Capitolo 2.

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Mason

A volte anche il pensare danneggia la salute.

Questo era quello che diceva Aristotele.

Sempre questo è ciò che il professor Davis, ha proposto come traccia per il tema di oggi.

Il perché si ostini a farci fare dei temi come se insegnasse lettere, nonostante la sua materia sia filosofia, devo ancora capirlo.

Lui dice che:"a volte, l'arma migliore per una mente brillante, sia proprio scritturare un foglio bianco con tutto ciò che non si è in grado di esprimere a parole."

Dice che scrivere, è la chiave per esprimere se stessi.

Io invece penso che, prima di esprimerlo, molti di noi debbano ancora trovare il proprio io.

Ma su questo forse, Aristotele aveva ragione.

Perché ogni volta che penso e ripenso a quella sera, il mio corpo cede.

La testa gira e il cuore si contorce su se stesso.

Il mondo si ferma.

E tutto torna indietro.

Torna lì, a quella maledetta sera di due anni fa.

E tutte le volte mi sento morire, come se lo stessi rivivendo in quel momento.

Sento la voce dei miei genitori che mi avvisano della sua morte e poi rivedo il suo corpo privo di colore, dentro una bara.

Poi me la prendo con me stesso, perché non sono stato in grado di proteggerla.

Me la prendo con lei, perché non capisco come sia potuto succedere.

Ma ovviamente questo non posso scriverlo nel compito.

Quindi mi limiterò a ribadire il fatto che, questa sia una delle poche cose, con cui mi ritrovo d'accordo tra quelle dette da Aristotele e tutti i filosofi di un tempo.

A porre fine allo strazio che questa ora stava diventando, ci pensa la campanella.

Raccolgo il mio zaino da terra e dopo aver consegnato, esco velocemente dall'aula.

Dato che era l'ultima lezione, mi dirigo verso il parcheggio dove trovo mio fratello Colin, appoggiato alla mia Audi RS7 nera, che smanetta qualcosa sul cellulare.

Tra di noi, è quello più solare, sempre sorridente e con una battuta pronta.

Anche quando è morta Allison.

Nonostante stesse evidentemente male, ha messo noi, davanti al suo stesso dolore.

Non penso che si sia ripreso del tutto.

D'altronde come nessuno di noi.

Però lo vedo più sorridente ultimamente.

《Ehi, sposta quei piedi dalle mie ruote.》 Lo vedo trasalire, era talmente concentrato sul telefono da non avermi nemmeno notato.

Scoppio in una fragorosa risata, quando noto la sua espressione spaesata che andrebbe immortalata.

《Non ridere, stronzo!》 Lo sento borbottare.

Mi posiziono al volante e aspetto che si sieda anche lui per poi guidare verso casa.

《Ma che principessa che abbiamo qui.》 Mi porto una mano al petto con fare scioccato.

Mi guarda da sotto le ciglia, ma non mi sfugge il sorrisetto che nasconde sotto i baffi.

Siamo sempre stati molto uniti, infatti mi basta un'occhiata per fargli capire i miei pensieri.

Destinati A (Ri)trovarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora