"Giorno Amore!"
"Ciao Ma'."
Seduto a tavola, Manuel aveva davanti la tazza del caffellatte ormai vuota. Gli occhi sullo smartphone, le dita scorrevano un po' di stories su Instagram.
Anita era appena scesa, ancora in camicia da notte, aveva addosso un maglione enorme di Dante e armeggiava con la macchinetta del caffè.
"Ma Simone a che ora è tornato ieri sera?"
"Boh" Manuel dissimulò senza staccare lo sguardo dal telefono.
"No perché io e Dante siamo tornati molto tardi, dopo l'una. Dante si è affacciato in camera sua e ancora non c'era."
"Non lo so, io c'avevo sonno e me ne so' andato a letto presto."
Manuel mostrò indifferenza, ma cominciava ad agitarsi.
Manuel pensò che Simone doveva aver parcheggiato la Vespa nella rimessa e Dante non aveva pensato di andare a controllare.
Se l'erano rischiata stavolta. In pratica, quando Anita e Dante sono tornati, lui e Simone stavano già dormendo da un pezzo in camera sua.
Pensa se la madre avesse fatto come Dante, pensa se fosse andata a vedere in camera di Manuel!
Oddio! Non è che lo aveva fatto?
Manuel alzò solo gli occhi su Anita.
Lei si stava versando il caffè canticchiando una canzone.
Era felice. Manuel allora alzò la testa, la guardò a lungo e sorrise. Era bello vederla così.Era per lei che aveva accettato questa situazione assurda. Aveva accettato di vivere sotto lo stesso tetto con Simone. Aveva accettato il piacere e la tortura di avere Simone sempre davanti. Le sue cose, le sue persone, la sua vita felice.
Simone scese poco dopo.
Manuel non si mosse. Lo guardò solo. Notò che aveva la faccia assonnata, ma era già vestito. Salutò Anita e Manuel con un "Buongiorno!" e si versò anche lui un po' di caffè.
Prese al volo un biscotto dalla tavola. Rimase in piedi a consumarli. Di lì a poco scese Dante.
"Giorno famiglia!"
Si guardarono tutti un po' imbarazzati.
"Beh, che ho detto di strano?" continuò Dante "siamo una famiglia, no?"
"Sì, sì." rispose Simone. E poi aggiunse "Io devo scappare. Ricordatevi che stasera viene a cena Marco eh!" e sparì oltre la porta."Già! Stasera viene Marco! Che prepariamo di buono?" disse Anita
"Potremmo fare quella pasta che ti è venuta tanto bene l'altra volta. Quella con le melanzane fritte." disse Dante uscendo anche lui con la tazzina in una mano e un libro nell'altra. "Il caffè me lo prendo fuori eh."
"Ma quale pasta? Ah la pasta alla Norma! Ah sì sì.. si potrebbe fare." Anita rimase assorta nei suoi pensieri.
Manuel si alzo e fece per uscire "Sennò ordiniamo le pizze, ma'. Senza tanto impazzimento" disse.
"Ma come le pizze!?"
"Embe', che sarà mai. Pure Marco mangia la pizza eh. Mamma mia, ogni volta pare che deve veni' er principe Carlo d'Inghilterra!"
"Ogni volta.... È la terza volta che lo vediamo. Ma perché ce l'hai tanto con lui? È tanto carino!" disse Anita con aria sognante. "Non sei felice per Simone?"
Ecco, che ricominciava con quanto è carino Marco e quanto mi piace Marco.
Si affrettò a rispondere "Ma chi ce l'ha con lui!? È che non mi convince te l'ho detto."
"Io vedo Simone tanto felice e sereno ed è questo che conta."
Manuel annuì chiudendo un po' gli occhi. Stava per uscire anche lui dalla cucina e poi Anita aggiunse "E tu?"
"Io che?"
"Non c'hai nessuna? Quella ragazza della piscina? Perché non la inviti stasera?"
Manuel sbottò "Ma chi? Jessica? Ma chi se la fila a ma'! Era una così.."Uscì e andò nella rimessa. Stava lavorando su paperella in quei giorni. Era la moto di Dante. Il carburatore usato che aveva trovato Dante era risultato una sóla e ora lui lo stava sostituendo.
Poco dopo sentì il rumore della Vespa di Simone che si avvicinava.
Simone scese dalla Vespa.
"Ho dimenticato una cosa." disse a Dante che stava sotto il portico. E col casco in mano si diresse verso la rimessa."Ohi!"
