Capitolo 1

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Scesi dalla mia macchina sbattendo la portiera e imprecando a bassa voce contro la scuola, la chimica, la mia stupida tendenza a fare tutto l'ultimo minuto e in generale contro tutto il mondo.
Mi sistemai meglio lo zaino in spalla e corsi su per le scalinate del Virgilio, con il libro di testo in mano, cercando di leggerlo mentre a balzi arrivavo in classe. Mi sedetti senza guardare nessuno, leggendo la lezione del giorno: inutile dire che non avevo studiato niente. Accanto a me, si sistemò comodamente il mio migliore amico Jason.
"Ehi, Perce" disse, e capii dalla voce che stava sorridendo. "Piper oggi è veramente bella".
"E tu sei veramente cotto" replicai continuando a ripassare.
Jason abbassò lo sguardo su di me e , ghignando, esclamò: "Tu, Perseus Jackson, che studi? Non si era mai visto, devo fare un annuncio".
Si stava alzando in piedi sulla sedia quando lo tirai giù e borbottai di smetterla di fare l'idiota.
In quel momento entrò - purtroppo - il professore di chimica, con al seguito una ragazza bionda e dagli occhi grigi che attirò subito la mia attenzione. Aveva uno sguardo deciso, serio, che non indugiava troppo sulle singole persone ma che si procurava una visione d'insieme della classe. Indossava un paio di jeans e un maglione grigio che risaltava gli occhi, ai piedi aveva delle converse nere.
"Buongiorno ragazzi" disse il professore con la sua solita voce monotona e noiosa. "Da ora in poi i nostri corsi saranno seguiti anche da una nuova allieva".
Si sedette alla cattedra e fece un cenno ad Annabeth, che iniziò a parlare con lo sguardo dritto avanti a sé. Si sentiva che il suo non era un discorso imparato a memoria.
"Piacere, mi chiamo Annabeth Chase e vengo da San Francisco. Ci siamo trasferiti qui perché mio padre ha accettato un'offerta di lavoro e abbiamo deciso di accompagnarlo. Mi piace studiare, vorrei diventare un architetto".
Restammo a fissarla, i maschi con uno sguardo quasi affamato, le ragazze alcune curiose e alcune annoiate.
"Bene. Vatti a sedere" ordinò il professore.
Annabeth camminò tra i banchi e si sedette nell'unico spazio libero dell'aula, vicino a Talia.
Talia mi era sempre parsa simpatica, ma tutti dicevano che era troppo schiva per poterci fare amicizia seriamente. Per essere sua amica dovevi volerle veramente bene, quel genere di bene che ti fa alzare alle due di notte per andare in ospedale a tenerle compagnia subito dopo un incidente in motorino, che te la fa sopportare fino allo stremo pur di averla vicina.
Io e Talia eravamo amici.
Venni distratto dai miei pensieri sulle due ragazze dalla voce strascicata del prof, che annunciò che quel giorno non avrebbe interrogato, bensì sarebbe andato avanti per finire il capitolo.
Fui sempre convinto che quel giorno la fortuna fosse scesa sulla terra, baciandomi in fronte con le sue labbra desiderate.

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