La mattina seguente mi sveglio con un gran mal di testa. Mi alzo e corro a prendere un moment per riuscire ad affrontare la giornata che mi spetta. A casa sono sola, sono tutti a lezione anche perché sono già le dieci. Mi siedo a fare colazione e persa nei miei pensieri cerco di ricordarmi quello che è successo ieri sera, come sono tornata a casa, ma niente. Mi ricordo fino a quando ero con i ragazzi e Silvia al bancone, ma poi ho il vuoto. Così scrivo un messaggio a Silvia: "appena torni dobbiamo cercare di ricostruire la serata, ti aspetto a casa coinqui. <3".
Purtroppo nemmeno lei riesce ad aiutarmi, l'unica cosa che scopro addirittura da Andrea è che sono tornata con lui, dopo che mi aveva trovato sui gradini esterni del locale.
Solo nel pomeriggio il mio mal di testa migliora e di conseguenza decido di poter andare in università. Avevo Microeconomia I. Non ho idea, però, di cosa il prof abbia parlato. Avevo la testa alla sera precedente, volevo ricordarmi ma non riuscivo. Così, dopo mezz'ora passata in aula senza ascoltare nulla, decido di uscire e di andare in aula studio per tentare di far qualcosa almeno lì. Neanche a farlo apposta, dopo dieci minuti dal mio arrivo, entra dalla porta anche Alex.
Abbasso gli occhi sui libri e faccio finta di non averlo visto, non so il motivo, ma mi viene spontaneo agire così. Passano i minuti, ma non riesco a concentrarmi: mi sento osservata. Così, mi metto il giubbino ed esco a fumarmi una sigaretta.
Non fumo spesso e forse è uno dei motivi per cui nella mia famiglia non lo sa nessuno, ma alle volte ne sento proprio la necessità. E oggi è una di quelle.
Faccio per accendere la sigaretta, ma mi accorgo di aver perso, per l'ennesima volta, l'accendino. Sbuffo.
Sbuffo perché ne perderò circa uno a settimana, contando che non fumo mai più di due/tre sigarette al giorno, forse spendo più in accendini che in tabacco, cartine e filtri.
<ti serve questo?> sento una voce che mi richiama.
Alzo lo sguardo e trovo Alex che mi offre un accendino.
<eh sì – dico mentre prendo l'accendino e accendo la sigaretta – non sapevo fumassi>
<eh hai scoperto uno dei miei pochi difetti> dice facendo il piacione
<si, pochi, mi immagino. Il solito gradasso, che parla parla..>
<beh però ieri sera non la pensavi così..> mi dice sogghignando
<perché? Cosa è successo ieri sera?>
All'istante mi allarmo. Ecco qui cosa ho combinato ieri sera. Anche senza saperlo inizio a diventare rossa per la vergogna.
<diciamo solo che mentre mi baciavi non ti lamentavi, ecco>
<ok, possiamo cambiare discorso, per favore?>
Fortunatamente, vedendomi nell'imbarazzo più totale, decide di accogliere la mia richiesta e cambiamo discorso.
Tra lezioni, aperitivi e cene tra coinquilini passa un'altra settimana. Sette giorni. Sette giorni in cui non ho più incrociato Alex.
Meglio così.
Anche questa sera Paolo e Andrea mi hanno convinto ad andare con loro ad una festa. Silvia purtroppo non c'è perché è rientrata a casa per il weekend.
Ho accettato e quindi mi sto preparando. Niente di che: un paio di jeans e una magliettina elegante. Fa freddo di fuori e quindi non ci penso nemmeno a mettermi un vestito.
Dopo neanche dieci minuti sono pronta e così usciamo.
<ma perché stiamo prendendo tutta questa birra?> chiedo ai miei coinquilini non capendo, di solito non si portano niente con loro.
<ah si, la festa è a casa di Davide, un nostro amico>
<nono fermi. Questo non me lo avevate detto. Io non vengo a disturbare>
<ecco vedi perché non te lo avevamo detto. Tu ora vieni con noi e stop>
E così, mentre Paolo portava il bere, Andrea mi trascinava tenendomi a braccetto in modo che non potessi tornare indietro.
Ed eccomi qui, davanti alla porta dell'appartamento di Davide, aspettando che venga ad aprirci.
<finalmente siete arrivati, mancavate solo voi per iniziare>
Fatte le presentazioni, entriamo. Dopo aver tolto i giubbotti, ci indirizziamo verso il casino e appena entriamo nel salotto noto che all'incirca ci saranno stati una ventina di ragazzi e, contando anche me, tre ragazze. Quando si parla di ingegneria..
Veniamo subito coinvolti in una serie di giochi alcolici in cui vengono mischiati litri e litri di alcolici e superalcolici differenti. Io bevo, bevo tanto e, per l'ennesima volta sono ubriaca.
Ci risiamo. Per la centocinquantesima volta mi scappa la pipì. Corro, si fa per dire, in bagno dove, per il mio bene, svuoto la vescica.
Appena esco dal bagno, con mia grande sorpresa, vedo Alex che, con indosso solo i boxer, se ne va in una camera.
Non so perché, o meglio lo so, ma non so dove ho preso il coraggio lo seguo.
Stavo per entrare nella stanza dove è entrato anche lui, ma vengo richiamata dai miei coinquilini a finire il gioco che avevamo iniziato.
Così torno da loro e mi metto a giocare. Di Alex, sinceramente me ne ero completamente dimenticata, fino a che, la mia vescica, di nuovo, mi implorò di essere svuotata.

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La mia università
RomansUna figlia di papà che non accetta di esserlo, decide di fare l'università. Cosa le accadrà durante gli anni del triennio? Quante persone incontrerà per la sua strada? Si innamorerà veramente? E i suoi genitori accetteranno le sue scelte alla fine? ...