Nuovi equilibri

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Il rumore della porta annunciò a Manuel che Simone era tornato. Stava mettendo i piatti in lavastoviglie. L'aveva aggiustata lui e gli dava soddisfazione riempirla. Lui e Anita non ne avevano mai avuta una.
Dante e Anita erano usciti subito dopo cena e lui, da quel momento in poi, non aveva fatto altro che guardare l'ora sul cellulare. In realtà, anche a tavola aveva fatto lo stesso. Simone non era tornato a cena.
Non appena lo vide appoggiato allo stipite della porta della cucina, ecco di nuovo quella sensazione di benessere. Era come se fosse stato in apnea durante tutta la sua assenza ed ora tornava a respirare
"Aho, bentornato eh! T'aspettavamo per cena".
Simone si giustificò "Sono rimasto a cena da Marco".
Eccolo là quel nome. Di nuovo. Marco di qua, Marco di là. Che bel ragazzo è Marco e che bravo che è Marco..
"Eh, l'avemo capito. Che te costava fa 'na telefonata? T'avemo aspettato per un po'. Poi abbiamo mangiato".
Simone si avvicinò e lo abbracciò da dietro.
"Scusa, non mi sono reso conto".
Gli baciò il collo. Manuel tirò su la testa e chiuse gli occhi.
Simone aggiunse "Mi perdoni?".
"Dai Simo', famme fini' qua."
"Vabbè, vado a farmi una doccia."
Manuel era scocciato per la sua assenza a cena, ma era felice che fosse tornato. Era convinto che sarebbe rimasto anche a dormire da Marco, come faceva sempre più spesso.
Marco lo aveva conosciuto in Sardegna durante l'estate. Era uno studente universitario, viveva per conto suo. Era un cristone più alto di Simone. Era il ragazzo perfetto. Almeno così appariva agli altri. Manuel non lo reggeva. Non perché fosse il ragazzo ufficiale di Simone, ma perché non lo convinceva fino in fondo. Qualcosa gli puzzava. Troppo perfetto.

Si infilò a letto. Il rumore del phon in bagno gli annunciava che Simone aveva quasi finito.
E infatti, poco dopo Simone entrò nella sua stanza. Si tolse l'accappatoio e si infilò nel letto di Manuel.
Lo abbracciò di nuovo da dietro.
"Mi sei mancato".
Manuel si girò. Erano faccia a faccia. Chiuse gli occhi mentre assaporava quelle labbra che aveva aspettato tutto il giorno.
"Che è, stasera da Marco serata in bianco?"
"Non stava bene. Aveva mal di testa. Abbiamo mangiato, guardato un po' di tv e poi sono andato via".
Manuel lo baciò di nuovo. Stretto a lui stava bene.
Adorava sentire la pelle di Simone contro la sua. Il suo odore lo mandava su di giri. Era dove voleva stare.
Simone gli sfilò i boxer. Cominciò a baciargli il collo, il torace e scese fino a dove desiderava che scendesse.
Manuel si sentì ancora invadere da quel fuoco.
Come poteva essere che fosse un ragazzo a farlo sentire così?
Durante l'estate aveva conosciuto una ragazzetta in piscina. Due belle tette e un bel culo. Niente di più. C'era andato a letto spesso. Aveva cercato di ritrovare se stesso. Si era tuffato su quelle tette nella speranza di capire. Era stato piacevole, non diceva di no. Ma era  stato come masturbarsi in camera sua, né più né meno.

Con Simone invece il cuore gli andava a mille e si sentiva pervaso da flussi di piacere mai sentiti prima.
Simone risalì e lo baciò di nuovo. Sentì i loro sapori mischiarsi. Poi si voltò perché ancora una volta Simone lo voleva.
Lo riempi di se stesso e lo senti' gemere di piacere.
Era strano. Simone era più grosso di lui e pure a lui piaceva possederlo. Guardare la sua schiena inarcarsi.
Vennero insieme e rimasero abbracciati. Si addormentarono così.
Abbracciato a Simone si sentiva in salvo, come un naufrago che, dopo tanto mare in tempesta, approda su un isolotto di terra.

La luce dell'alba entrò dalla finestra. Manuel lasciava le persiane aperte perché al mattino si svegliassero in tempo. Guardò il cellulare. Le 5:20.
"Oh Simo", allentò un po' la presa e un po' lo scosse. "Simo, devi anda', dai! So le 5:20".
Simone fece una specie di verso.. "Ecco, 5 minuti.. poi vado".
"Oh, Simo, no dai, vai".
Allora Simone si mise seduto sul letto. Si girò per un ultimo bacio e si alzò. Si riprese il suo accappatoio e uscì dalla stanza.
Doveva tornare in camera sua prima che Anita e Dante si alzassero.

Manuel allora richiuse gli occhi sperando di riaddormentarsi subito. Ma così non fu. Li rispalancò.
Lui e Simone sotto lo stesso tetto era stata fin da subito una tortura.
Il nuovo Simone era sicuro di se stesso. Stava vivendo quello che non aveva mai potuto vivere prima. Non doveva più nascondersi.
Aveva un ragazzo da poter frequentare liberamente, da presentare agli amici, da portare a cena a casa. Con lui avrebbe festeggiato i compleanni, si sarebbero scambiati regali a Natale agli anniversari. Con lui andava al bowling e al mare.
Manuel non riusciva a dargli questo. Non sarebbe mai riuscito a camminare con lui mano nella mano o addirittura a scambiarsi un bacio in pubblico.
Non sarebbe riuscito a dire "Questo è il mio ragazzo"
Era più forte di lui.
"Non voglio più nascondermi" gli ripeteva Simone.
E se li era tenuti tutti e due. Marco, l'uomo perfetto da frequentare, e Manuel. A Manuel non aveva saputo rinunciare. Era una tentazione continua a cui cedeva ogni volta.

Manuel si chiese quanto ancora sarebbero potuti andare avanti così.
Forse doveva trovarsi una ragazza, per fare anche lui tutto quello che non riusciva a fare con Simone. Per andarci a cena, al cinema, in giro. Magari fare anche qualche uscita in quattro.

Si girò nel letto. Senti l'odore di Simone sul cuscino. Chiuse gli occhi e si riaddormentò.

Sotto lo stesso tetto (Simuel) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora