Parte 7

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*Matt's pov*

Dopo aver trovato quel quaderno sotto il letto di Rea ho capito molte cose, per esempio perché è così geloso, perché cerca sempre di proteggermi nonostante sia io il più grande, perché ha cercato di farmi allontanare da Alessia e perché non voleva che uscissimo a tre, ho capito anche perché tutte le sue relazioni finivano entro qualche mese. Lui è gay e ha sempre cercato di conquistarmi, ogni suo piccolo gesto affettuoso che mi sembrava normale ora assumeva tutto un altro significato. Devo cercare di non pensarci o Vrea capirà che c'è qualcosa che non va in me, cerco di calmarmi e di pensare alla nostra amicizia. Prendo la tuta dal mio zaino, esco dalla camera e mi dirigo in bagno, mi guardo allo specchio e sono bianco tanto quanto lui quando gli ho detto di cosa parlava durante il suo sonno, mi sciacquo la faccia per tentare di riprendere un colorito normale e ci riesco. Inizio a sistemarmi, mi lavo i denti, mi pettino capelli, barba, e baffi e infine mi vesto. Ritorno in camera per ritirare il pigiama nello zaino e prendo il telefono di Andrea.

Scendo al piano di sotto e vedo tutta la famiglia sul divano a guardare la TV, passo il telefono a rea che lo prende un po' spaventato e mi ringrazia, decido di unirmi a loro anche se il programma non mi interessa particolarmente, stanno guardando qualcosa con Maria De Filippi e a me quella donna sta proprio sui coglioni, ma Andrea è una drama queen nata e la adora.

Nel tardo pomeriggio sono tornato a casa e la mia ragazza non c'era, mi aveva lasciato un biglietto sul tavolo "io vado da Francesca e torno dopo cena, tu divertiti!" ma in quelle ore di solitudine non mi sono divertito per niente, mentre giocavo alla play mettevo insieme tutti i pezzi del puzzle e ogni cosa mi sembrava sempre più chiara. Ci ho rimuginato su per più di quattro ore e ho deciso che la soluzione migliore sarebbe stata far finta di nulla, anche perché dovevo capire quale fosse il mio orientamento sessuale. Sono stato zitto per settimane, forse per mesi, nutrendo questi dubbi che mi sembravano più che sensati e alla fine ho deciso di agire perché la curiosità e l'incertezza mi stavano uccidendo dentro.

Un mercoledì dopo allenamento stavo parlando con Andrea in spogliatoio e gli ho chiesto se domenica volesse venire da me visto che non avevamo partite e ho precisato il fatto che sarei stato da solo in casa così avremmo potuto fare ciò che volevamo, ha accettato.

Ho aspettato con ansia la domenica pomeriggio e quando è arrivato il giorno stavo morendo per colpa della preoccupazione, mi ripetevo "ti prego fa che abbia frainteso" perché non volevo farlo stare male, poi è suonato il campanello e mi sono fiondato ad aprire. Eccolo, era lì davanti a me finalmente. L'ho abbracciato come al solito, gli ho chiesto se volesse qualcosa da bere o mangiare e poi ho acceso la play, gli ho passato un controller e gli ho chiesto di giocare al nostro gioco preferito.

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