La tazza da viaggio

29 3 0
                                    

Dopo essere riuscita a non uccidermi mentre guidavo, finalmente arrivo all'hotel.
Parcheggio il furgoncino in un vicolo abbandonato e vado dietro per cambiarmi.
Mi guardo allo specchio.
Avevo un'aria malconcia e la coda era diventata un ammasso di capelli sudaticci e appicicosi di ragnatela. Quel cretino prima o poi me l'avrebbe pagata.
Mi faceva male il fianco, così alzo la maglietta e vedo un livido abbastanza grosso.
Mi ripulisco il più possibile le ferite che avevo sul viso solo per non farle notare eccessivamente, ma le avrei sicuramente disinfettate appena arrivata in camera.
Indosso la tuta assieme alla felpa scolorita, cerco di sistemarmi il più possibile grazie anche al mio bel correttore e ripiego con cura il nuovo costume, riponendo la maschera nel sacchetto e mettendo il tutto in una busta di plastica che trovo per terra.
Trovo il telefono nello zaino. Avevo detto a papà dieci minuti dopo essere partita di aver raggiunto la casa di Beth e prima del combattimento lo avevo avvertito che era tutto apposto. Ora una sua notifica di cinque minuti prima mi dice che nonna aveva finito il maglione, mandandomi la foto del risultato e della faccia delusa di abuela. Rido pensando alle imprecazioni di nonna che guarda la fatica e l'impegno messo sgretolati in un disastro non degno dell'immaginazione iniziale.
Trovo un telo tra l'immondizia e lo butto sopra al furgoncino per non attirare troppo l'attenzione.
Raggiungo l'hotel incappucciata.
L'entrata era luminosa ed elegante e mi faceva sentire a disagio per come ero vestita.
Mi guardo intorno e vado dalla receptionist, dicendole ciò che Cap mi aveva detto di comunicarle.
Prendo le chiavi della stanza dalla sua mano e vado verso la mia camera.
Salgo diverse scalinate in marmo e finalmente trovo la porta.
Non era troppo grande e nemmeno un piccolo sgabuzzino. Il letto ben liscio sembrava morbido e non vedevo l'ora di buttarmici sopra. Uno specchio padroneggiava parte della parete e, lungo il suo bordo, si estendeva una scrivania in legno scuro che faceva la sua figura.
Lancio lo zaino sulla sedia di vimini e corro in bagno a disinfettare bene le ferite.
Alzo nuovamente la maglietta e studio bene il livido. Sarebbe sicuramente passato da lì ad una settimana
Era ora di cena ma mi veniva in mente tutto tranne che scendere al ristorante, così chiamo la reception chiedendo se potevano portarmi un po' di insalata di pollo.
In poco tempo sento bussare alla porta e, subito dopo, mi ritrovo sulla scrivania a mangiare e leggere Harry Potter, finalmente in pace.
Indosso il caldo pigiama, mi lavo i denti, dó la buonanotte a nonna e papà e mi fiondo dentro le coperte, rilassata come non mai.
Mi giro e mi rigiro, assorta da mille pensieri ma, nonostante la giornata intensa, proprio non riesco ad addormentarmi.
Penso a Wanda e a dove potrebbe essere rinchiusa, se sta bene o se ha almeno mangiato.
Penso alle cose incredibili che avevo fatto durante quel giorno e ancora non riesco a credere di essere veramente io Powerwitch.
Dopo vari tentativi di appisolarmi, decido di alzarmi definitivamente.
Mi infilo il giacchetto, faccio una veloce cipolla morbida ai capelli e tiro fuori il bollitore.
Lo riempio e metto nella tazza portatile la bustina della tisana, accompagnata poi da acqua bollente.
Soffio su di essa e scelgo di andare a curiosare un po' l'hotel.
Esco dalla mia camera assieme alla mia amica tazza e mi dirigo verso l'ascensore.
La mia stanza era al quarto piano, così decido di andare all'ultimo.
Cammino fino alla fine delle camere e, in fondo, trovo un salotto con un piccolo divano, un tavolino ed una televisione attaccata alla parete.
Probabilmente era una specie di cinema per i bambini o semplicemente una sorta di svago per chi, come me, non riusciva ad addormentarsi.
Nonostante ciò, vado verso la terrazza dell'hotel, che regalava un po' di panorama su Berlino.
Mi appoggio con i gomiti sul parapetto, sorseggiando pensierosa la tisana ed osservando la bella vista del paese.
Cinque minuti dopo sento dei rumori accanto la porta di vetro che avevo richiusto dietro di me. Mi giro aspettandomi di vedere la receptionist affacciata che mi pregava di tornare in camera, ma non fu così.
《Umh...Hallo》mi saluta il ragazzo con una pessima pronuncia tedesca-americana.
《Hey. Tranquillo, so parlare la tua lingua》gli dico io.
《Ah...beh ok, menomale》ride un po' a disagio.《Posso...》
《Sì, vieni pure》gli dico.
Si avvicina a me e poggia i gomiti sulla balaustra della terrazza. Era un ragazzo carino, i capelli scuri scompigliati gli ricadevano un po' sul viso, aveva gli occhi nocciola e varie lentiggini sparse sul naso. Indossava un pigiama blu a quadri, una t-shirt grigia e un giacchetto dello stesso colore del pantalone.
《Anche tu non riesci ad addormentarti?》chiedo.
《No, generalmente non riesco a dormire se non nel mio letto》ridacchia. 《Tu invece?》
《Vari pensieri》rispondo.
《Comunque sono Peter. Peter Parker》si presenta, tendendomi indeciso una mano.
《Sofya. Sofya Black》gli sorrido, stringendogli la mano.
Osserviamo silenziosi il panorama.
《Certo che Berlino è proprio bella》dice guardando le luci della città.
《Già...mi piacerebbe sapere cosa c'è lì infondo, quella luce blu gigante. 》faccio, cercando di mettere a fuoco su quel punto.
《Credo sia un supermercato, uno bello grosso》spiega, socchiudendo gli occhi per mettere a fuoco come me.《Sai cosa mi ricorda? La spada laser di Luke Skywalker. 》ironizza.
《Anche a te piace Star Wars?》gli chiedo allegramente.
《Ovvio che sì! È figo sapere che piace anche a voi ragazze》dice entusiasta.
《Non a tutte in realtà. Io sono una delle speciali》gli faccio l'occhiolino.
Ricambia lo sguardo sorridendo e ci guardiamo per qualche secondo.
Improvvisamente lui spalanca gli occhi come se si fosse appena ricordato qualcosa ed esclama:《Cavolo, me ne ero completamente dimenticato! Stasera c'è "l'attacco dei cloni " su...su... non mi ricordo il canale ma...》guarda l'orologio 《tra pubblicità e inizio del film abbiamo cinque minuti per trovarlo》.
《Sul serio? Allora andiamo a cercarlo》dico io.
Finisco la tisana e andiamo a sederci sul comodo divano verde nel salotto.
Dopo tre minuti di zapping tra i canali, finalmente riusciamo a trovare il film.
Impostiamo la lingua inglese affinché anche Peter potesse capire e cominciamo a guardarlo.
Mi metto a gambe incrociate interessata nonostante l'avessi già visto ma, dopo circa una ventina di minuti, io ero crollata dal sonno.
A quasi un'ora dall'inizio, nel momento in cui (spoiler) Anakin porta il cadavere della madre nel suo alloggio su Tatooine, sento una voce femminile che mi riporta alla realtà.
《Scusatemi...scusatemi davvero ma mio figlio si è svegliato per il rumore del film...potreste abbassare leggermente?》mi chiede una signora bisbigliando in vestaglia da notte.
Mi sveglio e noto di essere -involontariamente- appoggiata sulla spalla di Peter, che si era addormentato come me.
《Mi dispiace tanto, signora, pensavamo di aver abbassato abbastanza e di non svegliare nessuno》mi scuso alzandomi e spegnendo la televisione.
《Tranquilla, io non me n'ero accorta, è mio figlio che ha il sonno leggero.》spiega sorridendo. Mi scuso ancora e la signora torna in camera.
《Cos'è successo?》mi chiede Peter, sveglindosi in quell'istante.
《Una signora ci ha chiesto di abbassare...sono collassata dal sonno, mi dispiace》gli dico stropicciandomi gli occhi. 《Vado in camera, sto morendo di sonno》
《Va bene, semmai ci vediamo domani. Buonanotte》mi dice sbadigliando.
《'Notte a te》lo saluto.
Mi dirigo verso l'ascensore super assonnata e torno nella mia camera.
Mi butto sul letto ancora col giacchetto e mi addormento subito, finalmente.

La sveglia di "Yellow Submarine" mi fa alzare alle sette. Avevo il check-out alle 9:30, così mi vesto come il giorno prima, metto un po' di mascara e scendo a fare colazione.
A quell'ora c'era davvero poca gente, per questo motivo ci ero andata così presto.
Metto nel mio piatto un cornetto alla marmellata di ciliegie e mi faccio preparare un cappuccino dal barman della sala.
Mi metto al tavolo della mia stanza e comincio a mangiucchiare il mio cornetto.
Dopo aver finito il cappuccino, noto che stava entrando altra gente così, per evitare di farmi vedere da sola, torno nella mia stanza continuando a mangiare la mia colazione.
Mentre cammino, ripenso a quel ragazzo, Peter Parker, e a che cosa stesse facendo e se stesse pensando anche lui a cosa stessi facendo io.
La sera prima ero stata così...bene ed inaspettata, così semplice ed inaspettata. Mi chiedo se l'avrei mai rivisto.
Entro in camera e preparo il mio zaino, guardando sulla lista che avevo scritto se ci fosse tutto.
Harry Potter ✔
Pigiama ✔
Giacchetto ✔
Vestiti del giorno prima ✔
La busta col costume ✔
Bollitore ✔
Tazza ___
OH, MERDA!
Cerco disperatamente nella stanza, ma poi mi ricordo di aver dimenticato la mia tazza da viaggio sul tavolino del salotto.
Mi fiondo nell'ascensore e arrivo al sesto piano.
Comincio a correre veloce come il giorno precedente e arrivo alla fine delle camere.
Controllo se ci fosse sul tavolino: niente. Vuoto.
Vado sulla terrazza ma: niente. Vuota.
Probabilmente l'avevano presa le signore delle pulizie, avrei chiesto alla reception di eventuali ritrovamenti.
Demoralizzata, torno nella mia stanza a prendere lo zaino e scendere a fare il check-out.
Guardo un po' in giro ma non riesco a trovare nemmeno il ragazzo di ieri, Peter.
Vado all'ingresso dalla stessa signora che mi aveva dato le chiavi, gliele ridó e finisco il processo.
《Mi scusi, per caso avete trovato stamattina una...》
《Sofya!》mi sento chiamare.
Mi giro e vedo Peter venire verso di me.
《Ciao, Peter!》
《Per fortuna sono riuscito a trovarti. Io...umh, volevo darti questa》dice tirando fuori qualcosa dallo zaino.
《La mia tazza!!! Grazie, la stavo cercando da stamattina!》urlo sorpresa, buttandomi tra le sue braccia.
Ok, forse avevo un po' esagerato ad abbracciarlo, ma quella tazza era importantissima per me. Me l'aveva regalata mia mamma.
Nonostante ciò, lui ricambia stringendomi.
Mi stacco per prima avvampando leggermente e noto che anche anche lui aveva le guance più rosee.
《Sono...sono felice di averti rivista》mi dice imbarazzato, arrossendo ancora di più.
《Sì, anche io...spero di incontrarti di nuovo》sorrido, diventando ancora più rossa.
《Devo andare》dice dispiaciuto guardando il telefono.《È stato un piacere, Sofya Black》ridacchia.
《È stato un piacere anche per me, onore ad Obi-Wan Kenoby》dico, facendo il saluto militare.
Ridiamo e se ne va verso la sua macchina, girandosi per un'ultima volta a salutarmi.
Dopo che lui se ne va, esco dall'hotel e mi dirigo verso la stazione di Berlino, ripensando a tutto ciò che era accaduto in quei due, intensi giorni.

powerwitchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora