Capitolo 7

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Uscii dalla classe dopo gli altri, aspettando Annabeth. Innanzi tutto, volevo chiederle quando era libera e quando potevamo vederci per la matematica.
Quando quasi tutti ormai erano già usciti, io mi avvicinai al suo banco.
“Ciao” dissi.
Mi sembrai molto stupido, ma al momento non sapevo che altro dire.
Annabeth si tirò su dalla sua borsa, in cui stava cercando di infilare l’astuccio. Era strapiena.
“Oh, ciao, Percy” mi sorrise.
Sorrisi a mia volta.
Mi riscossi solo quando capii che attendeva una mia reazione.
“Ehm… ciao” balbettai come l’ultimo dei cretini. “Senti… per quella cosa della Dodds… quand’è che sei libera?”
“Ah, già. Me ne ero dimenticata”.
Si è dimenticata che dobbiamo stare insieme in coppia? Pensai afflosciando le spalle.
“Mm… vediamo, che ne dici di vederci il lunedì, il mercoledì e il venerdì? Penso che così potremo mandare avanti un buon programma di studi. Va bene?”
“Benissimo” risposi. “Se a te va bene possiamo iniziare anche oggi, se vuoi”.
“Ok”. Mi sorrise. “Vieni a casa mia o io vengo a casa tua?”
“Ehm… è uguale. Puoi venire benissimo a casa mia, come preferisci tu”.
“Ok. Visto che alle cinque e mezza passa io e Talia usciamo insieme sarebbe più comodo se tu venissi a casa mia”.
“Sicura che non disturbo?”
“Sicurissima, tranquillo. Allora… ci vediamo dopo, ok? Se ci perdiamo di vista aspettiamoci davanti al bar”.
“Ok, allora… al bar”.
“Ok. Ciao”.
Mi sorrise e corse fuori.
Rimasi a fissare la sua schiena e i suoi capelli, poi uscii anch’io.
Raggiunsi come al solito Jason, Nico e Luke, che mi aspettavano ai nostri quattro armadietti, poi osservai il corridoio.
“Hanno provato per la decima volta a invitarla ad uscire” mi informò immediatamente Luke, con il naso un po’ storto per il disappunto.
“E…?”
“Ha detto di no, come al solito. Scommetto che nessuno di quelli che l’hanno invitata la ama per davvero. Se la vogliono solo scopare”.
“Come te, del resto” disse sarcastico Nico.
“Be’, certo. Con chi ti piace ci vai piano, ci fai amicizia, poi la corteggi, e infine, quando state insieme, la porti al letto. Con chi non ti piace la inviti a casa tua e… be’, sai, una botta e via” annuì Luke.
Sbuffai. “Luke, ma tu pensi solo al sesso?”
Lui sembrò offeso. “Ovvio che no!”
“Con chi sei stato ieri?” si informò Jason.
“Da cosa l’hai capito che sono stato con qualcuno?”
“Sembri un po’… brillo, per così dire”.
“Ah. Ieri mi sono fatto Silena. È brava da morire, a letto” disse Luke con aria sognante.
Nico si tirò su di scatto. “Come hai fatto a farti Silena? Non la dà a nessuno”.
“Be’, siamo andati al cinema, pioveva, e allora visto che casa mia non era lontana l’ho portata da me e… diciamo che ha bevuto un bicchiere di troppo”.
Lo guardai sorpreso. “L’hai fatta ubriacare, Luke? E poi te la sei portata a letto?”
Luke mi guardò con aria colpevole e io sospirai.
“Sei un porco, sappilo”.
“Me lo dicono tutte” annuì sarcastico lui. “Comunque oggi vado a parlare con Drew. Così magari Talia si ingelosisce…”
“Esattamente, che significa per te parlare?” chiese Jason. “Sai, a scopo educativo”.
“La mia definizione di parlare non è adatta ai minori” ammiccò Luke, poi si fece strada attraverso la folla, raggiungendo Drew, che stava davanti al su armadietto.
Le mise una mano sulla spalla e lei si voltò, poi iniziarono a baciarsi appassionatamente.
Nico scosse la testa. “Il solito. Scommetto che oggi pomeriggio scoperanno tutto il tempo”.
“Be’, che vuoi farci? Drew è una troia fatta e finita. Si farebbe spogliare in pubblico” si mostrò d’accordo Jason.
Come rispondendo all’affermazione del biondo, le mani di Luke sollevarono la canottiera leggera di Drew e salirono fin sopra i gomiti. La ragazza, soffocando un gemito udibile anche da quella distanza, si schiacciò sull’armadietto.
“Ecco, visto? Lo stanno per fare davanti all’intera scuola. Che qualcuno li fermi” sospirai io.
Jason urlò, con le mani a coppa attorno alla bocca: “Ci sono quattordicenni, ragazzi!”.
Ci fu qualche risata sparsa, ma i due, come presumibile, lo ignorarono.
Li stavo ancora guardando disgustato, quando la mia coda dell’occhio – che si era molto allenata in quest’attività, nei giorni precedenti – captò il passaggio di Annabeth, e mi voltai subito a guardarla. Un ragazzo, che riconobbi come Ethan Nakamura, la raggiunse e iniziarono a parlare sottovoce. Annabeth sembrava un po’ seccata, lui divertito. Le sussurrò qualcosa all’orecchio, poi se ne andò.
Lei sospirò e riprese a camminare, subito un altro cretino le andò vicino, ma lei gli sorrise e lo salutò subito.
Mi arrivò un messaggio sul telefono, da parte di Apollo. Ero tentato di non leggerlo nemmeno, ma lo aprii lo stesso.
Stai facendo sentire male Rachel, idiota. Non ti ricordavo così stupido, quando giocavamo insieme da piccoli!
Sbuffai sonoramente e rinfilai il cellullare in tasca, ma vibrò di nuovo.
Un altro messaggio sempre da Apollo.
Devi chiederle scusa. Non mi piace che stia così per un idiota come te. Andiamo! Sta male per te! Dovrei portarla da uno psichiatra. Ma uno di quelli bravi.
Decisi di rispondere.
Dille che non sono arrabbiato con lei – forse un po’ sì, ma soprattutto con te. Sai cosa? Non ti ricordavo pedofilo.
Il cellulare vibrò.
Perseus Jackson, razza di lurido… non sono una ragazzina, so badare a me stessa!
Feci una smorfia.
Ah, e quindi ora avete anche il cellulare in comune, eh?
Vibrazione.
Stronzo.
Non si poteva capire chi dei due l’avesse scritto, ma probabilmente lo pensavano entrambi.
Sorrisi mesto e spensi il cellulare, incamminandomi verso l’aula.


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