Capitolo 32

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"Al, sono qui" la voce di Vinnie mi fa allontanare di scatto da Noah, il quale non è molto contento dell'arrivo della mia amica.

Fortunatamente non ha visto quanto io e il moro stavamo per fare, troppo impegnata a cercare qualcosa nella sua borsa. Non appena alza lo sguardo, però, lo alterna tra me e Noah, portandola subito a fare un mini sorrisetto come di qualcuno che ha già capito tutto.

"Andiamo" sentenzio avviandomi dalla parte del guidatore, senza degnare di uno sguardo Noah.

Non appena però passo davanti a lui, Noah mi blocca per il polso.

"Ricordati, me l'hai promesso" mi guarda  serio ed in questo momento i suoi occhi mi trasmettono qualcosa di completamente diverso rispetto a prima: austerità. È come se il Noah di due minuti fa fosse scomparso e avesse lasciato posto ad una persona differente.

Mi limito a fare un cenno, assorta dalle mille domande che balenano nella mia testa.
Di questa serata non ho capito veramente nulla e questo mi fa  arrabbiare. È successo tutto in fretta, dalla notizia di Vinnie in cui scopro che lavora da qualche settimana in un posto schifoso, all'incontro con Ronan e alla promessa che ho fatto senza pensare a Noah. Altro problema, perché non so se ho fatto la scelta giusta. Promettere qualcosa ha lo stesso valore di fidarsi, ma io non posso farlo, non di qualcuno come lui.

Dopo essere entrata, seguita anche da Vinnie, accendo la macchina e parto. Quando dallo specchietto vedo se stanno passando delle macchine, noto che Noah sta parlando animatamente con qualcuno al telefono, ma giusto per qualche secondo, perché poi lo vedo scomparire dentro quel disgustoso locale.

"Al i-io...mi dispiace" inizia subito a parlare Vinnie, conoscendola si sarà anche trattenuta.

Io non le rispondo, non voglio parlarne in macchina e sono sicura che se le dicessi qualsiasi cosa, la conversazione continuerebbe e per ora non voglio. Le parole di Noah mi stanno facendo riflettere. È vero nella vita si possono fare sbagli, ed è diritto di una persona comprendere a pieno il perché sia sbagliato, però io voglio bene a Vinnie e non voglio si rovini la vita in questo modo. Sono sicura che ci sono molti altri modi per aiutare sua sorella, altri lavori.

Per il resto del viaggio per andare a casa mia rimaniamo in silenzio. Non appena arrivate scendo subito e mi avvio verso la porta di casa, seguita da Vinnie che si tortura le mani con le dita con il viso basso. Non vorrei trattarla così, però sono ancora arrabbiata per quello che non mi ha detto.

Mi giro sconfitta verso Doll che si trova dietro di me, pronta per rivolgerle la parola, ma una macchina ferma sul vialetto di casa attira la mia attenzione. Socchiudo gli occhi per vedere meglio e mi rendo conto che non è una macchina qualunque, è la stessa di qualche sera fa.

Mi affaccio meglio per vedere chi ci possa essere dentro visto che non riconosco la macchina. Sicuramente però, non passando inosservata, il veicolo sfreccia subito via.

"Al, cosa stai facendo?" mi domanda Vinnie scuotendo una mano davanti al mio viso.

"Ehm, niente. Entriamo" dico riprendendomi ed aprendo definitivamente la porta di casa.

"Mamma, sono a casa. C'è anche Vinnie" urlo per avvertire mia madre di essere tornata.

Una chioma rossa esce dalla cucina con un sorriso e  abbraccia subito Doll. Mia madre ha sempre avuto un debole per Vinnie, le è sempre piaciuta e in qualche modo l'ha sempre aiutata. Per esempio per un periodo prima che iniziasse il primo anno al College di Seattle, Vinnie è rimasta a casa nostra. Eravamo appena uscite dal riformatorio e non è stata una bella passeggiata in quanto ci sentivamo come due bambine messe in un mondo per adulti, ma siamo riuscite ad uscirne tutti quanti insieme.

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