Julie aveva evitato di andare nel garage per tutta la mattina con la scusa di dover studiare per un fantomatico compito di inglese che in realtà non sarebbe stato prima di due settimane. Non è che si stesse esattamente nascondendo, era che non aveva la più pallida idea del modo in cui affrontare la band dopo le novità della sera prima. O meglio quello che non sapeva come fronteggiare era Luke. Nemmeno un paio di giorni prima dopo che lei aveva consegnato a sua mamma la canzone che il ragazzo aveva composto per lei si erano trovati a cercare un contatto impossibile che si era trasformato in un momento di profondo imbarazzo. Ora invece tutto era cambiato e lei avrebbe potuto effettivamente prenderlo per mano. Tutto questo la mandava fuori di testa perché le possibili implicazioni di quella nuova realtà erano molto più tentatrici e inebrianti di quanto volesse ammettere a se stessa.
Non ne aveva parlato nemmeno con Flynn. Aveva rimandato dicendo a se stessa che lo faceva perchè era successo solo la sera prima e che c'erano ancora troppe domande a cui rispondere circa questa svolta imprevista della situazione. La verità, però, era che non le aveva ancora detto nulla perché sapeva che l’amica l’avrebbe guardata con uno sguardo ancora più preoccupato di quelli che le aveva riservato negli ultimi giorni dopo che aveva rifiutato l’invito ad uscire di Nick. Sapeva che la ragazza era solo in pensiero per lei e se doveva essere del tutto onesta, persino lei era preoccupata per se stessa. Aveva la netta impressione che stava andando dritta a tutta velocità contro un robusto muro di mattoni e che avrebbe finito con il farsi molto male, ma semplicemente non poteva e non voleva evitarlo.
Forza Julie... si disse tra sé Non puoi nasconderti nella tua camera per sempre.
Detto questo si avviò con passo incerto verso il garage da cui sentiva già provenire i suoni della sua band alle prese con qualche nuova melodia. Sentiva le mani che tremavano, ma si fece forza e sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi prima di spalancare la porta dicendo ad alta voce. “Allora ragazzi, siete pronti per provare?”
Fu accolta da un abbraccio stritolante di Alex a cui si aggiunse subito anche Reggie.
“Ecco qua la nostra salvatrice preferita” l’apostrofò il bassista sciogliendosi dall’abbraccio mentre Alex restava invece saldamente abbarbicato a lei.
Luke, che non si era mosso da quando era entrata, lanciò uno sguardo di traverso al compagno mentre diceva con tono sarcastico “Amico, mi sa che ti sei fatto un po’ prendere dalla storia degli abbracci. Se continui così addio cantante”
Detto questo tornò a strimpellare accordi con la chitarra, lo sguardo fisso sulle corde come se queste dovessero svelargli chissà quali misteri. Gli altri due componenti della band si guardarono perplessi, stupiti dall'astio che traspariva dalla sua voce. Anche Julie sollevò lo sguardo stupita e ormai dimentica del suo proposito di non incrociare gli occhi del ragazzo si ritrovò ad avvicinarsi per chiedergli “Tutto ok?”
Il ragazzo strinse un po’ più forte l’impugnatura dello strumento come reagendo alla sua vicinanza, ma la giovane non se ne accorse.
“Certo, perchè non dovrebbe?” le rispose sollevando appena lo sguardo dalla tastiera.
Julie fece involontariamente un passo indietro di fronte alla sua simulata freddezza. Guardò confusa gli altri membri che ricambiarono sollevando le spalle e scuotendo la testa.
“Ok, allora che ne dite di provare qualche brano?” propose la ragazza.
“Veramente io vorrei parlare di ieri sera” disse Alex appoggiando le bacchette sul tavolino e lasciandosi cadere sul divano “Non so voi, ma io credo di aver aggiunto almeno una ventina di domande alla mia infinita lista di perplessità da fantasma. Insomma… com’è possibile che ora tu ci possa toccare?” chiese rivolgendosi direttamente alla loro cantante “E cosa hai fatto ieri sera per ‘guarirci’?”
“Sinceramente non ne ho idea” rispose lei sedendosi dietro la tastiera “So solo che volevo che vi salvaste con tutta me stessa” ammise spostando involontariamente lo sguardo su Luke che come attratto sollevò gli occhi a sua volta rimanendo incatenato a lei “Sono veramente contenta che siate venuti qua l’altra sera e che le cose non siano andate come voleva Caleb” aggiunse senza riuscire a interrompere il contatto visivo con il chitarrista.
Vi fu un minuto di silenzio in cui Alex e Reggie si sentirono decisamente di troppo, poi quest’ultimo toccò inavvertitamente uno dei piatti della batteria emettendo un forte rumore che mise fine al gioco di sguardi tra Luke e Julie. Entrambi abbassarono gli occhi imbarazzati e per tirarli fuori dall’impaccio il bassista si mise a suonare e cantare una delle sue canzoni country. Tra il testo ridicolo e il fatto che il basso fosse tutt’altro che adatto alla melodia country il risultato fu piuttosto esilarante e la tensione che si respirava nel garage si sciolse in una risata liberatoria.
“Che ne dite di suonare un po’ insieme?” propose nuovamente la ragazza con un sorriso.
Questa volta nessuno mosse obiezioni e dopo un breve conto alla rovescia la band diede inizio alle prove.
Mentre i quattro amici si immergevano nella musica, c'era qualcuno che stava rintanato nella sua stanza della meditazione senza alcuna intenzione di uscirne. Infatti Trevor subito dopo il concerto si era trincerato in quel locale ‘spirituale’ e da allora non ne era più uscito. Sua figlia Carrie aveva provato a chiamarlo per la colazione, ma lui non aveva nemmeno risposto.
Non può essere, non può essere, non può essere, non può essere, non può essere…
Si era ripetuto quelle tre parole all’infinito per tutta la notte, ma questo non aveva cambiato quello che aveva visto all’Orpheum.
Quando il pomeriggio precedente aveva avuto l’impressione di riconoscere i componenti della sua vecchia band nel video di Julie aveva tranquillizzato se stesso dicendosi che si trattava solo di una casuale somiglianza. In fondo nel filmato non venivano mai inquadrati da vicino e poteva semplicemente trattarsi di una suggestione alimentata dal suo subdolo inconscio.
Quella sera invece non aveva avuto alcun dubbio: Alex, Luke e Reggie si trovavano davanti a lui. Non erano invecchiati un solo giorno dall’ultima volta in cui li aveva visti e anche gli strumenti erano gli stessi di quando suonava con loro; era cambiato unicamente il logo sulla batteria di Alex.
Com’è possibile? si era chiesto tutta la notte mentre guardava e riguardava, almeno un milione di volte, il video che Julie e la band avevano messo on line.
Passata la fase dello stupore era subentrata quella della paura. Come potevano tre diciassettenni morti venticinque anni prima riapparire così dal nulla? L’unica spiegazione che era riuscito a darsi, per quanto potesse suonare folle, era che si trattasse di fantasmi. Certo Carrie gli aveva spiegato che si trattava di “ologrammi”, ma lui aveva capito che il nome della band non era un semplice gioco di parole.
Gli era anche ritornato in mente gli episodi accaduti un pomeriggio di alcuni giorni prima quando oltre alle candele che si spegnevano da sole, la musica che partiva a caso e la porta bloccata, aveva visto comparire sullo specchio la scritta ‘Hello Bobby’. Nessuno lo chiamava più così da anni per cui ora era convinto che i suoi ex amici fossero già entrati in casa sua e quindi aveva passato il resto della notte a cercare su internet i modi per proteggersi dai fantasmi. Aveva infatti ricoperto di sale ogni ingresso alla stanza, aveva provato ogni preghiera o benedizione che aveva trovato on line e aveva bruciato talmente tanta salvia per purificare l’aria da far sembrare il locale un gigantesco forno per arrosti. Era arrivato persino a contattare in anonimo un paio di ditte che promettevano di liberare qualsiasi dimora dalla presenza degli spiriti.
Nulla di tutto questo lo aveva fatto sentire più al sicuro e quando il sole era ormai alto, si era guardato allo specchio rendendosi conto che sembrava lui lo spettro: capelli scompigliati per il continuo passare le mani tra essi, gli occhi iniettati di sangue circondati da profonde occhiaie, la pelle del volto pallida per la paura e la stanchezza.
Non posso ridurmi così si disse recuperando un minimo di compostezza. Doveva affrontare la situazione e risolverla il più velocemente possibile. Prima che qualcuno dei vecchi amici incappasse nei video della nuova band iniziando a fare scomode domande sull’origine del suo successo. Decise quindi che sarebbe andato direttamente alla fonte del problema, ma sapeva che avrebbe dovuto attendere l’imbrunire.
Ok tutto sommato ho tempo per una seduta con il Dottor Crystal. Magari anche due… si disse mentre avviava la video chiamata con il suo psicoterapeuta/guru/guaritore di fiducia.
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Julie and the Phantoms - Stagione 2 - Nulla sará piú come prima
FanfictionSo che il web pullula di prosegui di questa serie in attesa del rinnovo, ma non ho potuto reisistere ed eccomi qua a condividere con voi la mia seconda stagione ideale ^^... Spero vi piaccia e siate clementi perchè non scrivo da un bel po'... Ovviam...