3| Finti Sconosciuti

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Charles parcheggiò la sua Ferrari proprio sotto il più recente grattacielo di Monaco.

Aveva deciso di cambiare aria, e di lasciare l'appartamento che aveva condiviso fino a qualche mese fa con la sua ormai ex fidanzata.

E aveva deciso di fare qualcosa in grande.

Appena saputo che il nuovo grattacielo che stavano costruendo a Montecarlo era a scopo abitativo, non perse tempo a mettersi in contatto con chi di dovere per procurarsi un appartamento.

«Buongiorno signor Leclerc, la stavamo aspettando» gli disse il suo agente immobiliare, scortandolo davanti al grattacielo.

«Le presento il signor Frosini» disse poi l'uomo, introducendolo ad uno dei più famosi architetti del mondo. Nonché padre di Aurora.

«Salve, molto piacere. Non sapevo fosse lei a capo dei lavori, ne sono onorato » disse Charles con tono educato.
«Oh piacere mio. Mi dispiace deluderla ma purtroppo non sono io alla direzione del progetto» disse ricambiando la stretta del giovane «diciamo che questa volta ricopro solo il ruolo di consulente»
«Oh davvero?» chiede Charles.
«Si, quest'anno ho lasciato il testimone a mia figlia» spiegò.
«Aurora!» disse chiamandola «vieni qui»

La ragazza, che stava discutendo con alcuni membri del team riguardo al progetto si voltò, è una volta visto Charles chiese scusa e si alzò, dirigendosi verso di lui e suo padre.

«Signor Leclerc..-» iniziò il Signor Frosini.
«Charles. Sono Charles» lo interruppe il ragazzo, mantenendo lo sguardo su Aurora.
«Charles, ti presento mia figlia Aurora. È stata lei a disegnare il progetto che lei ha avuto modo di vedere » disse orgoglioso.

«Piacere» disse lei porgendogli la mano, facendo al ragazzo un impercettibile cenno con il capo, sperando il monegasco le reggesse il gioco e le facesse evitare mille domande da parte di suo padre.
«Piacere mio» rispose Charles baciandole la mano e guardandola negli occhi, facendola arrossire.

Il padre non si accorse di ciò, e distratto da un messaggio salutò frettolosamente i ragazzi e andò via.

«Giochiamo a fare gli sconosciuti adesso?» chiede Charles.
«Beh, in realtà un po' lo siamo» precisò la ragazza.
«Forse mi manca sapere qualcosa del tuo carattere in generale, ma mi ricordo benissimo il sapore delle tue labbra» le disse cercando di abbassare la voce, avvicinandosi un po'.

Lei lo guardò, sorridendo imbarazzata.

«Sono passati un po' di anni...» disse lei.
«Ho una buona memoria» rispose lui sollevando le spalle e facendola ridere.

Amava la sua risata.
Era esattamente identica a quella che aveva sentito quella notte sulla spiaggia.

E non aveva mai ascoltato un suono più soave di quello.

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