Capitolo 4

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Tornare a Houston e vedere la sua famiglia non era miei piani.
Fatta eccezione per Tony, che è sempre stato il mio migliore amico, non mi aspettavo di dover incontrare anche la mia ex cognata, Gina Hughes.
Di quattro anni più grande dei due gemelli, è sempre stata una tipa con la testa sulle spalle. Mamma di quattro figli, avvocato e moglie.
È stata lei a occuparsi del nostro divorzio, seppur non felice di farlo.
Il marito, Horg Feinstein, trentasei anni e un lavoro come ingegnere aeronautico è un uomo buono, gentile e generoso. Un padre presente e un marito innamorato alla follia.

Sono delle brave persone e io ci sono sempre andato molto d'accordo, lo ammetto.
Ma doverli vedere oggi, dopo due anni, ripeto, non era nei miei piani.
Appena ho portato Sheilyn davanti a casa loro, quest'ultima ha chiamato la sorella per uscire di casa e aiutarla con la valigie, ovviamente sottolineando il fatto che il suo autista che sarei io, non si è sprecato ad aiutarla.
Due secondi dopo sono usciti tutti fuori: Gina, Horg e i miei quattro nipotini.
O forse sarebbe meglio definirli, ex nipotini.

Tutti i loro occhi si sono buttati a capofitto nei miei e io sono qui, in macchina, con la voglia di scappare via il più in fretta possibile. Ma ovviamente, non posso farlo.
Mentre la mia ex moglie scende dall'auto per spiegare la situazione, io sono costretto a fare altrettanto.
Gina e Horg sembrano confusi, ma Emily, Grace, Noah e Oliver, non lo sono affatto.
Appena scendo, infatti, gridano per la sorpresa e mi vengono incontro tutti quanti per abbracciarmi.

«Zioooo» urlano tutti insieme e tre secondi dopo me li ritrovo tutti attorno, stretti al mio corpo.
Il mio cuore si stringe in una morsa ed è come se mi stessero dando una pugnalata al centro.
Questi bambini mi sono mancati da morire.
Ogni volta che venivamo da loro, sono sempre stato il loro preferito. Quello che li ha sempre riempiti di coccole e giocattoli, che ci ha sempre giocato in ogni occasione.
Emily è la più grande: ha otto anni.
Grace, sei.
Noah e Oliver sono invece gemelli, e ne hanno cinque.
Piccoli, bellissimi e soprattutto teneri.

Deglutisco il nodo che mi si è formato in gola e provo a parlare come se niente fosse.
«Ehi, come state, monelli?»
Tutti sorridono e si staccano da me in contemporanea.
«Non siamo monelli!» dicono Noah e Oliver con le loro vocine, fingendosi offesi.
Grace prende la mia mano e il suo sorriso arriva fino alle orecchie. «Ti porto da mamma e papà!» grida, entusiasta.
Incrocio lo sguardo di Gina e Horg che mi guardano ancora spaesati, fermi a osservarmi, ma è Sheilyn a interrompere il tutto.

«Smettetela con i festeggiamenti. Jack mi ha solo riportato a casa. Se ne va subito. Aiutatemi con le valigie, piuttosto» sbraita, infastidita.
Mi giro verso di lei, fulminandola con un'occhiata assassina.
Non solo, ha voluto che la portassi qui, ma ora si comporta anche come una stronza.

«Sì, ti aiutiamo subito.»
Gina respira a fondo e gli fa cenno al marito di andare ad aiutare la cognata.
Mentre lui si allontana, Grace mi porta davanti alla madre per poi lasciarmi andare la mano.
«Guarda mamma, è arrivato zio Jack!» esulta, tutta felice.
«Sì tesoro» le risponde dolcemente.
«Lo vedo. Lasciami sola con lui, okay? Andate a giocare.»
Guarda anche gli altri bambini e tutti insieme ubbidiscono, allontanandosi.

Rimasti soli, Gina alza il viso verso il mio. Stessa altezza della sorella, quindi è costretta a guardarmi dal basso.
Con un metro e novantadue sono il più alto di tutta la famiglia.
«Jack... Quanto tempo. Come stai?»
Sembra preoccupata per me, e la cosa mi fa piacere, ma questo non toglie il fatto che mi sento a disagio in questo ambiente, con loro che non sono più parte della mia vita.

«Bene, ma potrebbe andare meglio» alzo le spalle, lanciando un'occhiata a Sheilyn che sta venendo qui insieme a Horg. In mano lui ha la sua valigia e lei lo sta seguendo.
Infatti poco dopo lui si ferma davanti a noi e lasciando la valigia per terra, mi stringe la mano.
«È un piacere rivederti, Jack» sorride gentile e io ricambio la stretta.
«Anche per me.»
Faccio ricadere la mano lungo il fianco e inserisco l'altra dentro la tasca dei miei jeans. Sono un po' in imbarazzo e non so bene come comportarmi.
«Scusate se sono piombato qui, ma Sheilyn ha occupato casa mia senza permesso.»

«Non è casa tua, Jack. È nostra!»
Sbotta dietro le mie spalle.
Sollevo gli occhi al cielo e non perdo tempo nemmeno a guardarla, tanto meno a rispondere.
«Comunque sia, il taxi non è potuto venire quindi l'ho portata qui. Ora tolgo il disturbo.»
«Ecco, bravo. Togli il disturbo.»
Sheylin, acida più che mai, risponde al loro posto.
Gina la guarda malissimo, come se la stesse rimproverando con una sola occhiata. D'altronde è pur sempre la sorella maggiore.
Horg invece si limita a sospirare, ascoltandoci con tristezza.
Tutta questa situazione non è facile per nessuno.

Mi giro e la ritrovo di fronte a me, a guardarmi con astio.
Infatti riduce gli occhi a due fessure. «Addio, Jack.»
La guardo con odio e anche stavolta non perdo tempo a risponderle, visto come si è comportata.
Le passo accanto, sempre attento a non sfiorarla e vado a salutare i bambini, intenti a giocare e rincorrersi tra loro.
Do un bacio a ciascuno e li saluto con la promessa di tornare presto.
Mi sento uno stronzo e un bugiardo, perché so che non sarà così, ma purtroppo non posso fare altrimenti e sono costretto a mentire per il loro bene.

Con un peso enorme al petto, entro in macchina e chiudo lo sportello.
Metto le mani sul volante e gli ultimi occhi che incontro sono proprio quelli di Sheilyn che mi fissa immobile, lo sguardo duro e allo stesso tempo, malinconico.
È triste, ma non vuole farlo vedere e così si nasconde dentro quella maschera di spavalderia e stronzaggine.
La guardo anche io, ma non con tristezza. Io, dentro di me, covo solo odio e rancore.
I sentimenti che provavo sono spariti tempo fa, senza più fare ritorno.

Metto in moto, faccio retromarcia e lascio che mi guardi andare via, lontano da lei e da tutto ciò che mi ha causato.
Sono un uomo single, a parte qualche incontro occasionale che è durato non più di una notte.
Sono pronto ad andare avanti e vivere la mia vita, ricominciando tutto e di nuovo, da zero.
Però sono sicuro di una cosa: in futuro niente più moglie, niente figli, niente sentimenti.














Non so se ti amo ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora