Ricostruzione di un'amicizia

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"Andiamo?" disse Simone, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé in direzione della croce.
"Sì, se vuoi sì." rispose Manuel, con un filo di voce.
"Tanto penso che ci tornerò spesso qui a trovarlo." sentì il bisogno di puntualizzare l'altro, tirando su col naso.

Manuel aveva ancora il braccio intorno alle spalle di Simone. Non aveva resistito a fare qualcosa per consolarlo, quando lo aveva visto singhiozzare.
Lo tolse e i due si incamminarono in quel giardino pieno di colori.
Era un pomeriggio di sole, c'era tutto quel verde intorno.
Un vento leggero muoveva i loro capelli.
Sulle tombe spuntavano qua e là girandole colorate.

Simone aveva visto concretizzarsi in quella tomba la terribile storia che, dopo anni di bugie, gli era stata rivelata: il corpicino di Jacopo, suo fratello gemello, era sepolto sotto quella nuda croce. A terra un gorilla di peluche scolorito dal sole e dalla pioggia che raccontava gli anni trascorsi.
Simone, in piedi lì davanti, aveva pensato alla sua vita andata avanti nonostante l'altra piccola vita si fosse spezzata. Aveva pianto il suo fratellino; aveva rimpianto ancora una volta i tanti giorni non trascorsi insieme e gli anni futuri che non avrebbe condiviso con lui.

Tutt'intorno aveva visto tante tombe di bambini.
Tante piccole vite interrotte. Per ognuna di quelle tombe c'era una famiglia spezzata, pensò. Come era stata spezzata la sua. Spezzata da un evento tanto tragico, che il matrimonio dei suoi non aveva retto.
Ora tutto aveva un senso. Sua madre sempre triste, suo padre che se ne era andato. I discorsi che gli sembrava non avessero una logica. Tutto quel dolore aveva avvolto la sua infanzia e la sua vita come una coperta nera.

Arrivati al viale principale del cimitero, salirono nuovamente in sella alla moto di Manuel, senza dire una parola.

Seduto dietro a Manuel sul sellino della moto, Simone aveva continuato a pensare a Jacopo, a tutte le domande che si poneva ormai da un mese a questa parte. Come sarebbe stata la sua vita con un fratello? Con un fratello gemello! Un essere umano identico a lui. Sarebbero andati d'accordo? Si sarebbero confidati? Sarebbero stati uniti? Chissà, magari Jacopo avrebbe avuto un carattere di merda e lui neanche ci sarebbe andato d'accordo.
Sorrise.
Soprattutto, i suoi genitori sarebbero rimasti insieme? Avrebbe avuto una famiglia normale?
Le domande erano infinite.

Un camioncino davanti a loro procedeva lento. La strada era ad una sola corsia e c'erano un po' di curve e parecchio traffico.
Non appena Manuel vide uno spiraglio per sorpassare, ci si buttò. L'accelerazione fu tale che Simone dovette tenersi all'amico, per far sì che la manovra di uscita e rientro nella carreggiata fosse la più veloce possibile.
Si aggrappò a Manuel. Con l'accelerazione, i loro corpi finirono per qualche istante schiacciati l'uno contro l'altro. Simone chiuse gli occhi. Appoggiato alla schiena di Manuel, si gustò quell'istante. Sentì la pressione dei loro corpi l'uno contro l'altro. Avrebbe voluto rimanere così attaccato a lui per sempre. Finita la manovra, però, tornò subito nella posizione distaccata.

Non era stato facile trovare il coraggio di chiedere a Manuel di accompagnarlo. Ma era grato a sé stesso di esserci riuscito.

Arrivati a casa sua, scendendo dalla moto Simone pensò che non era pronto a rimanere solo e, soprattutto, a lasciar andare via Manuel. Così gli chiese: "Tu che fai adesso?"
E l'altro: "Boh, vado a casa." rispose guardando la vegetazione intorno; i suoi occhi una fessura e una smorfia che voleva dissimulare un po' di imbarazzo.
"Se non hai da fare.." propose Simone "ti offro una birra."

Manuel annuì che andava bene per lui e mise la moto sul cavalletto.
Entrando a villa Balestra, pensò che nell'ultimo mese c'era tornato solo una volta lì.
Era venuto con i compagni di classe il giorno dopo che Simone era stato dimesso dall'ospedale.
Era stato bello rivederlo in compagnia di tutti. Matteo li aveva fatti ridere; con le sue battute sceme era riuscito ad alleggerire un po' l'atmosfera.
Simone gli era sembrato sereno. Manuel, da quando lo conosceva,  non lo aveva mai visto così solare e sorridente. Sembrava un altro.
Era come se quell'incidente avesse aperto uno squarcio di luce sulla sua vita. E ora Simone riuscisse a vedere tutto quello che aveva.
Aveva ritrovato il rapporto col padre. Il rancore che provava verso di lui sembrava come essersi sbiadito. Lo aveva perdonato per avergli mentito. Capiva, finalmente, cos'era tutto quel mistero, le frasi a metà e la sofferenza che aveva visto in sua madre per tutta la sua infanzia. Certo, capire fino in fondo la scelta di lasciarli, di averlo abbandonato, non era semplice, ma stava rimettendo insieme i pezzi di un puzzle che cominciava ad avere un senso.
Anita, che ormai era ufficialmente la fidanzata di Dante, gli aveva detto che Simone andava da uno psicologo. E che quest'ultimo lo stava aiutando molto. E  questo lo tranquillizzava.

Non guardarmi negli occhi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora