo per mano portandolo a giocare con gli amici coinvolgendolo nella loro battaglia a palle di neve.

Per una lunga mezz'ora giocarono in quel mondo, ma s'interruppero quando una palla di neve andò a colpire la testa di un ragazzo che passava da quelle parti portando a passaggio il suo cane.

Quest'ultimo si voltò a guardali in cagnesco.

Uno dei bambini con voce tremante disse: «Mi dispiace»

«Vi sembra normale lanciare le palle sopra ai passanti? Non avete di meglio da fare che disturbare» sbottò lui indispettito.

Un altro dei bambini esclamò: «Se ci tratti male Babbo Natale non ti porta nessun regalo!»

Il ragazzo a quelle parole sbuffò: «Babbo Natale non esiste...» non rimase a guardare la reazione dei bambini alle sue parole e riprese il suo cammino.

Il ciondolo al collo dell'elfo brillò e comprese subito cosa doveva fare per questo dopo aver rassicurato i bambini sull'esistenza di Babbo Natale recuperò la sua valigia andando nella stessa direzione del ragazzo pensando: C'è qualcosa sotto. Devo capire come aiutarlo, ma prima devo sapere cosa gli è successo...

La luce del suo ciondolo si fece più intensa, ma non ebbe il tempo di guardarsi attorno che un cane gli saltò sopra facendolo cadere rovinosamente a terra.

Il cane iniziò a leccargli la faccia: «Ok, adesso basta. Ho capito sei un cane molto coccolone, ma sei anche pesante» disse lui accarezzandolo cercando di convincerlo a spostarsi.

Il ragazzo di poco prima si avvicinò dicendo: «Alaska, lascialo andare forza» il cane si spostò così gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi.

L'elfo la prese per poi sollevarsi da terra sentendo un dolore fortissimo alla caviglia tanto che si lasciò scappare un gemito mentre perdeva l'equilibrio.

Il ragazzo lo accolse tra le braccia: «Tutto bene?»

«No. Mi fa male la caviglia» ammise provando a posare nuovamente il piede a terra sussultando sentendo l'ennesima fitta dolorosa.

«Mi sa che hai preso una storta» rispose lui senza giri di parole portandolo a sedersi su una panchina.

«Lo pensò anch'io» ammise l'elfo osservandolo perplesso mentre si lasciava aiutare.

Con calma il ragazzo si inginocchiò davanti a lui togliendogli la scarpa e la calza esaminandogli attentamente la caviglia vedendo che iniziava ad assumere un colore violaceo: «Meglio se ti accompagno in ospedale. Non è un bene che stia diventando viola così velocemente» s'interruppe un attimo spostandosi i capelli con ciocche argentee dal volto dicendo: «Io sono Victor»

«Io sono Caliel» rispose lui sorridendogli tranquillamente.

Victor abbassò lo sguardo rimettendogli la calza per poi bloccargli al meglio la caviglia in modo che non la muovesse in modo errato.

It's Christmas TimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora