14/10/2019
Ore: 00.45Mikasa
Ragazzi
Eren sembra ubriacoConnie
E...?
Nel senso, non capisco il problemaMikasa
Ha dei segni sul collo.
Il suo alito non puzza di alcol ma da come si comporta sembra abbia preso una bella sbornia.Connie
Segni sul collo?Mikasa
Si sembrano degli ematomi, come se...
Mh, qualcuno lo avesse strangolato (?)Armin
Levi ha detto nulla a riguardo?Mikasa
Il bastardo non risponde
Io lo uccido
Ragazzi...venite. Vi scongiuroReiner
ArrivoArmin
Passo a prendere Annie e arrivoIo
Sono già per stradaIl mio cuore batteva all'impazzata nel mio petto, dandomi così la giusta carica per affrettare il passo e raggiungere la casa del mio Eren. Non riuscivo bene a riconoscere ciò che mi circondava, tutti i miei pensieri erano rivolti a lui e a quello schifoso di Ackermann. Non potevo immaginare quello che avesse passato e un brivido di freddo mi attraversò la schiena, perché a lui? Perché doveva accadere a lui una cosa simile?
Mi strinsi nelle spalle, cercando di affrettarmi e attaccandomi al campanello non appena raggiunsi la mia meta. Avevo bisogno di vederlo, di accertarmi che stesse bene. Mi aprirono subito e senza nemmeno fare caso a chi mi stesse attorno o alle frasi dei miei amici mi catapultai nella stanza del castano. Mi richiusi la porta alle spalle, appoggiandomi con la schiena, e guardandolo da lontano.
Il suo viso era accarezzato dai dolci raggi lunari, i suoi capelli scompigliati gli ricadevano delicatamente sul viso e le sue labbra erano socchiuse. Mi ritrovai ad avvampare, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quella bocca rosea ed estremamente gustosa. Mi avvicinai lentamente al letto, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quella visione paradisiaca, cercando di fare il meno rumore possibile. Trattenni anche il fiato quando mi ritrovai in sua prossimità, inginocchiandomi al suo fianco e appoggiando i gomiti sul morbido materasso. I miei occhi scesero lungo la sua figura, soffermandosi immediatamente sul suo collo e ritrovando quegli ematomi di cui Mikasa aveva parlato. Allungai la mano nella loro direzione, come a provare che fossero reali, ritraendola subito dopo.
Le mie dita, invece, si ritrovano a stringere il tessuto della sua maglietta e ad alzarla appena. Dovevo sapere. Dovevo capire fino a che punto si fosse spinto quel tipo e mi ritrovai a sospirare di sollievo quando mi resi conto che probabilmente l'unica cosa che gli aveva fatto era stato baciarlo.
In un impulso quasi famelico, irrazionale, mi ritrovai ad avvicinare il mio viso al suo. Il mio cuore non poteva accettare di averlo lasciato alla mercé di quell'infame e il mio corpo necessitava di fare le sue labbra mie. Non potevo accettare che quel bastardo avesse lasciato il suo marchio anche su di esse, non quando quelle mi appartenevano. Mi appartenevano di diritto, erano mesi oramai che lui era mio. Anche se lui ancora non ne era a conoscenza.Mi ritrovai a un soffio da lui, sentivo il suo respiro caldo solleticarmi il viso e il suo profumo inebriarmi le narici. Non potei fare a meno di sorridere, socchiudendo appena gli occhi e sentendo il mio cuore scalpitare nel petto a una velocità inaudita.
Eren non ti sopporto...
- Che stai facendo?! - dalla porta mi giunse la voce allarmata di Connie e ciò mi fece allontanare del tutto. Presi a fare più passi indietro possibili, ritrovandomi con le spalle al muro e lo sguardo che vagava senza meta per la stanza. Il mio viso prese a surriscaldarsi, diventando di una strana tonalità di rosso, e mi ritrovai a sbiascicare parole incomprensibili. Non potevo di certo ammettere la verità, tentai così di riacquistare abbastanza controllo e dirigermi verso la porta.
- Tsk. Io? Niente. Controllalo tu sto imbecille, non sa nemmeno prendersi cura di sé stesso - dissi aspramente sorpassando il mio amico con nonchalance e tornando in cucina. Non avevo alcuna intenzione di dare spiegazioni e ringraziai tacitamente il destino quando Connie non riferì agli altri la situazione imbarazzante in cui mi aveva trovato.Erano da poco passate le due quando decisi di andarmene, accompagnato rigorosamente da Connie che aveva deciso di rimanermi attaccato per tutto il tempo.
Camminavamo da minuti, avvolti in un silenzio imbarazzante e con la dolce brezza notturna ad accarezzarci il volto. Non avevo il coraggio di osservare il suo viso e lui non sembrava da meno, preferendo di gran lunga nascondersi dietro la sua grossa felpa col cappuccio e la sua giacca nera.
- Senti... - disse a un certo punto, facendomi voltare verso di lui - ...mi puoi spiegare che stavi facendo? - ed eccola la domanda che tanto avrei preferito evitare, non avevo alcuna intenzione di rispondere. Non potevo ammettere i miei sentimenti, non ad alta voce almeno e non ad una persona che non corrispondesse a un ragazzo castano dagli occhi smeraldini e la carnagione abbronzata.
- Niente che ti interessi - mi affrettai a rispondere, ricevendo in risposta una risata carica di tensione. Probabilmente era stato il mio tono o il mio modo di comportarmi ma avevo capito che lui avesse intuito qualcosa.
- Non dirò agli altri della tua esperienza, Romeo - mi canzonò lui, salutandomi poi con la mano ed imboccando la strada verso casa sua.

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Orgoglio - Jeaneren
Fanfic- Sei stato bloccato - Dannazione Eren, non ti sopporto Questa è una storia come tante altre, non ha niente di speciale e io l'ho scritta per puro divertimento. È molto breve ed è una lettura semplice. L'ho scritta in due ore quindi non pensate si...