*Matteo's pov*
Ciao, mi chiamo Matteo ma alcuni amici mi chiamato matt, ho 27 anni, occhi e capelli scuri, alto e muscoloso, con dei tatuaggi qua e là.
La mia passione più grande è sicuramente il basket, seguito dalle moto. Entrambe sono nate quando ero piccolo grazie a mio padre, che è stato il primo a mettermi una palla in mano e spiegarmi come fare canestro. Quando raggiunsi l'età giusta per farlo iniziai ad allenarmi con una squadra vera e propria, un allenatore qualificato e una palestra che fosse differente dal campetto vicino a casa.
Ho frequentato l'istituto meccanico, che non è proprio adatto a me che odio la matematica, ma almeno sono uscito con un meritatissimo 98 che ho attenuto grazie ad una tesi sulle moto.
Quando iniziai ad allenarmi in una squadra di basket avevo circa otto anni e il coach notò subito che ero più bravo in attacco che difesa. Mano a mano che crescevo e miglioravo sempre di più il coach mi nominò suo "aiutante" il mio compito era semplicemente mostrare gli esercizi ai miei compagni, ma mi sentivo importantissimo.
Quando avevo 17 anni conobbi Andrea, un ragazzo di 14 che aveva appena cambiato squadra. Mi sembra un secolo fa. Era bravo, se la cavava bene a fare gli esercizi che ci venivano assegnati, anche se si lamentava troppo quando ci punivano con flessioni o corsa.
Non era troppo alto, ma abbastanza magro e veramente veloce e di conseguenza bravo in difesa, con occhi e capelli castani, questi ultimi tenuti molto corti.
Era simpatico e intelligente e, in poco tempo, diventammo molto amici. Quando non eravamo a provare qualche tiro al campetto, stavamo a casa mia a giocare alla play o da lui a guardarci qualche film senza senso discutendo di cose casuali.
Per non parlare di quando eravamo in campo. Eravamo il duo perfetto, senza dubbio.
Dopo pochi anni fummo talmente uniti da poterci definire migliori amici. Eravamo sempre insieme nonostante la differenza d'età e i numerosi litigi che erano avvenuti. Però c'eravamo sempre, ad ogni compleanno, ad ogni problema, ad ogni evento particolare. Lui c'era per me quando mio fratello fu operato a Roma, fu l'unico, oltre alla mia famiglia, a rimanere al mio fianco in ospedale, sveglio una notte intera e lontano da casa sua. Io c'ero per lui quando si è diplomato, lui c'era per me quando sono caduto in moto. Quando si è rotto un piede facendo l'idiota in skate passavo tutti i giorni da lui e giocavamo a lanciare le palline di carta nel cestino.
A 24 anni ero ad un raduno e conobbi quella che sarebbe diventata la mia attuale fidanzata. Si chiama Alessia ed è semplicemente fantastica, lunghi capelli ricci e rossi, sguardo di ghiaccio, ha un sorriso fantastico e la passione per le moto.All'inizio mi sembrava parecchio disinteressata, per nulla vogliosa di conoscermi, ma a me piaceva troppo e non mi arresi. Un anno dopo ci mettemmo insieme dopo milioni di corteggiamenti, di regali, di uscite. Oddio quanto avevo pregato questo momento, ma Vrea non era molto contento e litigammo pesantemente per questo.
Secondo lui, Alessia non era realmente interessata a me e mi avrebbe solo fatto stare male, ma io sostenevo che non sarebbe stato così.
Non ci parlammo per tre settimane -il silenzio più lungo dall'inizio della nostra amicizia-. Ci vedevamo ad allenamento, ma ci ignoravamo, non ci aspettavamo o salutavano nello spogliatoio. Due coglioni.
Alla fine deve avere capito che lei mi piaceva davvero e si è scusato, era distrutto quando è venuto da me, mi ha detto che gli mancavo molto. Ha ammesso che aveva paura che lei ci facesse allontanare e come un vero amico l'ho abbracciato, l'ho consolato e gli ho promesso che non sarebbe mai successo ed è così ancora adesso, o almeno spero.
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Una Frazione Di Secondo
RomanceAndrea è un ragazzo normale agli occhi di tutti. Ha finito il liceo con ottimi risultati, gioca a basket e allena la squadra dei più piccoli, studia medicina a Milano. Tutti pensano che sia fantastico anche se in realtà ha un segreto che tiene nasco...