Capitolo 16

423 42 29
                                    

Mi risvegliai non sapendo effettivamente quanto tempo fosse passato, sempre su quella dannata poltrona, cercai di ricordarmi cosa fosse successo ma un momento di buio oscurava la parte finale impedendo qualsiasi possibile collegamento.

' Ma che cazz '

Mi guardai subito il braccio e notai che il posto della ferita, era stato preso da una fascia rigorosamente messa in modo molto scrupoloso, come se fosse stata applicata da un geometra. Non faceva più così tanto male, così mi alzai e uscii dalla stanza prendendo la spada che avevo lasciato poggiata al muro; non sapendo dove andare vagai per i corridoi ammirando ogni singolo dettaglio di quel paradiso.
Stranamente tornai nella grande sala dove qualche ora prima ero con mio padre, come sempre apparsero quei cerchi sul tetto e i corrispettivi a terra, mi avvicinai e li analizzai uno ad uno, sembravano come scolpiti su quello stesso pavimento, come se fossero stati causati da delle colonne presenti precedentemente ma poi rimosse.
Solo come avevano fatto a rimuovere le colonne senza scalfire la superficie circostante?
Così mi alzai in volo e andai a controllare anche quelli presenti sul tetto, in particolar modo, quello al centro, senza il compagno a terra.
Erano tutti esattamente uguali, passai le dita sopra ad uno qualsiasi, potevo sentire la fessura che si era creata tra la parte di tetto e quel cerchio che spezzava tutto l'ordine idilliaco delle cose.
Cercai di guardarli tutti per bene per cogliere anche il più remoto dettaglio che li distingueva, ma nulla; ero certa, quei cerchi erano tutti perfettamente uguali. In quel momento mi ricordai che papà non riusciva a vederli... perché lui no? Cos'avevo io in più? Il bastone? Non era possibile che fosse quello visto che non era in mio possesso quando entrammo in questa stanza... la spada magari? Neanche perché ancora non ne conoscevo neanche l'esistenza... .
Mentre scendevo mi fermai a pensare a ciò di cui stavano discutendo papà ed Estia..., perché non parlarne anche con noi? Perché tutti questi segreti?
Un milione di domande occupavano tutto lo spazio presente nella mia mente, non riuscivo neanche a trovare metà delle risposte di cui avevo bisogno.

' E se fosse tutta una finzione? Se anche loro fossero degli ologrammi? O addirittura se il cavaliere era un ologramma? '

Qualsiasi tipo di quesito stava inondando la mia mente come pregandomi di essere ascoltato, come se soffrisse in mancanza di una risposta, senza la propria dolce metà... dolce metà...? Wanda?
Dov'era Wanda?! Ah no, Wanda era sulla terra.
Un'improvvisa tristezza invase ogni cellula del mio corpo, non volevo che si sentisse dimenticata, sapevo per certo che non fosse sola, ma mi aveva specificatamente detto che voleva venire con me.
Il sol pensiero che lei potesse anche solo immaginare che io lo avessi fatto a posta mi faceva sentire male, non volevo che lei pensasse ciò; non volevo che lei pensasse che io l'avevo dimenticata.
Andando avanti con il tempo sempre più quesiti spingevano per trovare un posto fisso nella mia mente e per entrare a far parte di quel tornado che rimischiava tutte le domande, ponendomele sotto un'altra forma.
Non capivo più nulla, il mio sguardo si incollò al trono, quella possente seduta che aveva sicuramente ospitato grandi uomini del passato e del presente; mentre i miei occhi scomponevano e ricomponevano quell'oggetto così intrigante, per capirne meglio la costituzione, il mio cervello cercava inutilmente di fare ordine per non rischiare di scoppiare.

<< BASTAAA >> urlai sbattendo un pugno a terra

Però proprio in quel momento i miei occhi catturarono un'immagine, quei cerchi, quei cerchi avevano sobbalzato. Li guardai stranita, pensavo che fossero solo incisi nel marmo ma non che avessero una qualsiasi continuazione.
Peccato che, dal riflesso sul marmo, riuscii a vedere una figura sostare alle mie spalle; cosa diamine ci faceva lui qui?
Così mi girai e lo vidi, un uomo possente mi guardava da capo a piedi con un ghigno sul volto, molti erano i muscoli evidenti su braccia e petto, così come i capelli bianchi mossi all'indietro, uniti ad una folta barba. In mano possedeva l'oggetto che più lo distingueva, il tridente.

Quella 'classica' ragazza...? Parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora