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Era il 3 Luglio. Una giornata stranissima.

Ore 16. Ho appena finito l'ultimo esame di questa sessione e posso dire ufficialmente di non essere più una matricola. Insieme ad un gruppo di miei compagni di corso decidiamo di andare a fare un aperitivo. Tra una chiacchiera e l'altra si fanno le sei.

Mi incammino verso il mio appartamento con la solita musica nelle orecchie. Appena entro trovo Andrea, Paolo e Silvia seduti sul divano come se stessero aspettando me. Improvvisamente me ne ricordo. Si abbiamo la cena tra coinquilini. Mi fiondo in camera e mi cambio. Come prima cosa anche loro vogliono fare un piccolo aperitivo.

Infatti, appena entro in cucina trovo sul tavolo una ciotola con patatine e dei salatini, il tutto accompagnato da quattro birre fresche. Ci sediamo e iniziamo a bere e mangiare. Tra una cagata e l'atra le birre che ci beviamo a testa diventano due.

Io e Silvia, prese pietà dei nostri fegati decidiamo di fare una pausa e preparare la cena. Una pasta al pomodoro. Niente di più.

Quando è tutto pronto ci sediamo al tavolo e richiamiamo i due ragazzi.

<ma perché non giochiamo al gioco dell'oca alcolico? Tanto abbiamo le birre in frigo..>

Si questa è stata la proposta di Paolo appena finito di mangiare quella buonissima pasta.

In teoria, per tutto quello che ho bevuto, da quel momento non avrei dovuto ricordare niente, ma nonostante l'alcool, io quella sera me la ricordo benissimo.

Abbiamo iniziato a giocare e lo abbiamo fatto per circa due ore perché nessuno riusciva a vincere.

Ore 24. Io e Silvia ci siamo dovute cambiare. Si perché Davide, l'amico dei ragazzi, ci ha chiamato improvvisamente, invitandoci ad andare da loro, sottolineando che ci fosse un sacco di gente.

Ridotti troppo male, ci incamminiamo e dopo parecchio tempo raggiungiamo l'appartamento. Appena entro mi fiondo in bagno, ma quando ne esco vengo subito coinvolta in giochi che solo loro riuscivano a capirne il filo logico. Io non capivo niente e quindi.. BEVEVO.

Ho bevuto tanti di quegli shottini che mi facevano pure schifo, che non me ne ricordo neanche la quantità. Non riuscivo molto bene a stare in piedi da sola, ma per fortuna avevo optato per un paio di sandali sotto al mio vestito blu elettrico.

Non so più quanto tempo fosse passato quando finalmente ci siamo decisi ad uscire di casa e a recarci verso il nostro solito locale. Un locale universitario che rimane sempre aperto fino a mattina.

Probabilmente ci abbiamo messo mezz'ora a fare 500 metri. Una volta si fermava uno, dopo scappava la pipì ad un altro. Mi ricordo addirittura che ad un certo punto mi sono seduta sull'asfalto dicendo di non voler camminare.

Ci stiamo dirigendo verso questo locale quando sento due mani circondarmi le spalle e due labbra lasciarmi un bacio innocente sulla tempia. È Alex.

Non ne sono sicura al 100%, ma credo di avergli sentito sussurrare qualcosa. Presa dal momento mi lascio abbracciare e coccolare.

Nel locale però la situazione degenera. Gente a caso inizia ad offrirmi drink e io bevo. Ballo come una pazza con le ragazze della compagnia, con alcune ragazze del mio corso e anche con i ragazzi.

Sparisco da sola nell'area fumatori e mi faccio pure offrire sigarette più volte nella serata. Me ne vergognerò sempre, ma ero completamente fuori controllo.

Ad un certo punto, mentre sto ballando, vedo Alex avvicinarsi a me e iniziare a ballare con me. Come se niente fosse mi lascia anche dei baci sul collo.

<Alex, non ci vengo a letto con te> dico ridendo, senza capire troppo.

<lo so piccola Gio, siamo amici..> e mentre lo dice mi lascia un bacio casto sulle labbra e se ne va.

Saranno state le cinque o giù di lì, quando ho iniziato a bere acqua, gentilmente offerta dal mio barista preferito. Il mio fegato non avrebbe retto altro alcool. Tra l'altro lo ringrazio ancora oggi per aver retto tutto, senza rivoltarsi.

Ho bevuto acqua e ballato, tanto.

Piano, piano il locale si svuota e così decidiamo anche noi di tornare a casa. La cosa che non mi sarei mai aspettata era di trovare chiaro fuori.

Ci incamminiamo verso casa tutti insieme, abitando tutti nella stessa direzione. Uno ad uno salutiamo gente e rimaniamo io e i miei coinquilini e Alex con i suoi.

Mentre stiamo camminando Alex mi prende la mano e la intreccia alla sua portandosele al cuore ed iniziando a fare cerchi su di essa con il pollice. Mi giro e lo guardo negli occhi. È stato lì, credo, che ho capito.

Lì ho capito che non era una semplice cotta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 15, 2022 ⏰

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