Manuel era sorpreso di vedere Simone, ma immaginava perché era tornato.
"Oh! Che c'è Simo'?"
"Ti posso parlare un attimo?"
Ecco, lo sapeva.
"Dimme"
"È per stasera.. Volevo chiederti di non fare casini."
Manuel sorrise con amarezza.
"Che casini devo fa? Faremo sta sceneggiata."
"Che ne so. Scenate, cose del genere."
"No, nun te preoccupa'. Niente scenate. Vabbè? Sarò un perfetto fratello acquisito." Poi aggiunse "Che è hai paura che se ne accorga?"
"No, è che tu ogni volta fai un po' lo stronzo. Battutine.. frecciatine..."
Che ci doveva fare. Ogni volta era partito con le migliori intenzioni, ma poi Marco finiva per dire o fare qualcosa per cui lui non si poteva tenere.
"Sarò muto, va bene?"
Poi si girò verso la porta aperta della rimessa e si appoggiò allo stipite. Dava le spalle a Simone. Il suo sguardo era rivolto verso il verde della campagna, ma perso.
E aggiunse "Tanto me pare che qua ce so rimasto fregato io, no?"
"Che vuoi dire?" chiese Simone.
"Che eri tu quello innamorato e che ce stava male. Poi te sei innamorato de Marco e mo so rimasto io innamorato de te."
Simone sorrise. "Ma che dici? Lo sai che io sono sempre innamorato di te. È che lo sono pure di lui.
Lui è lui. E con te è diverso."
Manuel si girò "Che fai me prendi in giro?"
"Manuel, lo abbiamo fatto tante volte sto discorso. Non riesco a staccarmi da lui. Ci sto bene.. 'Sta cena la eviterei pure io, lo sai, ma non posso tenerlo troppo lontano da qui. Non è giustificabile."Il giorno che Simone era tornato dalla Sardegna si era fatto accompagnare proprio da Marco.
Manuel aveva temuto tanto quel giorno. Tre settimane gli erano sembrate interminabili.
Simone era andato a stare da suo zio che aveva una villa in Sardegna. Avrebbe passato un po' di tempo col cugino, avrebbe fatto nuove amicizie. Ed erano quelle che lo preoccupavano.
A volte Manuel si era svegliato in piena notte ed era uscito fuori in giardino a guardare le stelle. Immaginava Simone sotto lo stesso cielo su qualche scoglio, a bere e fumare con i suoi amici. E chissà con chi altri.
Quello che temeva di più era che potesse conoscere qualcuno di importante. Qualcuno che non si faceva tanti problemi come lui. Che non aveva dubbi, né confusione nella testa e nel cuore.
E quel qualcuno Simone se lo portò dietro. Glielo aveva portato in casa.
Quando li vide scendere dalla macchina, Manuel rimase a bocca aperta.
Entrambi abbronzati, sorridenti, belli come il sole. La vista di Simone gli fece tremare le gambe. Pensò "So fregato."
Marco era tipo almeno 5 cm più alto di Simone, ben piazzato, capelli lunghi mandati indietro con il gel. Si sentiva bello e lo ostentava. Col suo sorriso smagliante e le sue spalle larghe aveva conquistato subito Anita e Dante.
Manuel, si era avvicinato sorridendo, lo aveva salutato, ma già fiutava qualcosa di fasullo.
Anche Simone lo aveva salutato, si erano prima dati il cinque, ma Simone gli aveva stretto la mano e lo aveva attirato a se. Lo aveva abbracciato dandogli una pacca sulla spalla.
Manuel aveva contraccambiato, ma sentiva le sue gambe farsi sempre più molli.E ora, erano lì, nascosti da tutti, a parlare di come doveva comportarsi davanti al suo ragazzo perfetto.
Simone disse "Vabbè, io devo andare che è tardissimo." Poi si diresse verso la porta, si affacciò, guardò prima a destra e poi a sinistra, per assicurarsi che non ci fosse nessuno.
Tornò indietro verso Manuel, gli prese il viso con entrambe le mani e lo baciò dolcemente.
Manuel chiuse gli occhi e di nuovo sentì quella sensazione di salvezza. Quando li riaprì disse "Tranquillo. Farò il bravo."
Simone gli regalo uno dei suoi fantastici sorrisi e se ne andò.
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Sotto lo stesso tetto (Simuel)
Short StoryL'estate è finita. Manuel e Simone si ritrovano a vivere nella grande casa di campagna insieme a Dante e Anita. #unprofessore #unprofessore2