4| Welcome back, ma belle

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«Ho promesso a Marie che sarei passato a salutarla al bar, mi accompagni?» chiese Charles.
«Aspetta» disse lei «Leonardo!» disse chiamando un ragazzo che lavorava con lei.
«Ti dispiace se faccio una pausa?» Gli chiese, con il ragazzo che le sorrise e le mimò un no problem.

I due ragazzi si incamminarono verso la Ferrari di Charles, che parcheggiò proprio davanti il bar di Marie.

«Bonjour» disse Charles entrando, dopo aver fatto passare Aurora prima di lui.
«Sei in ritardo» gli disse Marie con tono di rimprovero.
«Lo so»

«In ritardo per cosa?» chiese Aurora
«Oh nulla» rispose Marie «cose tra vecchi amici»
«Oh segreti tra monegaschi...Va bene, non mi intrometto» disse ridendo Aurora, voltandosi verso Charles.

«Vieni sediamoci» disse rivoltandosi e dirigendosi verso un tavolo libero.

Poco dopo Marie arrivò con le stesse ordinazioni che i due avevano preso il giorno precedente.
«Scusa, come facevi a sapere che volevamo ciò?» chiese Charles.
«Siete le due persone più abitudinarie dell'universo, prendete sempre la stessa cosa» disse allontandosi.

«Beh, per quanto riguarda me ha indovinato» disse Aurora iniziando a sorseggiare il suo cappuccino.
«Si anche per me» disse afferrando il suo pasticcino. «vuoi?» chiese ad Aurora.
«Oh no, io non mangio dolci» rispose dolcemente la ragazza.
«E tu sei un atleta, puoi mangiarlo?» gli chiese.
«Si, dopo mi aspetta una dura sessione di allenamento, alla fine è come se non lo mangiassi» spiegò lui.
«Oh capisco» rispose lei.

«Non deve essere facile» disse poi Aurora.
«Cosa?» chiese Charles guardandola.
«La vita che fai: insomma, gli allenamenti continui, l'essere sempre in giro per il mondo. Le vedo come cose difficili da fare» spiegò lei.
«Sono sacrifici che ho scelto di fare per vivere la vita che volevo. Ogni tanto mi manca Monaco, la mia famiglia e i miei amici. Ma amo quello che faccio, e sono contento sia così» rispose il monegasco, mantenendo gli occhi fissi sulla ragazza.
«Ma penso tu possa capirmi, alla fine sei andata via di casa anche tu. E da quello che mi risulta non sei tornata per parecchio tempo.
Me lo dissi anche quella sera sulla spiaggia: la carriera non si costruisce da sola » continua lui.

Aurora sorrise; se solo Charles sapesse il vero motivo per cui lei era andata via, a questo punto la conversazione sarebbe più semplice.

«Già. Ma io non ero così legata a questa città come te, e se è per questo nemmeno alla mia famiglia. Per me è stato...beh, semplice direi» rispose lei, anche un po' in imbarazzo.

Insomma, non voleva passare per una menefreghista a cui non importava niente della sua famiglia. Ma non voleva nemmeno mentire a quel ragazzo che nonostante tutto le aveva fatto provare emozioni che mai nessuno le aveva fatto provare; neanche dopo di lui.

Si perché per quanto fosse complicato ammetterlo, quel ragazzo era riuscita a farla innamorare di lui. In una sola notte.

«E continua ad esserlo, vero? Non sembri molto intenzionata a rimanere a Monaco» disse lui.
«O forse potrei, non si sa mai» rispose, forse consapevole che adesso che lo aveva ritrovato, non sarebbe più andata via con la stessa fretta che aveva quando era arrivata.

Quel ragazzo, sarebbe stato capace di inchiodarla qui a Monaco per sempre.
E la cosa peggiore di tutte? Lei ne era perfettamente consapevole.

Ad interrompere la loro chiacchierata però, ci penso il telefono di Aurora.

Doveva rientrare a lavoro.

E Charles ovviamente l'accompagnò.

Arrivarono al nuovo grattacielo dopo poco.
La facciata esterna era terminata. Mancava solamente l'architettura interna, che si occupava principalmente dell'aspetto estetico delle zone comuni del palazzo.

«Beh allora, ci becchiamo in questi giorni» disse Aurora con tono speranzoso.
«Certo, mi farebbe piacere» disse Charles, fissando intensamente gli occhi verdi di Aurora, come affascinato.

Si salutarono con due baci sulle guance, e Aurora si sentì un po' più vuota quando lo vide sfrecciare via con la sua Ferrari.

Continuò a lavorare fino a sera.

Tornò a casa, nell'appartamento che suo padre si era affrettato a farle trovare pronto una volta saputo del suo ritorno a Monaco.

E neanche il tempo di togliersi le scarpe, che suonarono al campanello.

Andò ad aprire e si trovò davanti uno scenario particolare:

Un fattorino reggeva in mano un mazzo di rose blu.

Lo prese e ringraziò il ragazzo.

Entrò in casa e in modo impaziente e confuso aprì il bigliettino che accompagnava quelle rose:

Trust me, Monaco is better than New York.
Welcome back, ma belle.

CL

WELCOME BACK | Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora