Fagioli e tristezza

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Arrivo alla stazione che distava a circa un quarto d'ora dall'hotel.
Dopo varie ricerche, riesco finalmente a trovare un biglietto per un paesino accanto al mio. Avrei preso l'autobus per tornare a casa.
Ritiro il mio biglietto e vado al binario n°5 per prendere il treno e salgo al suo arrivo.
Passa il controllore e la signora degli snack. Prendo una bustina di frutta secca e la pago, ringraziandola.
Indosso le cuffiette e, ovviamente, metto la solita playlist.
Appoggio il gomito sul lato del finestrino e lascio cadere la testa sulla mano, guardando passare veloce la città e pensando a quanto anche la vita fluisse così in fretta. Sembrava passato così poco tempo dalla prima bambola che avevo comprato, dalla prima volta che ero andata in bici e dal primo giorno d'asilo. No, non è vero, i finti filosofinsi sbagliano: noi non ci accorgiamo del tempo che ci passa davanti veloce proprio come il treno in cui sono adesso. L'unica differenza tra le due è che la vita non ha una destinazione precisa, corre e se ne va.
Come me, che dopo 14 anni della mia vita devo ricominciare da capo. Inaspettatamente.
Guardo le ultime notizie sul telefono per vedere se c'erano novità sui miei amici e, proprio in prima pagina, si presenta a grosse e cicciotte lettere il titolo:

"GLI AVENGERS IN CARCERE. COS'È REALMENTE SUCCESSO?"
"Dopo la disastrosa tragedia a Lagos, 117 paesi hanno firmato "Gli accordi di Sokovia", ovvero dei limiti verso quelli che noi chiamiamo "i vendicatori ". Ma come chiamarli, realmente?
Sono persone con grandissimi poteri, ma ciò porta grosse e grasse responsabilità, che molte persone credono i nostri eroi non si ass-"

Per non appesantirmi ancora di più la coscienza, non finisco di leggere tutto l'articolo e vado direttamente alle immagini.
C'era una foto di Wanda in... camicia di forza. Aveva un collare intorno al collo che probabilmente le bloccava i poteri. Era pallida ed aveva due borse sotto gli occhi che si notavano abbastanza. Si vedeva che non stava affatto bene.
Tolgo immediatamente quell'immagine dalla mia vista. Non riuscivo a vederla in quel modo e non pensare che fosse colpa mia, che avrei potuto fare qualcosa per non infilarla in quella situazione.
Spengo il cellulare e, sospirando, appoggio la testa sul morbido sedile, continuando a guardare il panorama.
Il treno passa accanto alla scritta led gigante blu e scopro fosse veramente un mega supermercato. Peter aveva ragione.
Sorrido pensando al suo ricordo e cerco di capire come un ragazzo conosciuto solo da un paio di giorni potesse farmi sorridere così.
Anche se sapevo che non l'avrei mai rivisto, un piccolo spiraglio di luce nel mio cuore mi diceva che non era così. Bah, più che una sensazione mi sembrava una speranza, come se il mio cervello non volesse realizzare che erano stata solo una breve serata.
E sì, Sofya, era solo un'abbraccio.
Tra i pensieri del trasloco, di Wanda, di Powerwitch e di... Peter, la mia tempia comincia a pulsare e a farmi male, così tolgo le cuffiette (per eventuali errori di fermata del treno, esperienze personali) e provo ad addormentarmi.

《Sofya. Sofya!》Captain America mi chiama con un paio di grossi baffoni ed un sombrero in testa.
《Cap ma cosa...cosa succede?》chiedo con le orecchie tappate per il frastuono.
《Vieni a ballar la sssamba!》mi urla Tony Stark con un poncho messicano sopra l'armatura di Iron Man e delle rumorose maracas tra le mani.
Mi guardo. Noto di essere vestita da pinguino sopra ad una lettino da spiaggia e di avere tra le mani una fredda ciotola di gelato viola, verde, rosso, arancione, blu e giallo brillanti tra le mani.
Alzo lo sguardo e vedo Vedova Nera, occhio di falco, Hulk e Thor con altrettanti sombreri e ponchi a suonare una melodia messicana assieme a Cap e Stark come una BAND.
Alzo lo sguardo verso il cielo:《Buenos dias de los muertos, chica!》esclama Spiderman sopra ad un unicorno alato con mia nonna dietro di lui.
《Vieni anche tu, tesoro! C'è spazio anche per te su Eleanor!》grida abuela col suo maglione fatto ai ferri dando una pacca sul sedere rosa dell'unicorno.
Spiderman lancia dai polsi non una ragnatela, ma un'arcobaleno su cui salgo per raggiungerli, ancora vestita da pinguino.
Sono a metà della strada quando l'unicorno si gira. Aveva la faccia di Leonardo DiCaprio:《le responsabilità si affrontano, tipa dalle mani viola》dice con aria solenne mentre il gelato, che si era trasformato in uno strano oggetto, mi sta lentamente risucchiando.

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