Ancora indagini

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Arrivò la sera e arrivarono Simone e Marco su un suv  nero.
Dopo i saluti e i convenevoli, stavano per avviarsi tutti sotto il portico, dove era stato apparecchiato, quando Marco si rivolse a Manuel "Simone mi ha detto che, non solo te la cavi con le moto, ma che ti intendi anche un po' di auto. Forse mi puoi aiutare".
Manuel sorpreso rispose "Si un po' me ne intendo. Ma quella però non la tocco. Se c'ha qualche problema mi sa che te tocca portarla in assistenza."
"No, nessun problema. È solo che sento un rumorino. Devo capire se è nella mia testa. Ti va di fare un giro con me? Così mi dici se lo sentì anche tu".
Manuel guardò Dante, Anita e poi Simone. Poi guardando a terra disse "E famo sto giro..".
Salirono in macchina e partirono. Guidava Marco. A Manuel sembrava strano essere in presenza di Marco senza Simone. Non si sentiva a suo agio.
Marco cominciò a parlare del rumore
"Ecco, dev'essere l'anteriore destra. Senti?"
Manuel scosse la testa con aria assorta "No, io non sento niente".
Marco continuò "Strano, può essere che io lo avverto perché sono alla guida. Forse dovresti guidare tu."
Si fermò su lato destro della strada. "Vuoi guidare te?".
"Sei sicuro che me vuoi fa' guida sta macchina?"
Scesero e si scambiarono di posto. Ora Manuel era alla guida. Andava piano. Non aveva ancora la patente. Ma magari Marco non l'aveva realizzata sta cosa, pensò.
Poi Marco smise di parlare del rumore:
"Ti piace guidare eh?"
"Abbastanza" rispose Manuel.
Marco stava cambiando tono.
"Come ti trovi in casa di Simone? Dev'essere strano cambiare tutto. Una novità non indifferente"
Che c'entrava adesso? Pensò Manuel.
"Veramente so già tre mesi. Non è proprio una novità. Ma comunque sto abbastanza bene. Mia madre sta bene, io sto bene".
Marco insistette "Certo, andare a vivere in casa del proprio professore, non è una cosa che capita tutti i giorni".
Manuel non capiva dove voleva andare a parare. "Beh, Dante era già qualcosa di più di un semplice professore. C'era un rapporto un po' più stretto fra noi. Mi ha aiutato a tirarmi fuori dai casini."
"Sì, Simone mi ha un po' accennato. Mi ha detto che insieme ne avete combinate parecchie. Che tu eri entrato in un brutto giro e che addirittura una volta ti ha aiutato a rubare una macchina."
Manuel alzò le sopracciglia e fece un'espressione di pacato stupore "Ammazza, pure questo t'ha raccontato!"
E lì arrivò la zampata di Marco. "Siete molto amici te e Simone eh?"
Manuel annuì.
"Ma tu all'epoca ancora non sapevi che fosse omosessuale."
Che c'entrava? Perché glielo stava chiedendo? Dove voleva arrivare?
Rispose secco "No, non lo sapevo. Ma me sa che pure lui non ce l'aveva ben chiara la situazione".
"Ah. E tu, quindi, quando lo hai saputo?"
Manuel rispose "Boh, non me ricordo".
"Scusa" disse Marco "come fai a non ricordarti l'esatto momento in cui hai scoperto che il tuo migliore amico, che credevi etero, in realtà era gay?"
Il tono di Marco era mutato. Non era più l'affabile ragazzo piacione. Aveva un tono indagatore, per niente piacevole.
Manuel cercò di trattenersi. Aveva promesso a Simone che non avrebbe fatto casini e disse "Ma che so' ste domande? Che stai a cerca'? Perché non le chiedi a Simone ste cose?" Poi sbottò:
Sai cosa penso? Che tu a lui gliele hai già fatte ste domande e vuoi vede' se io te dico le stesse cose. Se le versioni combaciano. Che è, non te fidi dell'amore tuo?"
Le parole gli erano uscite più cariche di rabbia di quanto avrebbe dovuto.
Marco lo guardò fisso. Lo studiava. Sempre. E lui si sentiva sempre un osservato speciale in sua presenza. Poi, per stemperare la tensione, Marco cambiò tono "Ma no, per carità, era così tanto per parlare!".
Col cazzo tanto per parlare, penso Manuel.
Erano di nuovo vicini alla villa "Andiamo va, ci staranno aspettando".

Scesero dall'auto e Simone, già seduto al tavolo, li guardava da lontano. Cercava di capire qualcosa dalle loro facce. Cosa si erano detti? Di cosa avevano parlato? Non sapeva cosa avrebbe dato per saperlo.
Quando aveva visto in lontananza l'auto di Marco arrivare, aveva pensato che quell'auto conteneva tutto ciò che più amava al mondo. Che se per qualche ragione improvvisamente fosse esplosa, insieme ad essa sarebbe esploso anche il suo cuore.

Il viso di Marco non tradiva particolari emozioni. Si era stampato uno dei suoi sorrisi smaglianti e si era avvicinato al tavolo. Manuel invece era più indietro. Aveva esitato un attimo, come se ci stesse pensando. Era accigliato. Simone pensò che qualcosa era successo.
Quando Manuel arrivò a tavola, Anita portó due grossi piatti da portata.

Sotto lo stesso tetto (Simuel) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora