capitolo 1.

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giorno del vostro compleanno, 2003.

"è nata, signore. è nata la sua secondogenita. la portiamo subito nel bunker con la madre e i numeri 720 e 753, dove rimarrà fino a data sconosciuta."

"perfetto. state attenti."

la porta si aprì. tenevo stretto il mio bambino, che dormiva beato, ignaro del mio terrore. entrarono gli scienziati assieme a una donna, che teneva in mano un bambino, o forse una bambina. sistemarono gli armadi e il letto, poi uscirono, lasciando me e la donna da sole con i nostri figli.

"e-ehm, salve" disse lei

"salve, vedo che anche lei si trova in questa terribile situazione"

"lui è mio marito"

"c-cosa? e ti hanno messo nella mia stessa stanza?  non dovrebbe stare con lui, dato che lei è la moglie del generale?"

"dammi del tu, tranquilla. comunque, lui non ha riguardo nei miei confronti. non sono nulla per lui. mi considera un'altra delle sue vittime, un'altra delle sue cavie. in ogni caso, siamo le uniche donne  con due bambini, credo sia anche per questo che siamo finite in stanza insieme."

"mh, vero, è possibile. in ogni caso, io mi chiamo Chiara (o qualsiasi altro nome vorreste darle :D) , e lui è mio figlio Nicola, ma lo chiamo sempre Cico, è nato l'8 dicembre. e tu che mi dici?"

"io sono n/m, mia figlia si chiama t/n, nata proprio oggi."

col tempo le due donne strinsero amicizia,  non avevano altro da fare o altre persone con cui parlare.

passarono gli anni, e i due bambini diventarono sempre più grandi, ogni giorno si inventavano qualche gioco per passare il tempo insieme, anche perché non avevano altro da fare o altre persone con cui parlare.

"PEW PEW! sei morto, Cico!"

"no! avevo il giubbotto antiproiettili!"

"uffa! non vale!"

studiavano dai libri che c'erano in quell'unica grande libreria polverosa, aiutati dalle madri. mangiavano le cose che portavano quei tizi strani, vestiti di bianco, e ogni tanto lui veniva a fare visita. 

e quegli attimi erano pieni di paura.

chi era quell'uomo? si chiedevano i bambini.

è davvero mio padre? perché ci tiene qui? si chiedeva t/n.

dopo altri anni successe qualcosa di miracoloso: i quattro poterono finalmente uscire.

sembrava troppo strano per essere vero.

cico e la madre si trasferirono in un'umile casa. la donna provava a guadagnare qualche spicciolo, ma non sempre il suo lavoro bastava. fortunatamente t/n, che si era trasferita con la madre, il padre e il fratello maggiore in quella zona, incontrava cico quasi ogni giorno in un parchetto e gli portava qualcosa da mangiare.

cico era grato a t/n, per tanti motivi.

t/n era grata a cico, per tanti motivi.

la routine continuò per qualche anno, finchè...

epidemia. cicotobbi×reader!!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora