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"Doveva pagare per quello che ha fatto Anna" provò ancora a convincermi mio fratello.

Nessun motivo  l'avrebbe giustificato per ciò che ha fatto.Non so perché stava diventando così e questa cosa mi faceva soffrire molto.

Continuavo a camminare mentre sentivo i suoi passi seguirmi.

"Francè vattene ja" sbuffai per l'ennesima volta.

"Ma vafancul" disse lui prima di alzare letteralmente in aria,il piatto che era poggiato sul davanzale.

Prima che potessi dire qualcosa,Francesco era già fuori dalla porta di casa.

Sfilai una sigaretta dal pacchetto aperto poggiato sulla tavola e l'accesi,avvicinandomi alla finestra.

"T fa mal sta roba" mi ero quasi dimenticata dell'altra presenza in quella stanza.

Alzai gli occhi al cielo e lo ignorai.

Si avvicinò a me e con un gesto scaltro mi tolse il filtro dalle labbra portandolo tra le sue.

"Ciro ma che vuoi?" domandai infastidita.

"Ti ricordi quella sera..." cominciò a dire bloccandosi poi all'improvviso,così di colpo.

Un brivido mi percosse la schiena,allora non ci pensavo solo io ai momenti passati insieme.

"Embè?" lo so,risultai acida ma per quello che era successo precedentemente lui non meritava la mia parte "buona".

"Nient" si limitò a rispondere lui.

Lo guardai,godendo di ogni suo dettaglio che lo rendeva fottutamente bello.

"Mi dispiace,nun t vulev fa male" ammise lui mentre il suo sguardo penetrava i miei occhi.

Mi limitai a fare "le spallucce",concentrandomi sulle mie mani che in quel momento erano diventate la cosa più interessante del mondo.

Mi sentii alzare il viso.
Ora i suoi occhi erano di nuovo nei miei e non potevo scamparli.

"Over m dispiace" ripetè lui.

"Ho capito Ciro" risposi fredda.

"E pecchè fai accussi?" il suo sguardo cercava di capire,di captare qualcosa dal mio.

"Comm aggia fa Cì?" chiesi infastida.

Avvicinò pericolosamente la sua faccia alla mia.
La sua mano era aperta sulla mia guancia e le nostre fronti quasi si toccavano.

"È ca tu me fai ascì pazz" ammise lui chiudendo gli occhi e appoggiando finalmente la sua fronte sulla mia.

Sentivo le gambe molli,ero diventata una gelatina e non sapevo veramente cosa fare.

"Ma t'aggia sta luntan" disse poi,staccandosi da me e voltandomi le spalle.

Ero veramente troppo confusa.
Non riuscivo a capire questo suo cambio d'umore improvviso e devo ammettere che mi faceva stare male.

"Vattene a fanculo" mormorai mentre lui era già fuori dalla porta.

Accesi -un'altra-sigaretta e mi appoggiai al muro.

"E t sto dicen ca nun le vre chiu!" urlò sbattendo le mani sul parabrezza della macchina.

"Ma ti rendi conto che è un amico!" urlai a mia volta cercando di fargli capire che stava veramente esagerando.

"È un amico?Un amico?" continuò ad urlare,con un sorriso ironico sul volto.

"Nu cumpagn t uard accussi?T tocc accussi?Si Annarì?" il suo tono era deciso,ed io veramente non reggevo il confronto.

Abbassai lo sguardo,non mi piaceva vederlo così.

"Nun m piglià p cul" urlò ancora continuando a sfogare la sua ira su quella povera macchina.

"Ciro ma ch te ne fott?" risposi a tono.

Avevamo un rapporto tutto nostro,questo è vero,ma neanche lui sapeva cos'eravamo quindi perché prendersela così tanto per un amico?

"Ch me ne fott?" il sorriso che indossava era veramente a tratti inquietante.

Aveva gli occhi sbarrati e avevo quasi paura,lo ammetto.

"Nient Annarita" sospirò "Fa chell ca vuo tu,fatt uardà accussi,fatt tuccà,fatt chiavà pur"

Il mio cuore perse un battito.

"A me nun m n fott nient chiu e te" mi lasciò un ultimo sguardo quasi come se fosse disgustato da ciò che stava dicendo.

Aprii la portiera della macchina e sfrecciò via,lasciandomi lì da sola.

Non ammetterà mai i suoi sentimenti,ammesso che li provi.
Non cambierà mai.

Malammore|| Ciro Ricci Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora