Capitolo 9

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Martedì mattina decisi di parlare con Nico, Luke e Jason. A ognuno di loro dovevo elargire – e chiedere consigli di diverso genere, così fui molto attento a incontrarli casualmente in orari e luoghi diversi.
Mi scontrai prima con Nico.
Gli chiesi se potevamo parlare un attimo, lui accettò e perciò ci appoggiammo alla parete.
“Ho bisogno di alcuni consigli” ammisi a malincuore. “E tu sei il più adatto”.
Lui cercò di nascondere un sorriso. “Si tratta di una bella bionda il cui nome inizia con la A?”
“Non questa volta” risposi un po’ stizzito. “Mi riferisco a Rachel”.
Sembrò sorpreso. “Ti piace Rachel?”
“Non mi piace Rachel! Sono solo preoccupato per lei”.
Gli spiegai velocemente cosa avevo scoperto, riguardo a lei e ad Apollo, poi aspettai qualche attimo in cui Nico assimilò le informazioni.
“Allora, che devo fare?” chiesi.
Nico si prese qualche altro secondo per pensare.
“Be’, a te che importa?” mi chiede infine.
“Come che mi importa? È Rachel!”
“Cosa c’è di sbagliato?”
“Rachel esce con Apollo! Apollo ha ventiquattro anni! Fanno porcherie in camera da letto!”
“E allora? Se… se si amano, va bene”.
“Ma non si amano” gemetti io. “Solo che loro pensano di sì”.
Lui sbuffò. “Ma dai, Perce! Capisco che Rachel è la tua migliore amica e che sei preoccupato per lei, ma… insomma, se a lei va bene così…”
“Lei pensa che vada bene così” lo corressi io.
Lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
“Che poi, a lei non piacevi tu?” lo accusai, fissandolo.
Lui mi guardò a sua volta, stupito. “Cosa?”
“Oops. Niente. Io non ti ho detto niente”.
“Percy, non le piaccio io, le piaci tu. Ti rendi conto che lei ha una possibilità di dimenticarti completamente e tu gliela stai togliendo?”
“Cosa?”
“Non puoi non averlo capito. Rachel è pazza di te, ed è chiaro come il sole che lei non ti interessa. Con Apollo sta iniziando una storia vera, una storia in cui Rachel probabilmente ti dimenticherà. Non sarebbe bello che entrambi foste fidanzati, che continuaste a vedervi regolarmente come amici, come gli amici che eravate un tempo, alle medie? Come due fratelli?”
“Sarebbe bello se lei scegliesse quello giusto” dissi io con voce rotta.
Era vero. Dal liceo io e Rachel non eravamo più gli stessi. Non sentivo più il permesso di prenderla in braccio al parco o farle il solletico sul letto o schioccarle baci sulla guancia o dormirci insieme sullo stesso materasso abbracciandola come una sorella.
Semplicemente, con questi gesti l’avrei illusa. Perché perfino l’ultimo dei cretini avrebbe capito io le piacevo, e nemmeno l’ultimo dei cretini, al posto mio, si sarebbe permesso di farla stare male.
Ma Apollo non era la persona giusta.
“Forse lo è, Percy” sospirò Nico, guardandomi triste. “Se lei ne è convinta, devi solo avere fiducia. Se lei non vuole che tu ti preoccupi, probabilmente va bene così. Chi, meglio di lei, può saperlo?”
Io annuii, tenendo le labbra serrate. Dopo un minuto, dissi: “Le chiederò scusa per il mio comportamento. E poi… sarà tutto come prima”.
“Non posso giurartelo” rispose Nico con un sorriso neanche troppo grande. “Ma ci sono un gran numero di possibilità in proposito”.
 “Grazie, Nico” gli dissi sorridendo. “Mi sei stato veramente d’aiuto”.
“E cosa fanno, sennò, gli amici?”
Io risi e lo salutai, poi corsi a cercare Luke. Lo trovai nel corridoio che portava ai bagni con Drew, con le mani sotto la sua maglietta, com’è logico che sia tra loro due.
Quando mi videro si staccarono, leggermente infastiditi, ma per niente in imbarazzo. Forse Drew si era confusa con qualcun altro e pensava di avermi già portato a letto. Boh.
“Luke, ti devo parlare” dissi.
Luke con un sospiro, sfilò le mani da sotto la maglietta di Drew e la guardò. “Passami a trovare, stasera”.
Lei sorrise ammiccante e se ne andò senza aggiungere niente.
Io sbuffai.
“Che c’è, Perce?” mi chiese lui.
“Innanzitutto, devi smetterla di uscire con quella puttana. Ah, già, e devi smetterla di usare ragazze come Silena per divertirti una notte, ok?”
“Non penso ti causino problemi” protestò lui. “E poi Silena non l’ho usata”.
“Ho incrociato Talia a casa di Annabeth”.
Drizzò le orecchie. “Cosa?”
“Era venuta a portare Annabeth a fare shopping. Comunque. Si stava lamentando di averti trovato a pominciare con Drew” risposi io. Evitai di dirgli che stava piangendo. “Si è messa a insultarti in turco. Ti ha dato del puttaniere, e… be’, altre cose meno piacevoli. Il punto è che finalmente ci ha confessato che ci rimane malissimo, quando viene a sapere che passi la notte con ragazze diverse ogni sera. E veramente, se vuoi avere una possibilità con lei – perché ne avresti anche molte, se cogliessi le occasioni -  io ti consiglierei di smetterla di fare lo stronzo. Invitala a mangiare a casa tua per algebra, e comportati da persona normale. Mi capisci?”
“Penso di sì” disse lui dopo averci meditato un po’ sopra. “Anzi, sì”.
“E non dirmi che ora andrai da lei a dire: scusa, piccola, se sono così bello da piacere al popolo femminile di tutta la scuola e se voglio accontentare tutte. Che ci vuoi fare, si fa a turno. Vuoi provare? Per favore. Dimmi che non era il tuo piano”.
Ero certo che Luke fosse arrossito, ma sorvolai.
“Ovvio che no! Senti un po’: la invito a casa domani, per il pomeriggio, smetto di fare lo stronzo e la tratto da pari a pari. Che ne dici?”
“Offrile pure un gelato” suggerii io. “È molto da ragazzo per bene”.
“Mm… se cambiassi così all’improvviso si insospettirebbe. Inizierò la terza lezione a offrirle il gelato”.
“E poi, a scuola, indipendentemente da chi ti sta intorno, salutala civilmente e non la ignorare. Sennò penserà che è solo per un tuo scopo strano. Ok?”
“Va bene, penso di poterci riuscire”.
“Ok, ho capito. Te non pensi che riuscirai a passare le notti dormendo?” chiesi. Sperando di sbagliarmi.
“Ehm… più o meno”.
Sospirai. “Oh mio dio, sei un caso perso. Lo sai che le femmine di donnola possono morire per astinenza dal sesso?”.
“E questo che centra?”
“Non lo so. Ma mi è venuto in mente pensando a te. Sembri proprio una femmina di donnola. Comunque, smettila di andare a letto con qualcuno ogni sera”.
“Non so se è normale farmi dare dei limiti da te in queste cose, Percy. È proprio strano, anzi. Forse sto impazzendo”.
“Ma che pensieri filosofici. Inizia da ora! Ti seguo da dietro, tranquillo. Salutala e chiedile quando è libera”.
“Ok” disse tutto euforico, poi andammo alla ricerca di Talia.
Quando la trovammo, Luke tornò a camminare normalmente e, davanti a lei, si fermò. Talia stava parlando con Zoe, una di terza C, che fissava gelida Luke. Lo degnò al massimo di un’occhiata, ma quell’occhiata era davvero stupita.
“Ciao” disse esitante Luke a Talia.
Lei si girò, con la faccia di una che non crede alle proprie orecchie. “Ciao” rispose.
“Ehm, tu quando, ehm, io… allora. Quando possiamo vederci per quella cosa della Dodds?” chiese.
Dovetti ammettere che, senza il tono arrogante che lo contraddistingueva, Luke sembrava davvero un’altra persona. Forse migliore.
“Oh!” disse Talia. “Il mercoledì ti va bene?”
“Ehm, sì. Iniziamo domani?”
“Ok”.
“Vieni a casa mia?” chiese.
Mi morsi la lingua. Era troppo diretta, come domanda, e Talia avrebbe subito pensato che lui… ma il suo tono era troppo esitante perché potesse veramente nasconderci un doppio senso, in quella frase, e Talia lo sapeva bene.
“Ok. Cioè… ehm… pranziamo lì?”
“Sì, sì” si precipitò a dire Luke. Era quasi buffo. “Ovviamente. Per le quattro e mezza penso che avremmo finito. Cioè… non è che ho molto da insegnare io. Cioè…”
Decisamente buffo.
Lei sorrise appena.
“Capito. Allora a domani”.
Luke sembrò molto sollevato. “Ok. Ciao”.
Si allontanò velocemente.
Talia si voltò verso di me, come a chiedere Che cavolo gli hai fatto? Il lavaggio del cervello? Ma io sorrisi e me ne andai nella direzione opposta.
La prossima tappa era Jason. Lo cercai per molto tempo, ma alla fine lo trovai al suo armadietto che baciava Piper sulle labbra. Sorrisi e decisi che si era già sistemato da solo.
Mi chiesi se tutti si sentissero il Cupido dei propri migliori amici.

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