capitolo nove

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Improvvisamente il telefono fisso squilla interrompendo la cena.
Luca si precipita a rispondere e intanto la mia mente comincia a viaggiare immaginandosi di tutto e di più: Se Veronica volesse mettermi in sfida? Se la Celentano volesse sostituirmi o direttamente eliminarmi? Se Todaro mi volesse assegnare una coreografia difficile?

«C'è una busta rossa» annuncia il cantante timoroso mettendo giù la cornetta del telefono.

«Madó rega questa è roba pesante»  esclama Inder ancora più preoccupato per la sua permanenza nella scuola.

Finiamo di cenare e finalmente ci dirigiamo in gradinata per aprire la busta. La lettera è da parte di Anna, indirizzata proprio al suo alunno Inder. Il cantante della Pettinelli prende il foglio cominciando a leggere nella mente le prime frasi.

«No leggete voi» esclama impaurito passandomi la lettera e strofinandosi le mani sul volto, evidentemente è veramente roba pesante.

Comincio a leggere, il contenuto è chiaro: Anna non vuole più Inder nella scuola.

«Mi dispiace» dico con un filo di voce abbassando lo sguardo una volta finito di leggere la lettera.

Tra le lacrime di qualcuno e i singhiozzi di qualcun' altro Inder esce dal cancello, con la consapevolezza di non varcarlo mai più.

Salutato il cantante mi rifugio nel giardino sul retro rubando una sigaretta a Luigi.
Mi accomodo sul divanetto arancione, porto la sigaretta alla bocca e la mia mente comincia a viaggiare.

La scena appena vista mi porta a pensare di non sottovalutare questa opportunità, anzi, prenderla il più seriamente possibile. Non pensavo che il percorso di alcuni potesse durare così poco, e specialmente che potesse finire per un provvedimento disciplinare. Non immagino neanche che delusione porterei ai miei genitori , che mi hanno sempre sostenuto, se dovesse succedermi, o a mia nonna, che mi ha insegnato ad andare avanti nonostante tutto, o alla mia insegnante, che mi ha portato fin qui, ma la delusione più grande sarebbe a me stessa, il solo pensiero di uscire a causa di un motivo così mi distruggerebbe.

«Ehi» mi saluta Christian interrompendo il mio silenzio.

«Ehi» ricambio accennando un sorriso.

«Ancora con quella cosa?» esclama poco prima di prendere posto affianco a me indicando la sigaretta che tenevo tra le dita.

«Lo so, ma avevo bisogno di pensare» dico sospirando.

Riconosco il fatto che mi faccia male, e ringrazio Christian per farmelo notare aiutandomi a smettere. Ho sempre odiato il fumo, ma mi sono ritrovata in quest'orribile tunnel, vorrei uscirne e ci sto provando avendo anche dei risultati, ma a volte non riesco a farne a meno.

«Perché senza non riesci?» mi risponde.

«No, cioè si-» farfuglio cercando di giustificarmi.

«Mads» mi chiama incastrando i suoi occhi nei miei.

Lo osservo per qualche istante notando il suo sguardo preoccupato per me, per la mia salute, è un gesto che mi fa sciogliere, vedere una persona preoccupata per me mi scalda il cuore facendomi pensare di essere amata.
Faccio un sospiro e spengo la sigaretta. Lui sorride.
Mi fa uno strano effetto, solitamente nessuno riesce a togliermi il fumo, soprattutto in un momento come questo in cui mi isolo e rifletto, ma lui ci riesce sempre.

Un cuore in due // Christian Stefanelli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora