I giorni passano ed inizio anche io a farmi degli amici. Non è mai stato facile per una come me trovare degli amici, una ragazza introversa sempre impaurita dal giudizio della gente, ma ci sto lavorando e devo dire che Andrea e Paolo sono dei grandi aiuti e anche Silvia non è per niente da meno. Mi portano alle feste e mi obbligano a parlare con gente a caso, dicono che mi aiuti. Non ne sono così convinta ma ci provo, magari poi funziona davvero.
Mi sto godendo appieno quest'esperienza universitaria: non voglio aver nessun rimorso. Voglio fare tante cose che nella mia vita non ho ancora sperimentato. Voglio che sia un periodo significativo per la mia crescita.
Mia mamma probabilmente sosterrebbe che sto studiando poco, ma alla fine è passato solo un mese e ci si penserà fra un po' allo studio e agli esami.
Mi sto divertendo e per la prima volta dopo anni di scuola riesco a dire che ho trovato ciò che davvero mi appassiona e che non mi pesa troppo studiare. Sono veramente orgogliosa della mia scelta: ho rinunciato a tutto ed ho seguito i miei desideri.
Avrei potuto avere una grandiosa carriera nella catena alberghiera della mia famiglia, ma ho rifiutato. Voglio trovare da sola la mia via, voglio sperimentare e fare i miei errori, pentirmene e rifarli finché non tocco il fondo e mi rialzo. Sono una ragazza che viene da una famiglia piuttosto benestante, ma qui non lo sa nessuno e non voglio che nessuno lo venga a sapere, perché io non sono loro. Io sono i miei pregi ed i miei difetti, i miei sbagli e le mie vittorie. Io sono io e basta.
Ho sempre lavorato per gli alberghi di famiglia in giro per il mondo e per questo fin da quando sono piccola i miei hanno insistito affinché io parlassi perfettamente inglese, tedesco e spagnolo oltre all'italiano e da qualche anno, mi hanno obbligato ad intraprendere un corso di cinese.
È sempre stato solo questo l'unico motivo per cui mi facevo andare bene le loro decisioni: viaggi per il mondo e il plurilinguismo. Per il resto assenza e ordini da uno schermo del computer: "Giorgia, devi pensare alla famiglia" "Giorgia non puoi prendere brutti voti" "Giorgia, devi comportarti bene" "Giorgia fai questo, Giorgia fai quello". Le parole gentili, i ti voglio bene, i grazie erano impronunciabili per loro.
Li avrò sentiti pronunciarle al massimo 6 volte nella mia vita. E questo mi ha sempre fatto pensare molto. La nonna mi diceva sempre che così mi sarei rafforzata, che sarei diventata una grande donna perché sapevo di poter contare su me stessa e che io mi sarei potuta bastare.
Ma poi è arrivato il momento in cui tutto questo non mi è più bastato. Mi servivano degli stimoli per diventare quella grande donna che mia nonna voleva e diceva sarei diventata. Così ho detto di no per la prima volta ai miei genitori e mi sono iscritta a quest'università. Solo con il tempo hanno iniziato a capire la mia scelta, ma ancora oggi che sono passati quasi due mesi dall'inizio, non l'hanno pienamente accettato e cercano ancora di convincermi a tornare.
È giovedì e il comitato universitario ha organizzato una festa a tema per noi studenti: un caos party. Io e Silvia ci prepariamo cercando di vestirci nel peggiore dei modi con abbinamenti stravaganti. Io ho i pantaloni del pigiama viola con le calze che li bloccano sul fondo, la maglia verde che finisce sotto la cintura dei pantaloni e in testa un berretto azzurro con sopra gli occhiali da sole. Giulia, invece, indossa dei collant a strisce colorate inguardabili, con sopra un vestito a pois e un giacchetto a strisce. Siamo veramente orrende, ma gli organizzatori all'ingresso ci fanno i complimenti: abbiamo centrato l'obiettivo della festa. Entriamo e subito andiamo a ballare. Dopo poco ci raggiungono anche i nostri coinquilini con il quale andiamo a farci qualche giro di shottini al bar del locale. Dopo tre io abbandono perché non reggo troppo e torno a ballare. Mi perdo tra la gente e continuo a ballare da sola senza avere più nessun contatto visivo con i miei coinquilini.
Poco dopo sento delle mani che da dietro mi cingono i fianchi e mi tirano verso se. L'alcol è in pieno circolo e non capisco molto, ma l'istinto mi dice che devo solo continuare a ballare. I nostri corpi sono molto vicini ed io istintivamente mi giro per vedere il proprietario di quelle mani, in faccia. Mi giro e scopro che è Alex. La mia testa è in balia delle emozioni e non riesco a fare un ragionamento troppo lucido. Lo vedo avvicinarsi al mio orecchio ed inizia a parlarmi.
<che coincidenza trovarti qui>
E nello stesso momento, ne approfitta e mi lascia un bacio appena sotto l'orecchio.
<mmm mi piace davvero tanto il tuo profumo>
Ed il mio corpo, a seguito di queste azioni, si blocca e diventa improvvisamente rigido.
Sento le sue mani che scendono sulla mia schiena e che mi avvicinano ancora di più a lui. È esperto, ci sa fare e così mi sciolgo.
Iniziamo a parlare, come se non ci fosse nessuno intorno a noi. Lui mi stuzzica ed io rispondo senza rimanere indietro. Ad un certo punto, senza neanche accorgermene mi trovo le sue labbra sulle mie. Sono labbra voraci che chiedono subito l'accesso alla mia bocca, glielo concedo ed iniziamo a baciarci. Sono baci carichi di desiderio e di voglia che però interrompo improvvisamente e me ne vado.
STAI LEGGENDO
La mia università
Roman d'amourUna figlia di papà che non accetta di esserlo, decide di fare l'università. Cosa le accadrà durante gli anni del triennio? Quante persone incontrerà per la sua strada? Si innamorerà veramente? E i suoi genitori accetteranno le sue scelte alla fine? ...