Capitolo 1.

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Due anni dopo...

«Jack Forbs, cazzo!» Tony Hughes sorride e mi viene incontro con un sorriso enorme che ricambio. «Quanto tempo!» esclama, euforico. Mi fermo e gli stringo la mano con una presa salda e forte.
«Sono contento di vederti» ammetto, sinceramente.
Lascia la mia mano e mi dà una pacca sulla spalla. «Mai quanto lo sono io. Sei a Houston, dannazione! Ancora non mi sembra vero.»

Mi guardo intorno e lo confermo anche a me stesso. Sono tornato in Texas con un unico obiettivo: restare.
Stringo il manico della valigia con la mano sinistra e inizio a camminare dentro l'aeroporto per raggiungere l'uscita. Lui si affianca a me, camminando al mio stesso passo.
«Non sembra vero nemmeno a me, a dir la verità, ma sono qui.»
Tony sorride. «Come stai? Come va la vita dopo tutto questo tempo lontano da casa?»
Divento per un attimo serio e rivolgo lo sguardo di fronte a me.
Ci sono una marea di persone che mi passano accanto, chi sta tornando, chi invece sta per partire.
Ricordo perfettamente il giorno in cui ho preparato la valigia e deciso di lasciare questa città per stare lontano dai ricordi, dimenticare, andare avanti.

Mi è servito parecchio. Due anni a New York, nella grande mela, hanno fatto sì che i miei sentimenti verso di lei svanissero nel nulla. Che il dolore diminuisse fino a sparire.
La rabbia però è rimasta, quella probabilmente non se andrà mai, ma so che se dovessi vederla per strada, non mi farebbe alcun effetto. Ed è per questo che quando ho capito di essere pronto, sono tornato qui, nella mia città.

Nel frattempo, usciamo dalle grandi porte a vetri che ci conducono all'esterno e finalmente rispondo. «Più che bene. Me la sono spassata» faccio un sorrisetto che non lascia alcun dubbio a cosa mi riferisco.
Tony infatti ride, soddisfatto. «Sono fiero di te. Che Sheilyn vada al diavolo!»
L'ha nominata...
Cinque minuti che sono qui e già sento parlare di lei, ma non mi importa. Non più.

Si tappa la bocca con la mano e scuote energicamente la testa. «Dio, sono un coglione. Sei appena tornato e ti sto parlando della tua ex moglie!»
Non posso fare a meno di sorridere. «È anche tua sorella, Tony. In ogni caso, non mi fa alcun effetto. Non provo più nulla per lei, quindi possiamo anche parlarne.»
Il mio amico si ferma di fronte alla sua Jeep Wrangler, nero metallizzato e mi apre il portabagagli. Metto la mia valigia all'interno, lo richiudo poi faccio il giro ed entro dentro nello stesso istante in cui lui chiude il suo sportello.

Mette subito in moto e sta in silenzio qualche minuto, poi il tempo di uscire dall'aeroporto e immettersi in strada e inizia di nuovo a parlare. «Siamo stati amici, poi cognati e ora di nuovo amici. Sheilyn è stata una stronza e non mi importa se sono suo fratello. Sarò sempre dalla tua parte.»
Mi giro verso di lui e osservo il suo sguardo serio. So che sta non sta affatto scherzando.
I capelli biondo scuro riccioli, adesso un po' scompigliati, gli occhi verdi, il naso piccolo e tondo e le labbra grosse, ricordano dannatamente tanto la sorella, ma d'altronde sono gemelli. Se non fossero uomo e donna, sarebbero due gocce d'acqua.

«Lo so» mormoro, con un accenno di sorriso.
«Bene. Volevo solo chiarire il concetto, ma ti prometto che cercherò di non parlarne più. Mia sorella è un argomento off-limits» dichiara, deciso.
Sono perfettamente d'accordo.

«Tu che mi racconti, invece? Come sta Bria?» sono io a cambiare discorso e spostarlo su uno neutro.

Non appena sente il nome dell'amore della sua vita, i suoi occhi si illuminano. «Benissimo. È all'ottavo mese e non vedo l'ora che nasca la nostra piccola!» strilla, euforico.

Osservo la strada che stiamo percorrendo, le case che una dopo l'altra si susseguono. Mi è mancato questo posto e al sentire la felicità nella sua voce, ho una leggera fitta all'altezza dello stomaco.

Non so se ti amo ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora