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Ore 09:00, il mio portatile emette un suono.
Corro a controllare ed è proprio quello che mi aspettavo: è arrivato il copione.

Le prime scene che devo registrare riguardano la back story di Raquel Murillo, in particolare la violenza domestica.
Questo vuol dire che ci sarà anche Miquel.
Sono felice?
Non direi, non è uno dei migliori partner con cui ho lavorato, non c'è molta chimica tra di noi, non riusciamo a prenderci, ma il lavoro è lavoro.

Mi arriva un messaggio su whatsapp.

Álvaro:"Ti è arrivato il copione?"
Itziar:"Si e vedo che per il momento lavoreremo separati. In compenso, lavorerò con Miquel 🙈☺️"
Álvaro:"Non l'ho mai sopportato."

E io so il perché.
Durante le registrazioni della prima stagione, Miquel ha cercato di sedurmi, io non ho mai ceduto alle sue avances, ma nonostante gli ribadissi continuamente che io fossi sposata, lui non ha mai mollato la presa.
L'essere sposata in realtà era l'ultimo dei problemi e probabilmente questa pressione psicologica non ha fatto decollare la nostra intesa.

Prendo i miei evidenziatori.
Rosa per la felicità, azzurro per la tristezza, giallo per la paura ed arancione per la rabbia.

Ok, in queste scene il rosa non mi serve: Raquel è angosciata dal suo matrimonio, si autocommisera, si dà la colpa delle reazioni di Alberto, ma in realtà ha tanta paura ed è arrabbiata.... arrabbiata con se stessa, perché non trova il coraggio di denunciarlo.

Raquel è un personaggio che io amo, sfortunatamente credo che molte donne si identifichino in lei.
Ad oggi le vittime di violenza sono tantissime e i femminicidi diventano sempre più frequenti.
"Perché non ha denunciato prima? È colpa sua"
Mai dare la colpa alla vittima.
Mai giudicare le sue reazioni.
Quanto tempo impiega per parlarne, per denunciare, per elaborare il dolore.
Si tende sempre a colpevolizzare la donna, quando bisognerebbe educare gli uomini.

Giorno delle riprese.
Devo registrare le prime scene e sul set siamo io, Miquel, la troupe e Álvaro, che deve girare qualche scena.
Mi saluta on un occhiolino, ricambio con un cenno di mano.
Intanto la truccatrice cerca di sistemare il mio viso con un velo di cipria, mentre la hair stylist mi piastra i capelli che ho dovuto scurire nuovamente.
Ripeto qualche battuta con Miquel, parliamo di come fare la scena, quella in cui vengo picchiata.
Mi piace tenere tutto sotto controllo.
-"Spero di non farti male." mi dice
-"Stai tranquillo, non ti porterò rancore" rispondo ridendo.

SBAM! Raquel riceve uno schiaffo sulla guancia destra perché Alberto è stressato dal lavoro. Paula, che è venuta in cucina per uno spuntino, vede tutto e corre via impaurita.
Raquel non riesce a muoversi, Alberto piange perché si rende conto di quello che ha fatto e le promette che non ricapiterà più.
Raquel si convince sia stato un errore.
Vanno entrambi da Paula a tranquillizzarla.

Raquel chiede ad Alberto di andare a prendere a scuola Paula.
Alberto non può perché è impegnato anche lui a lavoro.
Alberto spinge Raquel.
Raquel cade dalle scale.
Non ricapiterà più, si ripete guardando l'addome pieno di lividi.

Alberto va a letto con la sorella di Raquel.
Raquel decide di denunciarlo per evitare che anche lei passi il suo stesso inferno.
La sua denuncia non viene presa in considerazione, è stata fatta per gelosia.
Alberto può ancora avvicinarsi a Raquel.
Il corpo di Raquel continua a riempirsi di lividi, sulla braccia, sulle gambe ed ora anche sul viso.
Raquel nasconde il tutto con il makeup.
I suoi colleghi di lavoro, uomini, si prendono il gioco di lei.
Raquel deve mantenere i pugni chiusi in un ambiente maschilista ed ostile.

È difficile essere Raquel.
Solamente registrando queste scene mi rendo conto di quanto sia importante questo spin-off.
Raquel può e deve diventare il grido di molte donne.
Raquel è tutte noi.

Sono emotivamente molto coinvolta e credo che Jesús se ne sia accorto.
-"Stai bene Itziar?"
-"Si, tutto ok, come stiamo andando?"
-"Molto bene, bravi."

Nell'ombra, appoggiato ad una porta, vedo la sagoma di Álvaro.
Non si era detto "limitiamo i contatti allo stretto necessario"?
Perché, adesso, mi stai guardando?

Finalmente finiamo di registrare, sono esausta, mi scoppia la testa.
Álvaro è andato via.
Mi dirigo in camerino e sull'uscio della porta mi tolgo il maglioncino bianco, perché fa davvero troppo caldo.
Entro, chiudo la porta, lancio il maglioncino sul divano e mi siedo, sfinita, sulla poltrona di fronte la specchiera.

-"Ma che sei matto?!" sobbalzo dalla poltrona e recupero velocemente il maglioncino per coprirmi.
Álvaro era in fondo alla stanza, alle mie spalle.
-"Scusami non volevo spaventarti."
-"Cosa ci fai qui?"
-"Volevo parlarti."
-"Bene, ti ascolto." rispondo infastidita mentre mi risiedo sulla poltroncina di pelle.
-"Devi dirmi qualcosa?"
-"Álvaro, perdonami, ma mi stai prendendo in giro? Sei venuto qui da solo sui tuoi piedi, cosa dovrei dirti io?"
-"Ti ho vista mentre stavi registrando, io ti conosco Itzi, eri provata."
-"Ti sbagli."
-"Sono sicuro di no."
Si avvicina, si piega sulle ginocchia e mi prende le mani.
-"Lo sai che con me puoi parlare, ti voglio bene Itzi, se c'è qualcosa che non va, che ti turba, vorrei saperlo per aiutarti."
-"Non puoi farlo purtroppo." mi tradisco da sola.
-"Allora avevo ragione, c'è davvero qualcosa." mi scosta i capelli dalla fronte sudata, mi accarezza la guancia ed accenna un sorriso.
-"Non me ne vado finché non capisco cosa hai. Lascia perdere quello che ti ho detto, in quel momento stava parlando l'Álvaro cinico, quello che è successo in passato non ha importanza, adesso siamo qui, di nuovo, non precludiamoci questa amicizia per la paura che possa precipitare tutto, staremo più attenti, ma non voglio che tu ti tenga dentro tutto, parlamene, qualunque cosa sia, io sono qui."
Maledetta emotività.
Mi sono commossa.
Una lacrima scivola via dal mio occhio per posarsi sul pollice di Álvaro, che intanto non aveva smesso di accarezzarmi la guancia.
-"Ci siamo separati. Io e Roberto abbiamo divorziato. Davanti al giudice."
-"Mi dispiace tant.."
"Ma non è per questo che sono provata."
La sua faccia si fa più seria. Si alza, avvicina lo sgabello della scrivania e si siede di fronte a me.
-"Ha avuto una reazione violenta, prima di andare via."
-"Ti ha fatto del male?"
-"No, fortunatamente no, ma avrebbe potuto, anzi, ero sicura lo avrebbe fatto e quando è andato finalmente via ho tirato un sospiro di sollievo. Mi sono sentita morire, Álvaro, per la prima volta in vita mia ho avuto davvero paura."
Si avvicina e mi abbraccia.
Amo i suoi abbracci, riesce a farmi sentire piccola tra le sue braccia, mentre con una mano si fa strada tra i miei capelli.
Álvaro è così, anche stando in silenzio, riesce a comunicarmi i suoi pensieri e in questo momento mi sta dicendo:"tranquilla, è tutto finito, adesso sei qui con me e nessuno potrà farti dal male."

Tú otra vez | ALVITZ - SERQUEL Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora